Honda-Nissan
I negoziati potrebbero riprendere, ma senza Uchida
Non si arrestano le indiscrezioni di stampa sulla fusione tra la Honda e la Nissan, nonostante la recente rottura del tavolo negoziale. Le ultime indiscrezioni sono del Financial Times, secondo cui la Casa di Tokyo sarebbe anche disposta a riprendere le trattative, ma solo a una condizione: le dimissioni di Makoto Uchida dal ruolo di amministratore delegato della società di Yokohama.
Gli attriti. In fin dei conti, le voci sono l'ennesima conferma dei dissidi tra i manager al tavolo dei negoziati. Uchida era uno dei grandi fautori della fusione, ma i suoi rapporti con il suo omologo alla Honda, Toshihiro Mibe, si sono deteriorati in seguito all'irritazione di quest'ultimo per la lentezza nei progressi del piano di ristrutturazione della Nissan e il peggioramento della situazione finanziaria. Inoltre, il tavolo è stato rotto dopo la decisione della stessa Nissan di non accettare la possibilità di diventare una controllata della Honda. La società di Tokyo sarebbe quindi disposta a riprendere i contatti solo con un sostituto di Uchida che sia in grado di affrontare e gestire l'opposizione interna. A tal proposito, non vanno trascurate le dichiarazioni proprio di Uchida, che ha dato la sua disponibilità a farsi da parte una volta rimessa in carreggiata l'azienda ed eventualmente in caso di un'apposita richiesta da parte del Cda.
Le ragioni del naufragio. Negli ultimi giorni, sono state tante le ricostruzioni della stampa sulla mancata fusione. Per esempio, il Nikkei ha sottolineato il persistente interesse della Honda per la Nissan e in particolare per i legami azionari con la Mitsubishi e il conseguente accesso ad alcuni punti di forza della Casa dei tre diamanti, come le tecnologie nei motori ibridi plug-in e la presenza nel sud-est asiatico. Inoltre, alla finestra non ci sarebbe solo la Foxconn, che ha confermato il suo interesse a una collaborazione con Yokohama nonostante l'ostilità delle istituzioni giapponesi per i legami con la Cina: di recente, infatti, è spuntato anche il nome della Kkr, che dalla stessa Nissan ha rilevato il controllo della Calsonic Kansei e l'ha poi fusa con la Magneti Marelli. Il fondo di private equity e altre realtà sarebbero state sollecitate a valutare un'investimento. In più, sta circolando tra i consulenti l'idea di proporre il coinvolgimento delle Case statunitensi, mentre Mizuho Financial Group, la banca principale di Nissan e uno dei creditori che più hanno spinto per la fusione (i suoi rappresentanti nel Cda sarebbero stati gi unici a esprimersi a favore di un'acquisizione da parte della Honda), sta cercando di trovare dei modi per iniettare liquidità nel gruppo, valutando anche soluzioni di finanziamento che coinvolgano realtà di private equity. In questo quadro, non va trascurata neanche la posizione della Renault, che ha ribadito il suo impegno nei suoi confronti dell'alleato nipponico, ma ha anche intenzione di ridurre i suoi legami azionari e sta valutando tutte le opzioni del caso, a partire dalla possibilità di riattivare colloqui con la stessa Foxconn.