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Industria e Finanza

Suzuki
Kosai, là dove nascono le kei car

Mirco Magni
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Suzuki - Kosai, là dove nascono le kei car

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Suzuki - Kosai, là dove nascono le kei car

Facile dire kei car, ma cosa sono di preciso e dove nascono? Per scoprirlo, la Suzuki ci ha aperto le porte della sua fabbrica Kosai di Hamamatsu, città della prefettura di Shizuoka dove nel 1909 è nato il marchio. Proprio in questo stabilimento la Casa giapponese sforna, al ritmo di 23 mila esemplari al mese, diversi modelli di kei car, dalle Hustler, WagonR e Spacia a vetture per altri marchi, come la Mazda Flair. Suzuki, infatti, è leader indiscussa in questo segmento di vetture, che gli hanno consentito, insieme agli altri modelli commercializzati in madrepatria, di diventare nel 2024 il secondo costruttore più importante del mercato del Sol Levante.

Cosa sono le kei car

In Giappone, le kei car occupano da decenni un ruolo centrale nella mobilità quotidiana: nel 2024 ne sono state immatricolate 1,6 milioni (contando anche i veicoli commerciali), il 38% del mercato locale. Introdotte nel dopoguerra per sostenere la ricostruzione economica e facilitare l’accesso a un’auto privata, queste vetture seguono regole precise: lunghezza massima di 3,4 metri, larghezza contenuta (148 cm) e motore con cilindrata fino a 660 cc o comunque con potenze fino a 65 CV (ne esistono anche di elettriche). Le loro dimensioni ridotte non sono soltanto una scelta tecnica, ma una risposta concreta alla densità urbana e alla scarsità di spazi per parcheggiare. Questo le rende particolarmente adatte agli ambienti cittadini, dove agilità e semplicità di manovra fanno la differenza. 

Oltre ai vantaggi pratici, le kei car beneficiano di agevolazioni fiscali e assicurative che ne hanno favorito la diffusione capillare: tasse annuali e assicurazioni sono più basse rispetto alle auto, la revisione costa la metà e sono previsti degli sconti sui pedaggi autostradali. Anche per questo, sono economiche da mantenere, caratteristica che le ha rese popolari tra lavoratori pendolari, anziani e giovani, anche perché nonostante le dimensioni compatte, spesso offrono interni sorprendenti per abitabilità, con soluzioni di design attente a sfruttare ogni centimetro disponibile. Ma il loro successo si deve sicuramente anche ai prezzi particolarmente contenuti: si parte ben al di sotto dei 10 mila euro. Nel tempo, queste vetture sono diventate parte integrante del paesaggio urbano giapponese, ma hanno anche iniziato a circolare in altri mercati: non è infatti da escludere che nel nuovo scenario che si aprirà in Europa con le E-Car possano ritagliarsi una nicchia di mercato.

Come nasce una kei car

Il 6 maggio del 2002 la Suzuki ha inaugurato la fabbrica di Kosai, appositamente progettata per la costruzione di kei car. Oltre alle Suzuki Hustler, WagonR e Spacia (e alla Mazda Flair), in questo stesso complesso industriale nasce anche la Jimny nella sua variante pensata per le regolamentazioni delle kei car (motore di 660 cc, carreggiate più strette, ecc..). In questa fabbrica si svolgono svariati processi di produzione, dall'assemblaggio finale allo stampaggio vero e proprio dei componenti: a Kosai arrivano delle bobine d’acciaio che vengono stampate e saldate per creare telai e altri componenti, come le portiere, che, una volta pronti, vengono mandati su una linea d’assemblaggio che conta 110 differenti stazioni. 

Sugli 886 metri di questa linea, 400 dipendenti Suzuki e 500 esterni (divisi su due turni) svolgono tutte le lavorazioni di montaggio, con ogni vettura che rimane per soli 56 secondi in ogni stazione: l’impiego dei robot viene limitato ad alcuni processi delicati, come l’installazione di lunotto e parabrezza. Gran parte delle operazioni, compreso il montaggio di parti come molle e ammortizzatori, viene effettuata a mano, con i robot collaborativi che vengono impiegati solo per alcuni compiti pesanti. Per esempio, nella stazione in cui la scocca viene unita al motore (già montato su un sottotelaio con già fissati sia trasmissione sia sospensioni) i tecnici utilizzano un sollevatore automatizzato. Tutte le operazioni sono rapidissime, così da consentire di produrre un grande volume di vetture riducendo i costi. Sia per la Suzuki, sia per i clienti finali.