In Europa, la produzione di veicoli sta per fermarsi. Lo dice l’Acea, l'associazione dei costruttori, che rinnova l'allarme di due settimane fa. Il rischio stop si deve al blocco nella fornitura di microchip da parte dell’olandese Nexperia, essenziali per l’industria automotive, più esattamente per le unità di controllo degli impianti elettrici delle vetture. È vero che le aziende dispongono di scorte di semiconduttori, ma le riserve si stanno esaurendo: questione di pochi giorni, come emerso da una consultazione interna che l’organizzazione ha effettuato fra i propri membri. Ecco le tappe della vicenda, aggiornata con l’allerta delle scorse ore.
La crisi spiegata in cinque punti
- Stati Uniti. Washington esercita pressioni sui Paesi Bassi (e altri alleati europei) affinché limitino l’accesso della Cina a tecnologie occidentali critiche, specie nel settore dei semiconduttori. Obiettivo, impedire che queste possano essere utilizzate per scopi militari avanzati o per rafforzare l’egemonia tecnologica del Dragone. Il Dipartimento del commercio americano ha introdotto restrizioni estese che colpiscono pure le sussidiarie di aziende cinesi presenti in una “lista nera”.
- Paesi Bassi. L’Aia intende allinearsi alla strategia occidentale, dettata dagli States. Entra in gioco Nexperia, fornitore olandese di semiconduttori, fondamentali per sensori e centraline delle auto. L’azienda con sede a Nimega è stata di proprietà della cinese Wingtech Technology, società quotata a Shanghai che ne aveva acquisito il controllo a fine anni 2010. Nexperia avrebbe potuto essere soggetta a restrizioni commerciali da parte degli Usa, mettendo a rischio la catena di approvvigionamento europea.
- La svolta. Il 30 settembre 2025, il governo dei Paesi Bassi assume il controllo temporaneo di Nexperia in virtù del “Goods Availability Act” (legge sulla disponibilità di merci, sorta di “Golden Power”), che conferisce all’esecutivo poteri speciali in situazioni di minaccia alla sicurezza economica nazionale. Viene rimosso dalla carica il Ceo cinese Zhang Xuezheng.
- Cina. Il 4 ottobre, Pechino risponde imponendo controlli sulle esportazioni e vietando la spedizione all’estero di prodotti finiti provenienti dalle fabbriche cinesi di Nexperia. Il cuore della questione è che la fase finale di confezionamento è effettuata negli stabilimenti della superpotenza asiatica. Pertanto non arrivano più chip in Europa (e altrove). A metà ottobre, l’Acea emette il primo avviso: entro breve, stop alla produzione di auto nel Vecchio Continente, in analogia alla crisi dei semiconduttori 2020-2023 (stesso problema per Usa e Giappone).
- Ma perché proprio Nexperia? Secondo l’Acea, le Case auto potrebbero anche rivolgersi a fornitori di chip diversi, ma sono necessari molti mesi per costruire la capacità aggiuntiva necessaria a coprire il deficit di fornitura. Per questo, l’Associazione esorta “i soggetti coinvolti a raddoppiare gli sforzi per trovare una via d’uscita diplomatica” dal labirinto geopolitico.
Le terre rare per la tempesta perfetta
A completare il quadro delle tensioni geopolitiche planetarie con ripercussioni sull’automotive, ci sono le terre rare: un gruppo di 17 elementi chimici essenziali per elettronica di consumo, difesa, produzione di auto (specie elettriche). La Cina detiene una posizione di quasi monopolio nell’estrazione, nella raffinazione e nella lavorazione di questi materiali critici. In un contesto di tensioni crescenti fra Pechino e Usa (guerra commerciale a colpi di dazi), il Dragone ha annunciato nuove restrizioni sull’esportazione nel mondo di tecnologie legate alla produzione di terre rare. Colpendo anche l’Europa.
Le possibili contromisure
Un’intesa preliminare sui dazi tra Trump e Xi Jinping prevede che Pechino si impegni a rimandare di un anno l’entrata in vigore delle restrizioni sulle terre rare. Intanto, se mai la via diplomatica fallisse, l’Unione Europea potrebbe valutare l’azionamento del “bazooka Ue”, lo strumento anti-coercizione in vigore da dicembre 2023 e mai utilizzato. In presenza di minacce commerciali deliberate di Paesi terzi, offre un ventaglio di contromisure che riguardano diversi settori: dazi, commercio dei servizi, diritti di proprietà intellettuale, accesso agli investimenti diretti esteri e agli appalti pubblici. In teoria, ci sarebbe anche un piano speciale di Bruxelles, la ReSourceEU, per garantire l’accesso a fonti alternative di materie prime essenziali a breve, medio e lungo termine. Che però verrà presentato a fine 2025. Insomma, anche in questo caso serve parecchio tempo.
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Semiconduttori - Crisi dei chip Nexperia, per i costruttori la paralisi della produzione è imminente
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