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Renault Symbioz 2
Prima guida virtuale, nel traffico reale - VIDEO

Fabio Sciarra
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Ho indossato l’Oculus, il visore per la realtà virtuale, e mi sono trovato proiettato in un volo immaginario tra pianeti, galassie e scenari fantascientifici: un lento, graduale, decollo e poi sempre più su, fino al buio dello spazio. Ma cosa c’entra il racconto di quest’esperienza, qui e adesso? C’entra, eccome. Perché mentre i miei occhi stavano esplorando l’universo illusorio racchiuso in quel visore, il mio corpo era seduto, anzi, pressoché sdraiato, al posto guida della Renault Symbioz 2. E si faceva trasportare a 130 km/h su un’autostrada della Normandia, in una nebbia fitta e fredda.

Guida-non guida. Preoccupazioni? Nessuna. Stava facendo tutto - e dico tutto - la macchina: anche volendo, dalla mia posizione distante e reclinata, non avrei mai potuto raggiungere i comandi. Raccontato così, sembra il gesto di uno scellerato, ma quest’esperienza di guida-non guida, per quanto incredibile, l’ho vissuta in un contesto autorizzato dal ministero dei Trasporti francese, che ha rilasciato alla Renault (dopo sei mesi di negoziato sugli aspetti operativi) i via libera necessari per invitare alcuni giornalisti a provare le sue ultime sperimentazioni tecnologiche sulla guida autonoma: condiciones sine quibus non, la scelta condivisa del tratto di strada che avremmo percorso (47,6 km in totale) e la presenza a bordo di un ingegnere della Casa con i doppi comandi a portata di mano, per intervenire in caso di emergenza.

Va da sola in autostrada. Per nostra fortuna, questa necessità non si è presentata: la Symbioz 2, erede funzionante della concept car presentata a settembre al Salone di Francoforte, sembra già matura per cavarsela da sola nel traffico autostradale. Nel traffico, esattamente, perché mentre io e i miei compagni di viaggio parlavamo e sceglievamo la musica senza prestare la minima attenzione alla strada (eccezion fatta per il supervisore), la vettura si occupava di sorpassi, cambi di corsia, rallentamenti, accelerazioni e di tutta l’imponderabilità rappresentata dall’elemento umano: il tratto dell’A13 che abbiamo percorso era aperto alla normale circolazione degli automobilisti (che ci guardavano come fossimo marziani, chiaramente).

Le complicazioni del casello. Al di là delle promesse mirabolanti di qualche venditore di fumo, il lavoro necessario per sviluppare un’automazione della guida “che abbia standard di sicurezza paragonabili a quelli dell’aviazione”, per dirla con le parole di Anthony Troublé, responsabile del programma autonomo della Casa francese, è un’impresa immane e spesso ingrata, fatta di lunghe giornate di collaudo, mappatura, raccolta e incrocio dei dati, sviluppo dei software per l’intelligenza artificiale. L’esempio che meglio sintetizza le difficoltà da affrontare è il passaggio autonomo del casello: per realizzarlo (Renault e il gestore autostradale Sanef hanno installato l’infrastruttura necessaria soltanto in una stazione dell’Autoroute de Normandie), la Symbioz 2 ha agganciato un’antenna posta un chilometro prima della barriera e gestito l’avvicinamento, controllando il traffico circostante con le telecamere e mantenendo le distanze grazie alle informazioni raccolte dal Lidar e altri sensori. Una volta entrata nello slargo prima del pedaggio, dove non c’è più segnaletica orizzontale, la Symbioz 2 ha iniziato a orientarsi “alla cieca”, sfruttando le mappe multistrato sperimentali di TomTom, che hanno una precisione di pochissimi centimetri, e che le hanno consentito di riconoscere e scegliere la corsia di passaggio, per poi pagare via app con il sistema di infotainment, senza fermarsi.

Orizzonte vicino. Quando spacchetti l’operazione nelle sue singole componenti, ti rendi conto della sua immane complessità. Ecco: ora moltiplicate tutto questo per tutti i caselli di tutta la Francia, o di tutta l’Europa, oppure, ancora, pensate alla gestione di quanto può accadere fuori da un contesto tutto sommato lineare come quello autostradale. No, la guida autonoma non è un orizzonte vicino. Ma il fatto stesso che iniziamo a scorgerlo, con la libertà di fare altro che ci restituirà nelle situazioni di guida noiose o stressanti, mi elettrizza fino alla punta dei capelli.