Mini
In pista con la nuova JCW GP
Una Mini JCW GP e i cordoli, insieme, stanno proprio bene. Si (ri)chiamano a vicenda, sono nati l’una per gli altri e promettono di duettare alla grande. La vita, però, alle volte è matrigna e so già che, di tutto questo ben di Dio, godrò per interposto pilota, perché hanno già trovato il coraggio di dirmi che sarò relegato al posto del passeggero. D’altra parte, è lo scotto da pagare per essere a bordo in anticipo: la più estrema delle Mini, infatti, non è ancora realtà tangibile per il grande pubblico. Questione di poco, per la verità, ché il debutto ufficiale avverrà nei prossimi giorni, il 22 novembre per essere precisi, quando aprirà ufficialmente il Los Angeles Motor Show, ultracentenaria kermesse californiana che per noi italiani è più che altro legata al ricordo dell’edizione 2016: fu in quell’occasione, infatti, che l’Alfa Romeo tolse i veli alla Stelvio. La GP contenderà la scena sugli stand Mini a una sorella che porta verso mood diametralmente opposti, meno sanguigni e più legati ai valori oggi tanto di moda: mi riferisco alla Mini full electric, in arte Cooper SE. Peraltro, questa Mini è un oggetto a tiratura limitata, dalle catene di Oxford ne usciranno 3.000 pezzi in tutto, e vale la pena di ricordare che è una sorta di sequel: nel 2006, c’era già stata la Mini Cooper S John Cooper Works GP, probabilmente la Mini dal nome più lungo di tutti i tempi.
Lesta tra le curve. Torniamo a noi, alla nuova GP, al circuito del BMW Performance center (da Los Angeles, due ore abbondanti di macchina in direzione est) e, soprattutto, al fatto di sapere già che sarò mero spettatore. Al di là del contributo al Motorsport d’Oltreoceano del quale ci tiene a raccontarmi appena salgo in macchina, l’amico americano che mi scarrozza non è lì per caso, è evidente: conosce il fatto suo e conosce bene pure la Mini GP. La quale con i suoi 306 cavalli, va lestissima da una curva all’altra. Il quattro cilindri di due litri spinge forte, pare persino avere carattere (cosa che oggi non sempre si può dare per scontata) e ha il piglio giusto per tenere fede alle promesse estremistiche di questa Mini. Anche il cambio parrebbe abbastanza determinato e sicuro di sé, ma pure qui il condizionale è d’obbligo, parafrasando una frase fatta del giornalismo di mezza tacca. E per trovare il coraggio di usare l’indicativo, bisognerebbe giocare con i paddle: dal mio posto, vai a sapere se le marce arrivano davvero nel momento in cui lui le chiama. Chissà, a chiedere, magari una tirata di paddle me la lascerebbe pure dare…
Sotto gli otto minuti al Ring. La Mini GP quando si tratta di cambiare direzione vira piatta e concede poi una bella quantità di trazione in uscita di curva, come peraltro è giusto che sia, visto che le gomme sono semislick e davanti c’è un differenziale autobloccante. D’altra parte, la ragazza (una ragazza che quest’anno compie sessant’anni, per dire) pare che, al Nürburgring, sia capace di scendere allegramente sotto il muro degli otto minuti. Tantissima roba, per una trazione anteriore di questa potenza.
Aspettando la guidata. Nel complesso, la GP è bella piazzata a terra, ma da qui è difficile avere certezze sul suo modo di dare corpo a questa verità. Tanto più che non ho la minima idea di gusti e inclinazioni del driver: vai a sapere se per il traverso ha lo stesso senso che Smilla aveva per la neve o se è di quelli che amano la guida pulita ed efficace. Le semislick (che gli uomini Mini giurano di aver montato non soltanto per l’occasione e che, a richiesta, saranno parte degli regolari dotazioni della GP) di sicuro hanno un ruolo da protagonista nel tenere giù il retrotreno, il quale comunque si muove (e ci mancherebbe, visto il tipo di macchina). Ma la bella notizia è soprattutto che i movimenti sono veloci ma non improvvisi e, più importante ancora, avvengono quando lo decide il nostro amico. Che si diverte, eccome se si diverte ed è forse per questo che non mi hanno fatto guidare. Altrimenti, con il volante tra le mani, finiva che per fermarmi avrebbero dovuto far decollare due F-35 dalla più vicina base militare.