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Gianni Agnelli
Al secolo l’Avvocato

Michele Masneri
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Gianni Agnelli - Al secolo l’Avvocato

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Gianni Agnelli - Al secolo l’Avvocato

Pare passata un’era geologica. Oggi Gianni Agnelli compirebbe "solo" cento anni, ma sembrano mille. Me lo ricordo intervistato da Enzo Biagi, una sera di un Sanremo, anni 90. Alla fine dell’intervista, Agnelli diceva che non l’avrebbe guardato, il festival. Biagi risponde: "Avvocato, non sa cosa si perde". Agnelli: "Non sapete cosa vi perdete voi". All’epoca, il primo industriale d’Italia era ancora al massimo del suo splendore, nello specifico al massimo della rappresentanza identitaria-sociale, ciò che andava bene per la Fiat andava bene per l’Italia e viceversa. I nuovi modelli di auto venivano presentati al Quirinale o a palazzo Chigi e ci sono foto di ogni utilitaria o berlina con i rispettivi presidenti della Repubblica o del Consiglio. Insomma, davvero, autobiografia d’Italia, anche se, come è noto, l'Avvocato si occupò pochissimo di auto, almeno nella loro dimensione produttiva ed economica. Non che non gli piacessero, anzi: ma lui era un sovrano, e non poteva certo seguire la volgare fabbricazione o amministrazione. Di auto, però, la sua esistenza fu circondata: dalla baby Bugatti su cui è ritratto bambino, negli anni 30, alla 166 MM Barchetta con carrozzeria Touring degli anni 50, alle Panda che aveva in ogni sua residenza (una dozzina, in totale, si scoprì, quando aprirono il testamento) alla Lancia Thema limousine, stesso modello utilizzato da Madonna per il suo tour italiano del 1987, passando per la Fiat 130 Villa d’Este station wagon, col portapacchi di midollino, e la 125 S blu con targa Torino A00000.

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Le auto dell’Avvocato. Nelle immagini che seguono è possibile ammirare alcune delle vetture più belle e curiose appartenute a Gianni Agnelli o da lui commissionate, tra le quali non mancano diverse one-off [testi a cura di Alessandro Mirra]

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Ferrari Testarossa Spider. Proprio così: una Testarossa a cielo aperto non è mai stata prodotta in serie. Gianni Agnelli, tuttavia, ne commissionò un esemplare con carrozzeria scoperta, realizzato nel 1986.

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Ferrari Testarossa Spider. Questo esemplare unico d’argento dalla capote bianca presenta degli interni e altri dettagli blu, come il profilo che percorre in basso la vettura. Del resto, era un colore particolarmente apprezzato da Agnelli.

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Fiat 130 Villa D’Este. Fa parte di un trittico di one-off su base Fiat 130, tutte realizzate dalla Ditta Introzzi di Lipomo con carrozzeria familiare. L’Avvocato e sua moglie Marella utilizzavano spesso questa vettura per i soggiorni a Sankt Moritz.

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Fiat 125. A detta del nipote Lapo Elkann, è l’auto preferita da Gianni Agnelli. L’esemplare del 1967 da lui commissionato monta un motore bialbero di 1.6 litri da 90 CV abbinato a una trasmissione automatica. Gli interni e la carrozzeria sono di colore blu.

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Lancia Thema Limousine. Tra le auto appartenute all'Avvocato c'è anche la versione lunga della Thema. Questa vettura, che adottava il celebre V6 2.8 PRV, veniva allestita nell’officina boutique di Borgo San Paolo, dedicata alle Lancia speciali.

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Lancia K Limousine. È stata la vettura di rappresentanza di Gianni Agnelli nei suoi anni da senatore a vita. A bordo della K Limousine venne persino ospitata la Regina Elisabetta, immortalata mentre scendeva dall’auto per ricevere il saluto dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

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Ferrari 400 Superamerica. Questa berlinetta con motore V8 è un esemplare unico, carrozzato per Agnelli dalla Pininfarina, basato sulla 400 Superamerica del 1960.

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Maserati 5000 GT. Un design molto simile lo ritroviamo su un’altra one-off dell’Avvocato, carrozzata ancora dalla Pininfarina sul telaio AM-103-008 della Maserati 5000 GT.

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Fiat 600 Multipla Eden Roc. Un'altra creazione della Pininfarina per Agnelli è questa rivisitazione in chiave nautica della 600 Multipla, allestita nel 1956.

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Fiat 600 Multipla Eden Roc. La vettura, priva di tetto e portiere, è una spiaggina con finiture da yacht. Al posto dei sedili è presente una panca, come quelle dei motoscafi.

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Lancia Delta HF Integrale Cabrio. Realizzata in sei mesi, la versione scoperta del Deltone è una delle più celebri one-off di Gianni Agnelli, qui immortalato con la moglie Marella, scomparsa nel 2019.

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Ferrari 375 America. Probabilmente la più esclusiva della dozzina di 375 America prodotte. Quella dell’Avvocato, datata 1955, venne personalizzata con la calandra verticale, il parabrezza in stile americano e il tetto trasparente.

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Ferrari 365 P. Altra one-off del Cavallino per Gianni Agnelli, è dotata di un V12 di 4.4 litri da 320 CV e di un curioso abitacolo a tre posti, di cui quello di guida collocato al centro. Per l’Avvocato era troppo vistosa: ''Non facevi in tempo a fermarti che avevi subito la gente addosso'', dichiarò anni fa.

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Fiat Multipla spiaggina. Ispirata alla Eden Roc, venne commissionata alla Pininfarina dall’Avvocato, che purtroppo sarebbe deceduto prima di potersi godere su strada la vettura.

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Fiat Panda. Sono ben 11 le Panda di Agnelli, tra cui una Moretti scoperta e la 4x4 Trekking nella foto, che lo attendeva in Engadina al suo arrivo in elicottero per i frequenti soggiorni a Sankt Moritz. L'esemplare è stato restaurato nel 2018 dall’atelier Garage Italia Customs del nipote Lapo Elkann.

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Ferrari 166 MM. L’esemplare acquistato nel 1950 da Gianni Agnelli, che lo avrebbe tenuto per un paio d’anni, ha vinto il Concorso d’Eleganza Villa d’Este nel 2015.

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Ferrari 166 MM. Secondo fonti mai confermate sarebbe stato proprio Agnelli, vedendo per la prima volta questa vettura, a definirla ''Barchetta'', dando il via a una tradizione che identifica con tale nomignolo quelle scoperte la cui carrozzeria ricorda le piccole imbarcazioni.

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Fiat Croma. Una delle auto preferite dell’Avvocato, che ne ha avute ben nove, di cui tre della prima generazione e sei della seconda, tutte personalizzate con motore V6: il 2.8 PRV e, quanto agli ultimi tre esemplari consegnati, il 3.0 ''Busso'' del Biscione.

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Ferrari 360 Barchetta. Altro esemplare unico commissionato da Gianni Agnelli, è il suo dono di nozze per Luca Cordero di Montezemolo, sposatosi nel 2000.

Uomo di spirito. E poi gli scherzi leggendari: all’amico editore Dino Fabbri, che aveva appena comprato una Rolls fiammante: "Bella macchina. Ma che interni di merda", disse. E lo convinse che una macchina non era veramente degna se non avesse, al posto dei sedili di serie, delle vere poltrone Luigi XVI (e il povero Fabbri eseguì). Oppure, quando tanti italiani cominciavano ad avere i primi radiotelefoni, lui che era stato il primo faceva rispondere dall’autista: "L'Avvocato è sull’altra linea". Oggi che la Fiat ha un altro nome, si chiama Stellantis dopo la fusione con i francesi di PSA e anche il nome Agnelli, che ancora 20 anni fa suscitava emozioni forti, celebratissimo o odiatissimo, chissà cosa evoca ai più giovani. Pure la sua figura non andrebbe neanche più bene forse come modello di ruolo, nella società in cambiamento. Le sue massime oggi sarebbero considerate sessiste e al top del patriarcato: "Solo le cameriere si innamorano" solleverebbe rivolte. "Andavo a Capri quando le contesse facevano le mignotte, oggi che le mignotte fanno le contesse non mi interessa più", provocherebbe denunce. Però ai tempi suoi era un simbolo, appunto un'eccezionale figura di sovrano senza trono, che però, come i sovrani, aveva un potere sottile ma efficacissimo, e non solo economico.

I legami con il palazzo. Al Quirinale e a palazzo Chigi non ci andava solo a presentare le macchine. Tra le due corti, quella repubblicana e quella automobilistica, c'erano legami diretti: gli Agnelli erano anche una riserva della repubblica in servizio permanente effettivo, con prestiti e scambi. Susanna, la sorella che rispondeva agli italiani nella rubrica delle lettere su Oggi, con risposte feroci, di tanto in tanto faceva il sottosegretario o il ministro degli Esteri quando la situazione lo richiedeva. E Fidel Castro, talvolta, poteva essere avvistato uscire dal Quirinale ed entrare nel palazzo di fronte, la celebre casa Agnelli (che sovrastava il Colle in altezza). L'Avvocato e, in generale, la famiglia erano una specie di ultima spiaggia democratica: all’ennesima crisi, quando la situazione si faceva seria, lui telefonava ai suoi amici all’estero e rassicurava. Oppure metteva un suo uomo - come Renato Ruggiero, superdiplomatico di fiducia "prestato" agli Esteri nel secondo governo Berlusconi. La Fiat aveva una propria diplomazia parallela, i concessionari erano come delle ambasciate, come si lesse in "Vestivamo alla marinara", il romanzo scritto da Susanna, che tra le varie avventure che fecero sognare gli italiani raccontava di Gianni ferito alla fine della guerra, soccorso e salvato proprio grazie a un concessionario.

La Fiat, un mondo. All’estero, la Fiat aveva avamposti e spesso arrivava prima della politica ufficiale, come il colossale stabilimento di Togliattigrad, in Russia, aperto dai tecnici italiani per rifornire l’Unione Sovietica, avida di automobili e tecnologia, il 22 aprile 1970, per il centenario della nascita di Lenin, come è scritto in un bel libro da poco uscito ("Togliatti. La fabbrica della Fiat", di Claudio Giunta e Giovanna Silva). In cui si ricorda che la Fiat era davvero un mondo: c'erano le macchine, certo. Ma poi c'era la Juve, c'erano le colonie estive, c'era Torino, la città-fabbrica. E il suo sovrano, l’Avvocato, chiamato così anche se non aveva mai messo piede in un'aula di tribunale: da sovrano, oltretutto con educazione militare, era abituato a non lamentarsi mai, anche se la storia non è stata clementissima, con rovesci e dispiaceri accanto agli immani privilegi: con la Fiat quasi fallita, e salvata in corner da Sergio Marchionne; la morte prematura del nipote Giovanni Alberto, già erede designato; infine, il drammatico suicidio del figlio Edoardo. A 100 anni dalla nascita, chissà che ne è del mito, oggi. Tuttavia, nella galleria d’arte più importante di Torino, la Franco Noero, una delle mostre più visitate negli ultimi anni è stata quella di Simon Starling, artista inglese che presentava un’opera peculiare: una Fiat 125 S blu, proprio come quella dell’Avvocato (ma qui, perfettamente tagliata in due, con tubature e congegni in vista). A evocare un legame con un mondo perduto per sempre e forse, anche, un mondo splendente visto da fuori, ma più complicato e molto meno sfavillante di quel che si pensi al suo interno.