Mercato europeo
La crescita delle elettriche perde slancio
L’Acea ha deciso di modificare il format di pubblicazione dei dati mensili sulle immatricolazioni europee, inserendo lo spaccato sull’andamento delle diverse alimentazioni che finora era riservato a un apposito report con cadenza trimestrale. I numeri di gennaio confermano i segnali giunti da alcuni singoli mercati sulla perdita di slancio per la domanda di auto a batteria in seguito al taglio o alla revisione degli incentivi. Infatti, nell’area composta da composta da Ue, Paesi Efta e Regno Unito sono state immatricolate 93.551 elettriche, con un tasso di crescita rispetto a un anno fa del 13,9%, meno della metà di quanto consuntivato nell’intero 2022 (+29,3%). Inoltre, la loro penetrazione è pari al 10,3%, quasi 4 punti percentuali in meno rispetto all’anno scorso.
I motivi. A pesare sull’andamento delle Bev sono alcuni Paesi che finora avevano trainato il segmento grazie ai generosi incentivi. In Germania, le immatricolazioni sono scese del 13,2% (18.136 unità) in seguito alla decisione di Berlino di rivedere le agevolazioni, mentre in Norvegia, mercato non certo di riferimento per abitanti e ampiezza della domanda, ma finora considerato una sorta di paradiso per le elettriche, le immatricolazioni sono crollate dell’81,4%: è possibile che nel Paese il mercato del nuovo sia "saturo" (chi voleva un'Ev, con i relativi maxi vantaggi, l'ha già acquistata) e che lo stop agli incentivi e la cancellazione di numerosi vantaggi sul fronte della circolazione lasci freddo chi non ha ancora fatto il grande passo. I dati confermano anche il trend discendente dell’Italia, con un -8,7% legato sostanzialmente all’inefficacia dell’attuale schema di sussidi. Un altro Paese in declino fa parte di quell’area scandinava che finora ha rappresentato un terreno fertile per la penetrazione delle elettriche: in Svezia le targhe sono scese del 18,5%. I motivi? Il governo di Stoccolma ha deciso di cancellare del tutto le agevolazioni fiscali perché "non servono più". A ogni modo, ci sono Paesi, anche di un certo peso sui volumi totali, ancora in forte crescita: è il caso della Spagna (+72,3%, anche se la quota di mercato resta bassa, 4,8%), del Regno Unito (+19,8%) e della Francia (+43,2%).
Le ibride e le tradizionali. Il progressivo taglio degli incentivi penalizza anche le ibride plug-in, che con 64.439 targhe a gennaio subiscono un calo del 9,2% e scendono a una quota del 7,1% (erano all’8,89% nell’intero 2022) per effetto dell’andamento fortemente negativo di alcuni singoli Paesi, come la Germania (-53,2%) dove le Phev hanno perso ogni tipo di sussidio. Tra tutte le alimentazioni, la miglior performance è, invece , delle ibride non ricaricabili, con un +21,8% e una penetrazione al 26,8%, oltre 3 punti percentuali sopra il 23,38% dell’anno scorso. Tutti i maggiori mercato mostrano tassi di crescita a doppia cifra: +59,3% in Spagna, +24,7% in Italia, +21,1% in Regno Unito, +19% in Germania, +12,5% in Francia. Proprio le ibride sono ormai la seconda tipologia di motorizzazioni più popolare, avendo superato ampiamente il diesel: le 244.400 targhe sono quasi il doppio rispetto alle 127.732 del gasolio, in calo del 2,4% e arrivato a una penetrazione del 14%, poco meno del 14,53% del 2022. Infine, i dati confermano il buon andamento dei veicoli a benzina: 353.361 immatricolazioni e un +12,3%. La loro quota è pari al 38,8%, in salita rispetto al 36,72% dell’anno scorso, il che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che il livello dei prezzi ha ancora un grosso peso nell'indirizzare la scelta degli acquirenti europei, ancor di più nell'attuale contesto di incertezza economica.