Toyota GR Supra
Al volante della sportiva giapponese
La nuova Toyota Supra si è fatta attendere per oltre tre lustri, trascorsi fra speranze, rumor e prototipi più o meno vicini alla produzione di serie. Ora, però, la sportiva giapponese è ufficialmente risorta in tutta la gloria del suo design “manga”: è già ordinabile al prezzo di 67.900 euro. E l’abbiamo guidata, sia sulle tortuose strade che circondano Madrid sia sul circuito di Jarama.
Missione compiuta. Veniamo subito al punto. Se amate il piacere di guida, allora la nuova Supra merita la vostra attenzione: è rapida negli inserimenti in curva e assai agile nei cambi di direzione. Lo sterzo restituisce da subito un ottimo feedback: è preciso e molto diretto, proprio come lo si vorrebbe. E questa è una premessa fondamentale per una vettura che vuole rimettere il guidatore al centro della scena. E poi, c’è il 3.0 litri turbo da 340 CV e 500 Nm di derivazione BMW (la nipponica, si sa, condivide la piattaforma costruttiva con la Z4): il sei cilindri in linea è una gemma, con un’erogazione robusta sin dalla parte bassa del contagiri ed esaltante a mano a mano che la lancetta corre verso il limitatore. La spinta è accompagnata da un sound appagante e dall’efficacia di un cambio automatico a otto marce in cui è difficile trovare punti deboli: risulta comodo e vellutato quando si va a spasso e rapido nella guida più ispirata, quando si richiamano i rapporti con i paddle. I numeri, poi, parlano chiaro: scatto da 0 a 100 in 4,3 secondi e 250 km/h di velocità massima autolimitata, per un consumo medio nel ciclo Nedc pari a 7,5 l/100km. Una sbavatura? Forse i paddle: sulla Supra sono solidali col volante, ma li avrei preferiti più grandi e installati sul piantone. Nell’abitacolo, realizzato con materiali piacevoli al tatto, i comandi derivano dalla BMW, ma i sedili della Supra, rivestiti di microfibra e pelle, sono specifici: quello del guidatore ha i fianchetti regolabili per avvolgere di più il corpo. Completa e chiara la strumentazione digitale.
Brilla anche in pista. Tra i cordoli, emerge un altro asso nella manica della Supra, il pregevole equilibrio fra agilità e stabilità che risulta dal rapporto aureo fra passo corto e carreggiate larghe. Inoltre, l’assetto con sospensioni attive rende l’auto più composta quando la si sfrutta su tracciato. A trasferire i cavalli sull’asfalto pensa anche il differenziale autobloccante a controllo elettronico, il quale ottimizza la trazione e, al contempo, fa scorrere il retrotreno quel tanto che basta per indirizzare l’avantreno fuori dalla curva. Il tutto senza patemi da sovrasterzo: anzi, le reazioni del telaio sono fluide e genuine. Buono l’impianto frenante per resa e modulabilità, mentre le gomme da 255/35R19 davanti e 275/35R19 dietro sono adatte allo scopo.
Collaborazione necessaria. Alcuni appassionati, fieri puristi della Toyota, non hanno ancora digerito il motore tedesco. Per loro, riporto le parole di Tetsuya Tada, ingegnere capo del progetto: “Subito dopo la GT86, i clienti ci chiedevano una nuova Supra con sei cilindri in linea. Toyota, però, aveva smesso di produrre questo tipo di propulsore e l’unico costruttore ad averlo era BMW”. In altri termini, senza i bavaresi non ci sarebbe stata una nuova Supra. Anzi: “Se la Toyota avesse costruito l’auto interamente da sola, la nuova sportiva sarebbe costata molto di più”. Tada mi ha raccontato anche una curiosità: nel maggio del 2012, quando ricevette l’incarico di recarsi a Monaco per esplorare la possibilità di aprire una collaborazione, un top manager del brand tedesco non nascose i propri dubbi sul progetto, ritenuto poco redditizio. La discussione andò avanti per un anno e mezzo, sino a quando lo stesso manager non rimise il mandato per altri motivi. Il sostituto, con idee completamente diverse, appassionato di auto e di bella guida, diede l’impulso che serviva per ripartire. Era la fine del 2014. E a quel punto venne posta la prima, vera pietra miliare delle nuove Supra e Z4. Le quali, assicura Tada, vennero sviluppate dalle due Case in maniera indipendente, dopo aver stabilito le quote della piattaforma comune.