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Industria e Finanza

Tesla
Un primo trimestre in profondo rosso

Rosario Murgida
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Tesla - Un primo trimestre in profondo rosso

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Tesla - Un primo trimestre in profondo rosso

La Tesla ha chiuso il primo trimestre con un conto economicoi in profondo rosso e con dati ben inferiori alle aspettative di Wall Street. Per la prima volta il suo amministratore delegato, Elon Musk, ha aperto alla possibilità di procedere con una ricapitalizzazione dell'azienda californiana per sostenere i piani di crescita.

Ricavi in calo e sotto le attese. Nello specifico, i ricavi trimestrali si sono attestati a 4,54 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai 3,4 miliardi dei primi tre mesi del 2018 ma in deciso calo rispetto ai 7,22 miliardi del quarto trimestre dell'anno scorso e ai 5,2 miliardi attesi dagli analisti di Wall Street. L'andamento del fatturato è stato influenzato negativamente dai dati contrastanti sulle consegne, risultate sì in crescita del 110% anno su anno ma in contrazione di oltre il 30% rispetto agli ultimi tre mesi del 2018. Del resto Musk aveva già anticipato una trimestrale negativa sottolineando alcune difficoltà affrontate nel periodo, tra cui, soprattutto il venir meno degli incentivi statunitensi per l'acquisto di auto a emissioni zero e i problemi logistici affrontati nella gestione delle spedizioni verso Europa e Cina. 

Perdite notevoli. Il calo del fatturato si è riflesso sulla redditività. Il risultato operativo è negativo per 522 milioni di dollari, contro l'utile di 413,5 milioni del quarto trimestre del 2018 e la perdita di 596,97 milioni di un anno fa. Il conto economico chiude con una perdita netta di 702,1 milioni di dollari, in lieve miglioramento rispetto al rosso di 709,6 milioni di un anno fa ma in netta controtendenza rispetto a quanto registrato nell'ultima parte dell'anno scorso. La Tesla è infatti riuscita a chiudere per la prima volta nella sua storia due trimestri di fila in utile con profitti per 311,5 milioni tra luglio e settembre e per 139,5 milioni tra ottobre e dicembre. Musk, grazie al miglioramento della produzione e alla crescita delle consegne, era arrivato a promettere un 2019 sempre in utile prima di doversi arrendere di nuovo alla realtà di un contesto operativo estremamente difficile per tutto il settore automobilistico con l'annuncio di un primo semestre nuovamente in perdita. Alla promessa non mantenuta si aggiunge ora la delusione di un mercato sempre meno convinto delle reali potenzialità dell'azienda californiana (da inizio anno le azioni hanno perso in Borsa oltre il 22%). La perdita per azione rettificata, ossia depurata dalle voci straordinarie, è pari a 1,77 dollari, mentre a Wall Street ci si aspettava un dato negativo di soli 69 centesimi. 

Si brucia cassa, ricapitalizzazione in vista? Dai numeri forniti ieri sera dalla Tesla emergono altre evidenze di una situazione tornata di nuovo difficile dopo un periodo di relativa tranquillità. Il costruttore ha infatti bruciato cassa per 1,5 milioni di dollari durante i primi tre mesi dell'anno, principalmente per necessità non direttamente legate alle attività produttive. Alla fine di marzo risultavano in cassa 2,2 miliardi di dollari, con un riduzione del 40% sul dato di fine 2018 dovuta al rimborso di un prestito obbligazionario convertibile da 920 milioni, all'aumento dei veicoli in fase di transito verso la clientela e all'avvio della produzione della Model 3 per i mercati esteri. L'assorbimento di cassa e la riduzione della liquidità hanno spinto gli analisti, durante una conference call, a chiedere ancora una volta a Musk dell'ipotesi di ricapitalizzazione da tempo paventata dal mercato. L'imprenditore sudafricano non ha allontanato la possibilità di un aumento di capitale come in passato, bensì ha fatto le sue prime aperture. "Oggi la Tesla è un'organizzazione molto più efficiente dal punto di vista operativo di quanto non lo fosse un anno fa", ha affermato Musk. "Abbiamo apportato miglioramenti sensazionali a tutti i livelli e quindi penso che a questo punto ci sia una logica nell'idea di raccogliere capitali freschi. È probabilmente il momento giusto".

Anche il secondo trimestre in perdita. Musk, che ha ribadito la sua preferenza per una Tesla non quotata, ha quindi fornito una serie di indicazioni sul prossimo futuro dell'azienda. La Casa, anche grazie alle attività messe in atto per risolvere i problemi logistici e alle iniziative di riduzione della forza lavoro e di miglioramento dell'efficienza produttiva, conta di tornare in utile nella seconda metà dell'anno mentre il trimestre aprile-giugno è previsto venga chiuso ancora con una perdita ma di entità "significativamente" inferiore a quanto subito nei primi tre mesi anche grazie all'aumento delle vendite. La Tesla ha intenzione di consegnare alla clientela tra 90.000 e 100.000 veicoli, a fronte delle sole 63 mila auto immatricolate nel primo trimestre. Il progressivo miglioramento delle attività commerciali dovrebbe portare a rispettare l'obiettivo 2019 di consegne tra 360.000 e 400.000 vetture. La produzione potrebbe, invece, arrivare a sfiorare le 500 mila unità sempre che la Gigafactory in costruzione a Shanghai raggiunga nel quarto trimestre la massima capacità produttiva. Anche su questo fronte non sono mancate indicazioni negative. Musk ha parlato della possibilità che entro la fine dell'anno la produzione della fabbrica cinese arrivi a mille unità la settimana, forse due mila, ma non certo le 3 mila previste all'atto dell'inaugurazione dello stabilimento. Ulteriori novità sul fronte dell'espansione delle attività riguardano il lancio nel giro di un mese di un prodotto assicurativo mentre sull'ampliamento della rete produttiva Musk ha confermato la possibilità che sia la Germania, dove la Tesla possiede la Grohmann, a ospitare la prima Gigafactory europea.