Emissioni
Nuovo rinvio per l'Euro 7: la proposta definitiva non arriverà prima di luglio
Il processo di approvazione della normativa Euro 7 subisce un nuovo rinvio. La Commissione europea, infatti, ha deciso di posticipare a luglio la presentazione della sua proposta definitiva: non è un caso, visto che lo standard, pensato per regolamentare le emissioni dei nuovi veicoli, è da tempo nell’occhio del ciclone per l'impatto che potrà avere sul futuro dei motori endotermici.
Una lunga gestazione. Il nuovo quadro normativo dovrebbe sostituire, non prima del 2025, l’attuale Euro 6 (entrato in vigore nel 2014), ma la sua gestazione è diventata talmente lunga da generare grandi preoccupazioni all’interno dell’industria dell’auto: da tempo, i costruttori chiedono alle istituzioni europee maggior chiarezza, in modo da eliminare un fattore decisivo nella definizione dei programmi di investimento. Basti pensare che, inizialmente, la Commissione aveva indicato il quarto trimestre del 2021 quale periodo per la presentazione della proposta definitiva da sottoporre al Parlamento e agli Stati membri per avviare il processo che porterà alla finalizzazione dell’intero quadro: successivamente, è stato deciso un rinvio al 5 aprile 2022 e ora al 20 luglio. Da Bruxelles hanno motivato l’ennesima proroga con i molteplici ambiti di applicazione dei nuovi regolamenti (per la prima volta le normative riguarderanno contemporaneamente le auto, i furgoni e i camion) e con la necessità di garantire la presentazione di una proposta solida e completa, ma è chiaro che il tutto va ricondotto nell'ambito di una riflessione più ampia sulla "corsa" avviata dalla politica e da molti ritenuta irrealizzabile, se non a scapito degli asset industriali e lavorativi europei.
I timori. Negli ultimi anni sono state apportate numerose modifiche al "pacchetto Euro 7": i severi parametri inseriti nelle prime bozze, fortemente criticati non solo dalle associazioni automotive, sono stati allentati. La prima proposta, risaltente all’ottobre del 2020, è stata bocciata senza mezzi termini da alcuni Paesi come la Francia, mentre l’Acea ha parlato di obiettivi irrealistici e la tedesca VDA di un bando effettivo, per quanto non esplicito, alla vendita di motori endotermici. Il rischio di un divieto anticipato e prematuro è stato scongiurato da una seconda versione presentata lo scorso aprile dall'Advisory Group on Vehicle Emission Standards (Agves). La filiera, però, continua a manifestare preoccupazioni per i tempi troppo lunghi e i continui rinvii. I costruttori hanno l’estremo bisogno di avere indicazioni certe per poter affrontare un futuro già denso di sfide, a partire dalle conseguenze delle transizione verso la mobilità elettrica. Da tempo si sottolinea come l’aumento dei costi necessari per rispettare le nuove normative rischi di non rendere redditizio lo sviluppo e la produzione dei propulsori di nuova generazione. Qualcosa di simile è già avvenuto con l’Euro 6, che ha ridotto i margini sui veicoli più compatti, come le citycar, e spinto le Case ad abbandonare progressivamente il segmento A.
Questione di vitale importanza. Il tema dei costi è dunque centrale, come ammesso ieri anche dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani: "In questo momento l’Europa vuole anche l’Euro 7, uno standard che alle aziende automobilistiche costa moltissimo e come investimento rischia di sovrapporsi a quello per l’elettrico". Le Ev, infatti, sono diventate ormai fondamentali per consentire a tutte le aziende del settore di rispettare gli attuali limiti sulle emissioni di anidride carbonica ed evitare le multe della stessa Commissione. Tra l’altro, c’è chi ha già fatto le sue scelte. La Nissan, per esempio, ha deciso di interrompere lo sviluppo di nuovi motori a scoppio per l’Europa, motivando la sua scelta con i costi troppo elevati per adeguarsi proprio all’Euro 7, mentre altri costruttori come l’Audi sono in attesa di verificare la normativa definitiva, ma hanno già paventato un addio simile a quello dei giapponesi. Altri ancora, invece, hanno scelto di insistere sulla strada dello sviluppo. È il caso di Stellantis e della sua decisione di portare a Pratola Serra un nuovo propulsore già conforme agli standard Euro 7. L’intera questione è dunque di vitale importanza per l’industria automobilistica europea. Lo dimostrano la posizione dell’Acea e l’auspicio di un "rapido accordo" a livello europeo già per la fine dell'anno. Solo così si consentirebbe al settore di "avere chiarezza e il tempo necessario per affrontare i futuri cambiamenti". L’associazione ha indicato come possibile data di entrata in vigore dell’Euro 7 il primo settembre del 2025. In tal modo, l’industria avrebbe quattro anni per prepararsi. Tempi più lunghi, invece, rischierebbero di creare ulteriori difficoltà per un settore già alle prese con molteplici problematiche e impossibilitato a programmare il proprio futuro.