L’Acea ha accolto con favore il processo avviato dalla Commissione Europea per arrivare alla definizione dei nuovi standard Euro 7 sulle emissioni, ma al contempo ha espresso una serie di critiche e di raccomandazioni: l'associazione dei costruttori, in particolare, ha evidenziato come l'iter verso l'istituzione dei nuovi parametri si stia rivelando carente sotto diversi aspetti e sembri incentrato su proposte irrealizzabili e dannose per il settore. Le raccomandazioni, scritte in un documento, sono rivolte soprattutto all’Agves (Advisory Group on Vehicle Emission Standards), il gruppo di lavoro appositamente costituito dalla Commissione per discutere di una proposta condivisa con tutte le parti interessate, e al Clove, il consorzio a cui è stato affidato il compito di redigere uno studio di fattibilità per la definizione di linee guida concrete sulla nuova normativa.  

Manca trasparenza. I costruttori sono, innanzitutto, dell’avviso che sia “necessario apportare miglioramenti al processo per aumentarne la trasparenza e garantire che tutte le parti interessate abbiano la stessa capacità di contribuire in modo costruttivo e di difendere i propri interessi legittimi”. In particolare, viene sottolineata la necessità di ottenere dalla Commissione e dal Clove il materiale necessario prima di ogni riunione, in modo da contribuire fattivamente alla “preparazione e al dialogo”. “Pertanto - scrive l'Acea - chiediamo cortesemente che, qualora la prossima riunione dell’Agves del 24 febbraio 2021 sia l’ultimo incontro, il rapporto finale del Clove venga reso disponibile almeno 10 giorni lavorativi prima della data”. 

Cambiare approccio. Inoltre, l’Acea “sollecita ancora una volta la Commissione Europea ad adottare un approccio top-down per definire chiaramente gli obiettivi di una potenziale proposta Euro 7 che punti a contrastare l'inquinamento atmosferico” generato dal trasporto su strada “nel modo più equilibrato ed economico". "Solo un tale approccio" spiega l'associazione "può far sì che la Commissione adempia ai suoi obblighi giuridici stabiliti nel trattato e può garantire che la società non sostenga costi ingiustificati per una legislazione che avrebbe un impatto minimo sulla qualità dell'aria, mentre, d'altro canto, l'Ue sta già chiaramente impostando la sua strada verso una mobilità a emissioni zero”. La transizione energetica è in corso, in Europa, e il Green Deal europeo è destinato ad accelerarla. I costruttori ritengono che “tali nuove considerazioni, non presenti quando sono iniziate le prime discussioni sugli standard Euro 7, debbano essere calcolate nella valutazione dell'impatto che accompagnerebbe la proposta legislativa. Solo un approccio del genere rispetterebbe l'obiettivo di una migliore regolamentazione da parte della Commissione, perché terrebbe conto della tabella di marcia legislativa globale che l'industria automobilistica europea sta affrontando”.

Piena collaborazione. L’Acea e i suoi membri, alla luce della loro partecipazione attiva a tutte le riunioni e consultazioni, confermano quindi il loro impegno a “contribuire in modo costruttivo a tutte le discussioni” e a illustrare in maniera dettagliata le loro proposte, anche alla luce del loro ruolo rilevante di attori “in prima linea” nell’implementazione delle nuove normative. In tale quadro si inserisce il documento: si tratta, a fronte delle discussioni in corso, degli sviluppi del processo di consultazione e delle proposte delineate dal Clove, di una sintesi delle principali questioni sul tavolo e di un quadro più dettagliato delle prime raccomandazioni fornite all’inizio dell’iter e volte a “incoraggiare un confronto equo, efficace e proporzionato”. 

I rilievi. In primo luogo, l’associazione ritiene che le proposte del Clove, non supportate da una necessaria analisi sulla qualità dell’aria, siano “nella massima misura tecnicamente irrealizzabili per i veicoli con motore a combustione” e non siano “state soggette ad alcuna valutazione d'impatto o revisione alla pari”. Per esempio, vengono citati studi indipendenti sulla qualità dell'aria secondo cui “gli scenari limite delle emissioni e le condizioni al contorno delle emissioni reali di guida (Rde) proposti sono contrari al principio di proporzionalità che la Commissione deve seguire”. L’Acea sostiene l’adozione di misure per migliorare la qualità dell’aria ma, in sintesi, chiede che siano implementate nella “maniera più efficace ed equilibrata”. Sotto accusa finiscono anche le procedure di misurazione delle emissioni, considerate incoerenti con la realtà affrontata dal settore durante la progettazione dei veicoli: “gli attuali dispositivi portatili di misurazione delle emissioni (Pems) mostrano un'incertezza delle misurazioni, in termini assoluti, che è dello stesso ordine di grandezza dei limiti di emissione proposti. Sulla base delle conoscenze odierne - sostiene l'Acea - tali limiti di emissione non possono essere legalmente valutati con il necessario livello di certezza durante i test su strada”. Non mancano, poi, criticità in merito alla valutazione dell'impatto e della redditività economica: “sebbene i costi debbano essere affrontati in un secondo momento sotto forma di una solida valutazione d'impatto, qualsiasi scenario per un futuro regolamento, considerato all'interno di tale valutazione d'impatto, deve essere effettivamente credibile affinché abbia un valore”. Tra l’altro, secondo l’Acea, gli scenari proposti dal Clove, uniti alle condizioni per le nuove procedure di misurazione, si tradurrebbero all'atto pratico "in una situazione molto simile a un bando dei veicoli a combustione interna, incluse le auto ibride”.

Garantire competitività. L’Acea torna quindi, per l’ennesima volta, a chiedere di salvaguardare la competitività del settore. “L’implementazione degli standard Euro 7, il Green Deal e i percorsi per la de-carbornizzazione del trasporto su strada devono continuare a facilitare la competitività dell'industria automobilistica in Europa e il suo ruolo di industria leader a livello mondiale”, sostengono i costruttori. “Quello che abbiamo visto finora nelle proposte per gli standard Euro 7 (anche con affermazioni che non rappresentano una proposta finale da parte della Commissione) non è stato sviluppato con livelli adeguati di trasparenza e dibattito, e metterebbe a rischio la competitività del settore, chiedendo di scommettere massicciamente su due percorsi costosi con un potenziale ritorno sull'investimento limitato nei motori a combustione interna. Alla fine, saranno i clienti e gli operatori a pagarne le conseguenze”. Pertanto, il settore invita la Commissione “a non considerare separatamente gli standard Euro 7, ma ad adottare un approccio globale che definisca una chiara tabella di marcia verso il raggiungimento della neutralità carbonica tale da non mettere a repentaglio la competitività dell'industria dell'Ue né la sua capacità di investire in nuove tecnologie”. Infine, l’ultimo avvertimento verte sulla necessità di una maggior semplificazione: un aspetto che “sarebbe accolto con favore da tutte le parti, ma che non dovrebbe concentrarsi esclusivamente sulla documentazione legislativa a svantaggio dei processi” di comprensione delle normative e della loro applicazione. Inoltre, sottolinea l'Acea, questo "non dovrebbe introdurre costi inutili per la mobilità che i consumatori dovranno sostenere”.