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Lotus
Con l’Emira nascerà la nuova era

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Si chiamerà Emira, la sportiva tutta nuova firmata Lotus che sarà svelata il 6 luglio e che avrà il compito di portare su un livello più terreno della stellare Evija, hypercar da 2.000 CV e 2,8 milioni di euro, la bandiera del rinnovamento della marca inglese. A quattro anni dall’acquisizione da parte della cinese Geely, già proprietaria della Volvo e del 15% del capitale Daimler, dal quartier generale di Ethel, nel sud-ovest della Gran Bretagna, hanno sentito il bisogno di fare il punto, anche perché alla vigilia di uno snodo importante: con un prodotto nuovo, la Evija, pronta alla prova del mercato (per quanto assai ristretto), e l’altro, la Emira, finora conosciuta soltanto con il nome di progetto Type 131, in procinto di offrirsi ai riflettori della stampa mondiale. Ed è chiaro che è su quest’ultima che si concentra l’attenzione maggiore, perché va a inserirsi pienamente nella tradizione delle varie Elise, Exige ed Evora, cioè al cuore della produzione Lotus.

L’ultima delle termiche. Al contrario dell’hypercar Evija, che alimenta i suoi quattro motori esclusivamente a batteria, la Emira non sarà elettrica, ma neppure elettrificata. Niente opzioni ibride, ma soltanto propulsori a combustione, secondo un ventaglio di proposte che la Casa renderà noto soltanto il 6 luglio. L’unico elemento che ha anticipato è che una delle soluzioni sarà frutto di una partnership. La Emira, sul piano dell’alimentazione, rappresenterà il canto del cigno dell’era in cui la Lotus nacque, con tutta la sua coreografia di odore di olio e di benzina. Tutti modelli che arriveranno dopo, infatti, saranno elettrici, ha dichiarato la Casa inglese.

Quattro piattaforme. La Emira nascerà su un’architettura flessibile e leggera, che beneficerà della tecnologia dell’alluminio estruso sviluppata dalla Lotus, da sempre campione di leggerezza. Concepita per le sportscar e battezzata internamente Elemental, è la prima di quattro piattaforme sulle quali il marchio britannico intende realizzare tutti i suoi futuri modelli. Accanto alla Elemental, per ora, c’è la E-Sports, sulla quale saranno realizzati i modelli sportivi a batteria. Quest’architettura è frutto della collaborazione con il gruppo Renault (ne era stato dato l’annuncio a gennaio) e darà vita, oltre che a modelli a marchio Lotus, anche ad almeno una Alpine. Anche per questa base tecnica la leggerezza è stato un criterio guida. “Ho dato al nostro team di ingegneri l’impegnativo target di ricavare un peso complessivo, incluso di batterie, pari a quello delle nostre ultime sportscar a combustione”, ha detto il managing director, Matt Windle. Gli altri due pianali sono l'Extreme, che ha già dato origine all’Evija, e l’Evolution, altrimenti detto architettura premium.

Inedite granturismo. La piattaforma premium, come lascia intendere la parola, è destinata a generare modelli in vesti più “borghesi” rispetto alla linea delle sportscar: granturismo che dovrebbero inserirsi nella tradizione della Esprit. Così le descrive la Casa: “Un’inedita gamma di veicoli lifestyle, che catapulteranno la Lotus in una nuova era di volumi di vendita più elevati e di ricavi significativi”. Insomma, qualcosa che ricorda un po’ il grandioso piano prodotti dell’era di Dany Bahar: un po’ troppo grandioso per essere credibile. Ma qui, stavolta, c’è dietro la Geely che è tutto fuorché un costruttore improvvisato e che costituisce probabilmente la migliore garanzia che il piano sia portato a esecuzione con metodo e tempi giusti. Del resto, la partecipazione alla galassia del gruppo cinese dà alla Lotus più opportunità anche sul piano tecnico.

Quattro centri. Grazie alle risorse della Geely, la Lotus potrà  contare anche su nuove strutture. La tradizionale sede di Ethel, dove tutte le vetture sono assemblate, e il Lotus Advanced Performance Center, nel quale le sportive sono disegnate e ingegnerizzate, verranno infatti affiancati da altri tre centri tecnici. Il primo, annunciato già lo scorso anno, è il Lotus Advanced Technology Center, sorge nel campus dell’università di Warwick, nelle Midlands, ed è il luogo in cui si sviluppano i sistemi ad alta tensione per le elettriche prossime venture. A ciò vanno aggiunti il Geely innovation center a Goteborg, in Svezia, e il centro di ricerca e sviluppo Gatd (Geely auto technical Deutschland) di stanza a Francoforte, in Germania.

Sulla buona strada. Matt Windle ha chiosato così: “La nostra trasformazione è a buon punto e da quest’anno inizia ad accelerare attraverso un’offensiva finalmente guidata dal prodotto. La Evija entra in produzione, la Emira sta per essere lanciata e un poker di piattaforme dedicate è confermato così da proiettare la Lotus in nuovi mercati, nuovi segmenti e un territorio inesplorato di vendite di volume”. Il piano Vision 80, lanciato nel 2018, si dava tre obiettivi da realizzare entro il 2028, data dell’ottantesimo compleanno della Casa fondata da Colin Chapman: trasformare il business (allargandone evidentemente gli orizzonti), rivoluzionare la gamma (che da lungo tempo continuava a ruotare attorno agli stessi modelli di continuo rimaneggiati) e produrre risultati finanziari ogni anno. Il 2021 sarà dunque un anno chiave per confermare o meno l’ottimismo dei vertici sul loro effettivo raggiungimento.