Mitsubishi Eclipse Cross
L’abbiamo guidata in anteprima
Per vedere la Mitsubishi Eclipse Cross senza veli ci vuole ancora un po’ di pazienza, perché la futura rivale della Nissan Qashqai e della Seat Ateca, di cui abbiamo pubblicato anche recenti foto spia, sarà svelata nella sua forma definitiva al Salone di Ginevra, in programma dal 9 al 19 marzo. In compenso, però, possiamo già dirvi oggi come va: sulle strade attorno a Francoforte, abbiamo infatti guidato un esemplare del reparto ricerca e sviluppo. Pesantemente camuffata sia fuori sia dentro, e con molti dettagli ancora lungi dall’essere definitivi, l’Eclipse Cross mostra subito l’intenzione di dire qualcosa di diverso rispetto ai canoni tipici della Casa giapponese, riagganciandosi nello stile alla concept XR (svelata, sempre a Ginevra, nel 2015).
I cavalli che servono. Nessuna rivoluzione, se pensate a qualcosa di davvero radicale, ma una capacità di rapportarsi con la strada e con chi guida diversa dal solito. Insomma, un modo di essere che dimostra il desiderio di dire qualcosa di nuovo. Una strategia, chiamiamola così, alla quale concorrono soprattutto due elementi: il motore e lo sterzo. Dentro il cofano è presente un nuovo 1.5 litri a benzina che, grazie alla sovralimentazione, eroga in maniera morbidamente corposa un’appropriata quantità di cavalli. Quanti, di preciso? Mistero, perché con nipponica discrezione gli ingegneri non hanno voluto anticipare i tempi, rimandando ogni curiosità alla presentazione ufficiale. Si sono limitati a un “quelli che servono”, un po’ come accadeva con le Rolls-Royce dei tempi passati, ma insistendo un po’ siamo riusciti ad avere qualche piccola certezza: siamo dalle parti dei 120 cavalli e dei 200 Newtonmetro. Ma hanno poi aggiunto che in produzione ne arriveranno di più, ben di più: il numero potrebbe persino rimanere lo stesso, ma in kilowatt e non in cavalli. Come dire che il conto potrebbe chiudersi intorno ai 160 cavalli. Niente male.
Gradevoli sonorità. L’Eclipse in effetti si muove con scioltezza, senza affanno, con un brio che (almeno in parte) appaga quelle aspirazioni da coupé che il nome porta con sé: Eclipse è infatti il nome di uno dei modelli più famosi della Casa giapponese, una due porte che da noi ebbe un discreto successo negli anni 90. E l’aria da coupé c’è, se si somma ciò che si intravede sotto le camuffature con le foto che ci hanno mostrato, ma che non possiamo pubblicare. Un’impostazione che, per certi versi, avvicina questa Mitsubishi alla Toyota C-HR. Al dinamismo, quando si scende nei dettagli, contribuiscono anche le sonorità metalliche del motore: non esagerate, ché sarebbero fuori luogo, ma con quella giusta presenza che serve per sottolineare le ambizioni. Peccato, semmai, che il motore sia abbinato a un cambio a variazione continua, che a noi europei lascia sempre un pochino tiepidi. Pregi e difetti, di base, sono quelli tipici di questo genere di trasmissione, ma è difficile dire qualcosa di più: alle nostre obiezioni, i progettisti hanno risposto che stanno ancora definendo le calibrazioni del software. Può sembrare un particolare, ma, secondo loro, è qualcosa in grado di modificare radicalmente la faccenda.
Sterzo diretto. E poi lo sterzo, dicevamo prima. Per regalare alla Eclipse un feeling più dinamico, il comando è stato reso più diretto di quanto ci si aspetterebbe da una sport utility: non si scivola nella sportività vera e propria, che sarebbe comunque fuori luogo, ma ce n’è abbastanza per rendere il tutto degno di nota. È soprattutto la prontezza ai piccoli angoli che fa in modo che il comando sia più vivo e interessante del solito. E il confort? Per ora possiamo solo parlarvi della bella profilatura dei sedili, che sostengono e trattengono senza fastidiose costrizioni, e della silenziosità, che appare adeguata alla categoria e alle ambizioni della Eclipse. Difficile, invece, dare giudizi sulla capacità di filtrare le irregolarità della strada da parte del telaio (che è una versione accorciata di quello della Outlander, con tanto di multilink posteriore): l’asfalto tedesco era troppo in ordine per poter dire qualcosa di sensato in materia.
Da Trebur (Germania), Alessio Viola