La nuova generazione della Toyota C-HR si presenta con gli stessi punti di forza che hanno decretato il successo della prima serie, a cominciare da un look fuori dagli schemi, che qui si fa ancor più moderno, quasi da concept car. Molto curato l’interno, con abbondanza di superfici morbide al tatto, materiali sostenibili e pellami sintetici. Elaborato il disegno della plancia, che lascia spazio alla virtualità, con un quadro strumenti e l’infotainment da 12,3” di serie su tutta la gamma (sulla base la strumentazione è da 7”); non mancano comunque i tasti fisici per controllare le principali funzioni. La linea da coupé continua a penalizzare l’accesso alle sedute posteriori, con un’imboccatura piccola. Una volta a bordo, però, lo spazio per gambe e testa è sufficiente; si paga di più l’assenza delle bocchette d’aerazione, delle maniglie al soffitto e delle tasche nelle portiere. La capacità del bagagliaio varia in base alla motorizzazione: il 1.8 full hybrid mette a disposizione 388 litri, che diventano 364 per la 2.0, e 323 per la plug-in.
Come va. A spingere la nuova Toyota C-HR ci sono due powertrain full hybrid, un 1.8 da 143 CV e un 2.0 da 198 (quest’ultimo anche con trazione integrale), che vantano percorrenze medie rispettivamente di 20,8 km/l e 18,9 km/l. In alternativa c’è la plug-in da 223 CV, che con la batteria da 13,8 kWh può percorrere fino a 66 km in modalità elettrica. I full hybrid Toyota si confermano tra i powertrain migliori in termini di efficienza: bassi nei consumi e divertenti da guidare: in città la parte elettrica si fa sentire molto di più rispetto a prima, con il vantaggio di riprese più pronte e scatti più vivaci. Migliorato anche il confort a bordo, sia per il buon lavoro delle sospensioni che dell’isolamento acustico. Convincente la tenuta di strada: la C-HR non impensierisce neppure nelle manovre d’emergenza, dove interviene con efficacia un Esp ben tarato. Di serie per tutta la gamma la suite di Adas Toyota Safety Sense, con la guida assistita di livello 2.