Cerca

Industria e Finanza

Toyota
Stop temporaneo alla produzione dopo la Brexit

Rosario Murgida
1 / 1

Toyota - Stop temporaneo alla produzione dopo la Brexit

La Toyota ha in programma di fermare le attività dell'impianto inglese di Burnaston nei giorni successivi alla Brexit, l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea in calendario per il 31 ottobre prossimo. Lo stabilimento, secondo quanto riferito da un portavoce della Casa nipponica, rimarrà chiuso da venerdì primo novembre e riaprirà solo il lunedì successivo per due giorni. 

L'incertezza sul futuro. A Burnaston, dove vengono assemblate le Toyota Avensis e Corolla, è, infatti, previsto che le attività produttive siano regolari nelle giornate del 4 e del 5 novembre grazie, in particolare, alle scorte di magazzino, ma per i giorni successivi non vi è alcuna certezza, almeno per il momento. "Non sappiamo quale sarà la situazione effettiva. Abbiamo già accumulato un paio di giorni di scorte supplementari da utilizzare il lunedì e il martedì ma poi dovremo vedere quale sarà la situazione", ha sottolineato il portavoce. La Toyota, come tutto il settore automobilistico britannico, teme fortemente le conseguenze della Brexit sulla catena delle forniture e in particolare sulle consegne della componentistica prodotta da aziende europee. Negli ultimi mesi l'associazione di categoria Smmt (Society of Motor Manufacturers & Traders) ha lanciato continui e pesanti allarmi sulle ripercussioni per un comparto in forte crescita fino a poco prima del referendum sulla permanenza del Regno Unito tra i Paesi dell'Unione. Il presidente Mike Hawes ha più volte utilizzato termini come disastro o catastrofe per delineare il futuro di un settore automobilistico nazionale che dovrà far fronte a numerose problematiche tra cui nuovi dazi doganali, aumento della burocrazia e ritardi nelle consegne per i controlli frontalieri. 

Il continuo calo della produzione. Del resto l'incertezza sta già manifestando da mesi tutti i suoi effetti sulle attività del settore. Luglio, secondo i dati della stessa Smmt, è stato il 14esimo mese consecutivo con una produzione automobilistica in calo (la flessione è stata dell'11%). Pesa non solo la debole domanda proveniente dai mercati europei e, in parte, asiatici, ma anche la decisione delle aziende di bloccare piani e investimenti in attesa di avere un quadro più chiaro della situazione post-Brexit. Per questo motivo Hawes ha spesso e volentieri chiesto al governo di non tergiversare e di prendere decisioni chiare. Peccato che il nuovo esecutivo guidato da Boris Johnson abbia ormai scelto una posizione intransigente ribadendo l'uscita dalla Ue con o senza un accordo commerciale con Bruxelles.  

Attesa per il dopo 31 ottobre. Il 31 ottobre prossimo sarà, dunque, una data spartiacque per le case automobilistiche, che potrebbero sia seguire l'esempio della Toyota, con un blocco parziale della produzione, sia varare misure più drastiche come la chiusura in via definitiva degli impianti locali. In tal senso si è già manifestato negli ultimi mesi un ridimensionamento della presenza sul suolo britannico delle grandi Case internazionali. La Honda ha deciso di chiudere l'impianto di Swindon, la Nissan ha cancellato la produzione della X-Trail a Sunderland e la Ford ha annunciato la chiusura per settembre della fabbrica gallese di Bridgend. I tre costruttori non hanno mai citato la Brexit per motivare lo loro decisioni, ma sono in molti a pensare che l'uscita dalla Ue sia in cima a qualsiasi elenco di fattori negativi nei processi decisionali di aziende del settore e non solo. Chi ha citato esplicitamente la Brexit è stato, per esempio, il gruppo PSA, intenzionato a chiudere lo stabilimento di Ellesmere Port in caso di mancato accordo con la Ue. L'amministratore delegato Carlos Tavares è stato chiaro parlando con gli analisti nel giorno della pubblicazione dei conti semestrali: senza un'intesa commerciale con Bruxelles, la produzione delle Vauxhall Astra presso l'impianto vicino a Liverpool sarà trasferita in un'altra fabbrica, probabilmente in Spagna o in Portogallo. Altri produttori hanno invece già fatto una scelta: la BMW non intende modificare i suoi programmi per i quattro impianti posseduti nel Regno Unito, a partire da quello di Oxford, dove è iniziata la produzione della Mini elettrica; l'Aston Martin sta per avviare la produzione di serie della Suv DBX nel nuovo sito gallese di St. Athan, anche se recentemente ha rivisto al ribasso le stime di vendita annuali a causa del calo della domanda in Europa; il gruppo Jaguar Land Rover ha infine deciso di riorganizzare la sua presenza produttiva per avviare l'assemblaggio di modelli elettrici per entrambi i suoi brand tra Solihull e Castle Bromwich, ma, al contempo, sta trasferendo la produzione della Land Rover Discovery in Slovacchia.