Auto elettriche
Aumentano i segnali negativi sull'andamento della domanda
I costruttori di auto non hanno fatto bene i conti sull'andamento della domanda di auto elettriche a livello globale. E la dimostrazione è abbastanza empirica: ormai non passa giorno senza che qualche Casa, o fornitore, non esprima un segnale negativo su ritmi di crescita "al di sotto delle aspettative". L'ultimo allarme arriva dalla Honda e dalla General Motors, le quali hanno deciso di stracciare l'accordo di partnership per lo sviluppo di auto a batteria "dal prezzo accessibile".
La collaborazione sfumata. Partiamo proprio dagli ultimi sviluppi della partnership annunciata l'anno scorso dalla GM e dalla Honda: l'accordo era incentrato sulla progettazione di crossover compatte a batteria che, sfruttando la piattaforma e le batterie Ultium del colosso di Detroit, sarebbero dovute arrivare sul mercato nel 2027 a prezzi inferiori ai 30 mila dollari. Le due aziende pensavano di produrne e venderne per milioni di unità, ma ora hanno deciso di abbandonare i loro propositi di fronte a un contesto di mercato in rapida evoluzione: gli alti tassi di interesse, infatti, stanno iniziando a produrre effetti sui consumi a livello globale e quindi sulla domanda di elettriche. Lo dimostrano le recenti dichiarazioni del direttore finanziario della GM, Paul Jacobson: "Ci stiamo concentrando sugli obiettivi della domanda, cercando di bilanciare la produzione con le richieste del mercato". "Stiamo adottando misure immediate per migliorare la redditività del nostro portafoglio di veicoli elettrici e adattarci al rallentamento della crescita a breve termine", ha aggiunto l'amministratore delegato Mary Barra. Non a caso, l'azienda ha rinviato di un anno il lancio sul mercato e l'avvio della produzione delle varianti a batteria dei pick-up Chevrolet Silverado e GMC Sierra. L'ad della Honda, Toshihiro Mibe, ha invece sottolineato la difficoltà di rendere economicamente sostenibile "il progetto per elettriche a prezzi accessibili". Quantomeno nell'attuale situazione.
Ford e la filiera. Anche la LG Energy Solution, nel suo ruolo di importantissimo produttore di batterie, ha lanciato un allarme circostanziato: "Il prossimo anno la domanda di veicoli elettrici potrebbe essere inferiore alle aspettative", ha affermato il direttore finanziario Lee Chang Sil, sottolineando le crescente incertezza economica a livello globale. Tra l'altro, uno dei principali clienti e partner dell'azienda coreana, la Ford, ha posticipato di un anno l'obiettivo di produrre elettriche a un ritmo di 600.000 unità entro la fine del 2023, sottolineando di non poter prevedere il raggiungimento dei 2 milioni inizialmente fissato per il 2026. "La transizione verso i veicoli elettrici sta avvenendo, ma sarà più lenta delle aspettative", ha spiegato il direttore finanziario John Lawler. A "parlare" è anche il rinvio della produzione a Colonia del nuovo Explorer, nonché il taglio dei turni lavorativi a Dearborn sulla catena di assemblaggio dell'F-150 Lightning. E ancora, emergono le considerazioni della giapponese Nidec, che ha previsto un anno di perdite e non più di utili per il suo business di trasmissioni per motori elettrici; o il rallentamento della crescita della Catl, con profitti sì aumentati (+10,7% nel terzo trimestre), ma al peggior tasso registrato nell'ultimo anno.
Tesla e Volkswagen. In tutto ciò, è innegabile che le vendite di auto a batteria siano in forte crescita nei maggiori mercati mondiali. Per esempio, il terzo trimestre ha visto gli Stati Uniti superare per la prima volta la soglia delle 300 mila unità, mentre a settembre l'Unione Europea e la Cina hanno registrato una crescita, rispettivamente, del 14,3% e del 22%. Quel che inizia a mancare, però, sono gli ordini per i prossimi mesi. Lo ha ammesso di recente il responsabile commerciale del gruppo Volkswagen, Hildegard Wortmann, parlando esplicitamente di prenotazioni "inferiori agli obiettivi per via di un trend di mercato al di sotto delle aspettative". E questo ha portato ai primi tagli di posti di lavoro tra Emden, Zwickau e Dresda. Inoltre, il costruttore di Wolfsburg ha tagliato le stime sul margine operativo annuale per l'andamento delle materie prime, del tutto imprevedibile, che ha prodotto effetti negativi su particolari strumenti finanziari utilizzati per coprirsi dalle oscillazioni delle quotazioni. Perfino l'indiscussa campionessa dell'elettrico, la Tesla, non ha mancato di lanciare segnali negativi, a cominciare dal rallentamento del progetto per una nuova fabbrica in Messico. "Sono preoccupato per l'ambiente di alti tassi di interesse in cui ci troviamo", ha detto l'ad Elon Musk. "Non posso sottolinearlo abbastanza: la stragrande maggioranza delle persone che acquistano un'auto lo fa con i finanziamenti. Se i tassi di interesse rimangono alti, o salgono ulteriormente, comprare una vettura sarà sempre più difficile".
Audi e Mercedes. Basta? No. Nell'impianto Audi di Bruxelles, "casa" della Q8 e-tron, i lavoratori si sono mobilitati per il rinvio della produzione della Q4 e-tron. E rimanendo nel segmento premium non manca un'indicazione della Mercedes-Benz: nell'ultima trimestrale, l'azienda di Stoccarda parla di un "contesto di mercato sottotono, caratterizzato da un'intensa concorrenza sui prezzi, in particolare nel segmento dei veicoli elettrici", di "crescita dell’economia mondiale abbastanza contenuta per il resto dell’anno", di "inflazione superiore alla media in molti Paesi" e di continui effetti di una "politica monetaria persistentemente restrittiva". Insomma, un contesto di crescenta incertezza che, unito alla guerra dei prezzi nel campo delle elettriche (nonché ai problemi nelle forniture di sistemi a 48 volt), ha spinto la Stella a tagliare le previsioni sul margine operativo annuale. Del resto, anche il direttore finanziario Harald Wilhelm ha ammesso che i "tassi di adozione dei veicoli elettrici sono inferiori alle attese" e descritto il mercato delle Bev come uno "spazio piuttosto brutale". Così, sembrano trovare un senso le dichiarazioni di Akio Toyoda sulle elettriche ("finalmente la gente sta aprendo gli occhi"), nonché il "bagno di realismo" che diversi esperti e osservatori stanno raccomandando agli strateghi delle Case.