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Formula 1
Helmut Marko lascia la Red Bull

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In Red Bull è tempo di grandi cambiamenti, quelli che fanno rumore perché toccano la storia stessa della squadra. Dopo l’uscita di Christian Horner e il divorzio da Adrian Newey, arriva ora la conferma della separazione anticipata con Helmut Marko. Non un semplice “consulente”, ma la colonna portante di un progetto nato quando la Formula 1 era ancora lontana dalle dimensioni industriali di oggi. E che, nel bene e nel male, porta la sua firma.

Un addio anticipato

Il saluto arriva con un anno di anticipo rispetto al contratto, ma non sorprende del tutto: nelle ultime settimane i mormorii su tensioni interne con Oliver Mintzlaff – il manager che ha preso in mano le attività sportive della Red Bull dopo la scomparsa di Dietrich Mateschitz – si erano fatti insistenti. Il distacco ora è ufficiale. E il vuoto che lascia Marko, nonostante i suoi 82 anni, è quello di chi ha intrecciato la propria biografia con la genealogia del team.

Helmut Marko lascia la Red Bull

Il metodo Marko

Quando nel 2004 la Red Bull rileva la Jaguar, Marko ottiene le chiavi del programma giovani. Ed è lì che nasce la sua vera reputazione: scouting aggressivo, promozioni lampo, retrocessioni in un weekend, tagli con una telefonata. Nel 2006 e 2007 i piloti del Junior Team sono oltre 20, un flusso continuo destinato a filtrare senza pietà.

La decisione di comprare una seconda squadra – la Minardi, trasformata poi in Scuderia Toro Rosso – è forse la più visionaria per Mateschitz: un laboratorio perfetto per far crescere i migliori. Da Faenza passeranno Vettel, Ricciardo, Gasly, Albon. E soprattutto Max Verstappen, il pupillo di Helmut, l’unico che Marko avrebbe voluto seguire fino al 2026.

La Red Bull che cambia pelle

Con la prematura dipartita di Mateschitz, le cose in Red Bull hanno preso subito una piega diversa. L’assetto societario è più manageriale, meno personale, e Marko - abituato a comandi rapidi e linee dirette - in questo schema sembrava sempre più una scheggia impazzita.

Marko sceglie un congedo composto, quasi sentimentale, per commentare il suo addio alla squadra: “Ho vissuto nel motorsport per sei decenni e gli ultimi 20 anni alla Red Bull sono stati straordinari. Aver mancato di poco il mondiale mi ha commosso. È il momento giusto per chiudere questo capitolo.”

Mintzlaff ricambia, riconoscendo la portata del contributo, nonostante le vedute molto diverse: “La sua partenza segna la fine di un’era. Dopo una lunga conversazione ho capito che era davvero il momento per lui. Per tutto ciò che ha fatto gli saremo sempre grati”.

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