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Cronaca

Ponte Morandi
Cinque anni fa la tragedia del viadotto genovese - VIDEO

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Sono passati cinque anni da uno dei peggiori disastri della storia italiana: il 14 agosto 2018 crollava il viadotto sul torrente Polcevera, provocando la morte di 43 persone, la chiusura di un intero quartiere di Genova e centinaia di sfollati. Oggi la struttura, meglio nota come Ponte Morandi, non esiste più: è stata sostituita dal nuovo viadotto Genova San Giorgio, di cui vi abbiamo raccontato tutti i segreti (qui sotto trovate il video, realizzato dopo il completamento dell'opera). Tuttavia, è ancora vivo il dolore dei familiari che da anni chiedono giustizia per la scomparsa dei loro cari.  

I segreti di Ponte San Giorgio - Genova

Processo infinito. Il procedimento penale è ancora in corso e la sua fine è lontana: la sentenza di primo grado è attesa per il 2024, ma si tratta di un traguardo forse irrealistico alla luce dei numeri del dibattimento. A tal proposito, il procuratore capo di Genova, Francesco Pinto, ha già paventato le grandi difficoltà a rispettare i parametri costituzionali della ragionevole durata dei processi. Del resto, le autorità inquirenti hanno svolto indagini per tre anni, producendo chilometri di faldoni e documenti e portando alla sbarra 59 persone tra dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia, ministero delle Infrastrutture e Spea (altre 47 persone sono state rinviate a giudizio nel filone bis sulle autostrade liguri). I reati contestati, a vario titolo, vanno dall'omicidio colposo plurimo all'omicidio stradale, da crollo doloso all'omissione d’atti d’ufficio, dall'attentato alla sicurezza dei trasporti al falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. Finora i giudici hanno ascoltato quasi 170 testimoni durante 84 udienze tenutesi nell'ultimo annoi: il ritmo è decisamente superiore alla prassi giuridica italiana, con almeno tre sedute a settimana, ma per la prima sentenza bisognerà attendere diversi mesi. 

Le parole di Mattarella. "Il crollo del Ponte Morandi a Genova ha rappresentato un drammatico appello alle responsabilità di quanti sono incaricati di attendere ad un pubblico servizio, sia di coloro che provvedono, sul terreno, alla erogazione agli utenti, sia di chi deve provvedere alla verifica delle indispensabili condizioni di sicurezza", ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio pubblicato sul sito del Quirinale, ricordando il "tragico bilancio di vite umane annientate" e "la profonda ferita inferta alla Città di Genova e alle coscienze di tutti gli italiani" e rinnovando la solidarietà delle istituzioni ai "familiari delle vittime e a quanti hanno visto sconvolgere la propria esistenza da una catastrofe tanto grave quanto inaccettabile". "Una vicenda che interpella la coscienza di tutto il Paese, nel rapporto con l'imponente patrimonio di infrastrutture realizzato nel dopoguerra e che ha accompagnato la modernizzazione dell'Italia. Un patrimonio la cui manutenzione e miglioramento sono responsabilità indeclinabili. La garanzia di mobilità in sicurezza è un ineludibile diritto dei cittadini", ha aggiunto il capo dello Stato. "Il trascorrere del tempo non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l'iter processuale, con l'accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni".

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