Ogni anno, alle 16 in punto di una domenica di metà giugno, il tempo si ferma. Per i mortali, ma anche per gli dèi. Apollo rallenta il suo carro di fuoco, sospende la corsa del sole e osserva in silenzio. Dalla Sarthe, tra il rombo dei motori e l’odore di metallo e gloria, emerge un nuovo semidio: il volto segnato dalla notte, le mani ancora strette al volante, e al polso un segno discreto della vittoria, inciso nel tempo. Alla 24 Ore di Le Mans non si vince soltanto una gara. Si vince il tempo. Si attraversano la notte e l’alba, la stanchezza, la pioggia, il caldo e il dubbio. E alla fine, tra abbracci, silenzi e occhi lucidi, arriva il momento più atteso: la consegna del Cosmograph Daytona. Non è un orologio. È un sigillo.
Dal 1963, questo cronografo pensato per i piloti è diventato leggenda. Ispirato alle imprese di Sir Malcolm Campbell sulla spiaggia di Daytona Beach, racchiude tecnologia, eleganza e anima sportiva: cassa Oystersteel da 40 mm, lunetta Cerachrom nera con scala tachimetrica, quadrante con contatori in acciaio, movimento calibro 4131 e una precisione che sfida la velocità stessa.
A Le Mans, Rolex è partner ufficiale dal 2001. Ogni anno, l’equipaggio vincitore riceve una versione speciale, con fondello inciso “Winner – 24 Heures du Mans”. Non si può acquistare, si conquista.
Tom Kristensen, nove volte vincitore a Le Mans, lo racconta così: “Quando guardo il mio Daytona, rivedo ogni curva, ogni respiro. È la corsa, cristallizzata per sempre”. E Jenson Button aggiunge: “È il sogno. Non solo per come è fatto, ma per ciò che rappresenta”.
Nel 2025, il mito si rinnova. Jamie Chadwick debutta nella LMP2 dopo aver riscritto la storia dell’ELMS. Insieme a lei, campioni e pretendenti si sfidano per entrare nella leggenda. Tra loro, solo uno porterà a casa quel simbolo silenzioso della grandezza. E poi ci sono ricordi che restano incisi. Come nel 2018, quando Fernando Alonso vinse la sua prima Le Mans con Toyota. Due volte campione del mondo in Formula 1, trovò nella notte francese la consacrazione definitiva. “Qui – disse – ho sentito il tempo smettere di correre”. Quella notte, anche per lui, il Daytona divenne più di un orologio: un compagno d’armi. Quando la bandiera a scacchi scende, anche il cielo resta immobile. È l’istante in cui un nuovo nome si aggiunge alla mitologia dell’endurance. E il tempo, per un attimo, si lascia conquistare.
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