C’erano giorni, da bambino, in cui bastava guardare il cielo per vedere quella enorme scritta sospesa: Goodyear. Passava piano, silenziosa, quasi irreale. Un miraggio sospeso tra le nuvole. Campeggiava su un dirigibile. Lo vedevo da lontano, e pensavo: un giorno ci salirò. Il Blimp, come lo hanno chiamato gli uomini di Goodyear, è lì davanti a me. Maestoso, elegante, lungo più di 75 metri, gonfio d’elio e memoria. Uno dei soli cinque esemplari al mondo. E l’unico, oggi, ad aver sorvolato il cielo di Le Mans, dove Goodyear celebra non solo la sua presenza nella 24 Ore più famosa del mondo, ma anche i 100 anni di storia della sua leggenda volante.
Salire a bordo è come entrare in una macchina del tempo. Il decollo è dolce, quasi impercettibile. Poi la vista si apre. Campi, strade, foreste. E all’improvviso, tra il verde della campagna francese, si staglia il Circuit de la Sarthe. Da quassù – 380 metri di poesia sospesa – le auto sembrano giocattoli, le curve miniature. Ma il rombo, quello sì, sale fin qui. In fondo è la 24 Ore di Le Mans: la gara delle gare. E l’aquila è tornata a vegliare su di essa. Già, l’aquila. Perché il nome “Eagle” non è solo un simbolo, ma un ponte tra cielo e asfalto. Goodyear lo usa per firmare i suoi pneumatici più iconici. Gli stessi che si sono guadagnati un posto nella leggenda: dalla Formula 1 alla NASCAR, passando per Indycar, fino a Le Mans. E gli stessi che oggi troviamo sulle auto stradali ad alte prestazioni. Un solo nome, due anime: Eagle. Nel 1965, proprio a Le Mans, Goodyear fece il suo debutto europeo nel motorsport. E lo fece nel modo più spettacolare: vincendo con la Ferrari 250 LM del team North American Racing. Era l’inizio di una lunga storia d’amore tra l’azienda americana e il Vecchio continente.
Oggi quella storia si arricchisce. Sulla griglia 2025, Goodyear equipaggia tutte le 24 vetture LMGT3 e le 17 LMP2. Pneumatici pensati per durare: fino a cinque stint consecutivi con un solo treno di slick. Significa percorrere oltre 600 km – il doppio di un GP di Formula 1 – senza cambiare gomme. Una sfida che unisce scienza e passione. E che richiede una squadra di oltre 100 tecnici e più di 8000 pneumatici in circuito ogni week end. Le Mans è un banco di prova per la tecnologia che domani ritroveremo sulle nostre auto. È lo spartiacque tra resistenza e innovazione. E mentre il Blimp disegna curve morbide nel cielo, penso a quanto sia straordinario vedere da lassù la stessa pista dove Goodyear ha vinto con Ferrari sessant’anni fa. Dove ogni giro vale memoria. Dove le aquile, a volte, non hanno bisogno di artigli. Basta che volino.
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