Le parole sono importanti. Sentenza cinematografica indimenticabile che ci è tornata in mente oggi, bighellonando in zona Mercedes-Benz. Ecco, le AMG, la parola "Benz" l'hanno persa. Il cognome del fondatore, di quel Karl Benz cui moltissimo deve l'automobile tutta, è sparito, all'improvviso, dalla loro denominazione. Segni, simboli, non crolleranno muri, non scoppieranno guerre. Però è quasi un reato di lesa maestà, perpetrato in nome dell'autonomia di un marchio in cui a Stoccarda credono ogni giorno di più.
L'inizio della nuova era AMG. Da Parigi 2014, dunque, diciamo addio alla vecchia logica di denominazione, e salutiamo le due ambasciatrici dei nuovi criteri di "naming", la Mercedes-AMG GT e la Mercedes-AMG C 63. Che per fortuna - loro e nostra - di nuovo non hanno solo il nome, ma anche tanta sostanza. Sono loro, prima di tutto, ad avere l'onore di montare per prime il nuovo 4.0 V8 biturbo, che sostituirà contemporaneamente il leggendario (e quasi estinto) 6.2 V8 aspirato e il più diffuso 5.5 V8 biturbo.
S 500 Plug-In e Classe B. Vuoi per la loro appariscenza (l'AMG GT, in particolare, impressiona dal vivo), vuoi per l'idea delle prestazioni e di tutto l'armamentario tecnico che si portano dietro, le due di Affalterbach hanno un po' rubato la scena alle grandi "prime" mondiali che il marchio Mercedes-Benz ha schierato a Parigi: da un lato la S 500 Plug-In, prima vettura di serie nella storia di Stoccarda con possibilità di ricarica alla spina, dall'altro la Classe B, capostipite della famiglia di compatte Mfa, che con questo restyling si è rimessa al passo con le giovani (e sempre più numerose) sorelle.
Da Parigi, Fabio Sciarra
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