Le previsioni negative sulla Brexit, soprattutto in relazione al mondo automotive, si moltiplicano. Mentre le Case giapponesi s'interrogano sulla reale convenienza delle fabbriche locali e la Ford si appresta ad aprire una nuova filiale bancaria fuori dalla Gran Bretagna, giungono indiscrezioni e conferme sulla situazione di stallo degli investimenti nel settore.
Ripensare all'uscita dall'Ue. La Reuters ha pubblicato un'intervista al Ceo della Society of Motor Manufacturers and Trader, Mike Hawes, secondo il quale gli investimenti nel settore automobilistico in Inghilterra sono stati sostanzialmente dimezzati nel primo semestre 2018 ed è necessario rivedere al più presto la decisione in merito all'uscita dell'Inghilterra dall'unione, quando mancano ormai solo nove mesi alla scadenza. Gli accordi relativi ai futuri scambi commerciali ed agli eventuali dazi sono ancora poco chiari e questo ha generato un clima negativo ed una situazione di stallo che sta già danneggiando il mercato. In Inghilterra sono oltre 800.000 le persone impiegate nell'industria dell'auto, un dato che potrebbe essere in pericolo in futuro.
BMW potrebbe chiudere gli stabilimenti inglesi. Anche il Gruppo BMW ha confermato i propri dubbi sulla situazione inglese. In una intervista al Financial Times un portavoce ha confermato che potrebbero essere prese in considerazione decisioni drastiche post Brexit, con la chiusura degli attuali stabilimenti. La questione dei dazi potrebbe infatti essere cruciale, sia per l'importazione dei componenti che per l'esportazione dei veicoli finiti La Mini produce il 60% delle proprie vetture ad Oxford e questa fabbrica, insieme a quelle di Swindon e Hams Hall danno lavoro a 6.300 persone. Il 90% dei componenti utilizzati da queste fabbriche proviene però dall'Europa: eventuali stop doganali non darebbero solo luogo a costi aggiuntivi, ma bloccherebbero anche la catena del "just in time" bloccando il ciclo produttivo.
Nei prossimi giorni il Consiglio Europeo. È fissata per il 28 e 29 giugno una nuova riunione del Consiglio Europeo. In questa occasione saranno discussi alcuni dei temi fondamentali degli accordi tra la Comunità Europea e l'Inghilterra, tra cui figurano anche quelli commerciali. Secondo le anticipazioni del Sole 24 Ore potrebbero essere tre le strade da percorrere: un Free Trade Agreement con trattati commerciali diversi per ogni settore, come accade per la Svizzera, l'ingresso del Regno Unito nella European Economic Area sul modello norvegese o la permanenza nella Unione Doganale: quest'ultima manterrebbe di fatto le condizioni attuali invariate, togliendo però all'Inghilterra la possibilità di avere voce in capitolo sulle politiche commerciali europee.
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