Gianclaudio Giuseppe Regazzoni, per tutti semplicemente Clay, nasce a Lugano il 5 settembre del 1939. Carta d’identità svizzera, ma italiano d’adozione, s’interessa piuttosto tardi alle corse automobilistiche, incoraggiato dall’amico Silvio Moser.
Talento sbocciato tardi. Nel 1963 Clay Regazzoni posa davanti all'Austin Sprite Healey, prima macchina e primo sogno. Ha 24 anni e il piede pesante: inizia con le cronoscalate, poi partecipa a un corso di pilotaggio che gli dà l'opportunità di guadagnarsi un posto in Formula 3 con la Brabham-Ford. Negli anni successivi continua il suo impegno agonistico dividendosi tra Formula 2 e Formula 3 e nel 1970 scese in pista anche per la 24 Ore di Le Mans - la sua prima gara con le Sport Prototipo - al volante della Ferrari 512 S, in squadra con Arturo Merzario. Nel 1973 corre nel Campionato Mondiale Marche con la Ferrari 312 PB, vincendo la 1000 Km di Monza con Jacky Ickx e la 9 Ore di Kyalami assieme a Merzario.
In Formula 1 con Ferrari. L'esordio in Formula 1 nel 1970 con la Scuderia Ferrari, alternandosi con Ignazio Giunti alla guida della seconda vettura. Debutta con stile, prima conquistando due quarti posti in Olanda e Gran Bretagna, poi tagliando il traguardo in seconda posizione in Austria. Ma la sua gara capolavoro è quella di Monza: ottiene la prima vittoria in Formula 1 al Gran Premio d’Italia con la Ferrari, nonostante le difficoltà degli ultimi giri con la monoposto che perdeva benzina. Quell’anno chiude il campionato al terzo posto, alle spalle del vincitore Rindt e del compagno di squadra Ickx. Seguono due stagioni avare di risultati, complice una Ferrari scarsamente competitiva. Decide così di passare alla BRM nel 1973, dove ha modo di conoscere Niki Lauda. Una volta tornato alla corte di Maranello nel 1974, è proprio Regazzoni a suggerire a Enzo Ferrari di ingaggiare l’austriaco. Clay ci aveva visto lungo. Il campionato di quell’anno per lui è uno dei migliori e si gioca il titolo fino all’ultima gara, dove arriva a pari punti con Emerson Fittipaldi. Un problema alle sospensioni, però, gli nega la possibilità di giocarsi il titolo iridato. Nel frattempo, Ferrari punta tutto sull’emergente Lauda e Regazzoni viene messo in secondo piano, tanto da far incrinare i rapporti con la squadra.
La fine di un amore. Alla fine del ’76, Clay Regazzoni lascia la Ferrari e tratta un passaggio alla Brabham che gli viene negato dal veto del suo pilota, Carlos Pace. Lo svizzero ripiega così prima sulla neonata Ensign per la stagione ’77 e poi sulla Shadow nel ’78. Dopo due stagioni lontano da qualsiasi risultato degno di nota, si accorda con la Williams nel 1979 e torna alla vittoria nel Gran Premio di Gran Bretagna di quell’anno, regalando al team il primo successo casalingo. Alla fine della stagione, però, Frank Williams gli preferisce Carlos Reutemann, che aveva già preso il suo posto alla Ferrari nel ’77.
L’incidente a Long Beach. Così Clay torna alla Ensign nel 1980, dove incontra il suo destino. Al GP degli Stati Uniti a Long Beach, un guasto all’impianto frenante lo fa uscire fuori strada a circa 270 km/h. Finisce la sua corsa contro una Brabham lasciata nella via di fuga dai commissari. L’incidente è gravissimo: Clay riporta lesioni alla spina dorsale che lo renderanno paraplegico per il resto della sua vita. Inevitabilmente, si chiude così la sua carriera automobilistica e la sua vita cambia per sempre.
Un addio prematuro. Pur costretto alla sedia a rotelle, Regazzoni non si dà per vinto: prende parte ad alcune gare con vetture con comandi speciali e diventa promotore della disabilità nello sport. Nel 1993 è tra i fondatori della Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali. Da metà degli anni Ottanta fino a metà degli anni Novanta la sua voce entra nelle case degli italiani in qualità di commentatore tecnico per la Rai, insieme a Mario Poltronieri. Il 15 dicembre del 2006, quando aveva 67 anni, Clay Regazzoni perde la vita in un incidente stradale in Italia, lungo l’Autostrada A1, all’altezza di Parma. È sepolto nel cimitero di Porza, a nord di Lugano.