Sir John Young Stewart, per tutti semplicemente Jackie. È una leggenda vivente dell’automobilismo sportivo e il più anziano campione del mondo di Formula 1 ancora in vita. La sua storia sportiva è straordinaria, sia per quel che ha ottenuto in pista che per quel è riuscito a cambiare nel motorsport in nome della sicurezza.
Le origini. Jackie nasce a Dumbarton l'11 giugno del 1939 ed è il secondogenito di Robert Paul Stewart e Jeannie Young. La passione per le corse d'auto è insita nel DNA della famiglia, tanto che il papà è proprietario di una concessionaria e si diletta come pilota motociclistico, mentre il fratello maggiore di Jackie - Jimmy - corre in auto e partecipa anche ad alcuni GP di Formula 1 nel '53. Il giovane Jackie però non sembra cedere inizialmente al fascino della velocità e l’unico contatto con le auto è quello conseguente all’attività di famiglia, dove dava una mano come aiuto meccanico. A 13 anni, scopre di avere un amore viscerale per il tiro a piattello, tanto da diventare un membro pluripremiato della squadra scozzese.
Le prime corse. Solo a 22 anni prova per la prima volta una vettura da corsa, su offerta di un cliente del padre. Scoppia l’amore: è il 1961 e Stewart ha appena deciso di voler diventare un pilota professionista, dopo aver eguagliato i tempi dei più esperti durante un test a Oulton Park, alla guida di una Jaguar E-Type. Jackie è l’incarnazione perfetta del pilota di talento: debutta nel 1962 nel motorsport e vince le sue prime due gare, mentre l’anno successivo aggiunge ben quattordici trofei dedicati al vincitore. Durante una gara di Formula Junior, conquista l’interesse di Ken Tyrrell che gli offre un test a Goodwood su una Formula 3. In quell’occasione stampa il miglior tempo come biglietto da visita, risultando più veloce anche di Bruce McLaren. Non passa molto tempo per ricevere le prime offerte dalla Cooper e dalla Lotus per correre in Formula 1, ma lo scozzese rifiuta per continuare a correre in Formula 3 e Formula 2.
L’esordio in F1. Sono passati appena quattro anni dal primo test con una vettura da corsa e il nome di Jackie Stewart è già sulla bocca degli addetti ai lavori della Formula 1, tanto che nel 1965 lo scozzese si ritrova alla guida della BRM in coppia con Graham Hill. All’esordio stagionale, Jackie taglia il traguardo al sesto posto e conquista il suo primo punto in carriera: è l'inizio di una stagione strepitosa in cui ottiene la vittoria al GP d'Italia 1965, tre secondi posti, un terzo, un quinto e un sesto posto. Chiude terzo nel Mondiale alle spalle del compagno Hill e del campione Jim Clark. Nel '66 sfiora la vittoria alla 500 Miglia di Indianapolis, persa solo a causa di un problema tecnico, e gli viene conferito il premio di Rookie of The Year. Tra il 1966 e il 1967 paga però la poca affidabilità del suo mezzo e colleziona così solo una vittoria (a Monaco, nel '66) e pochi altri piazzamenti.
Il sodalizio vincente con Tyrrell. Nel 1968 torna a correre per l’amico Ken che quell'anno mette a disposizione di Stewart una Matra MAS10 motorizzata Cosworth. Lo scozzese riesce così a tornare a vincere in tre occasioni: a Zandvoort, sotto il diluvio e al Nurburgring in mezzo alla nebbia, sul quale dà un distacco di quattro minuti al primo degli inseguitori. A fine stagione si impone anche a Watkins Glen, ma il sogno iridato sfugge – a favore di Graham Hill – a causa di un infortunio rimediato in una gara di F2 che lo costringe a saltare due gare. Era chiaro a tutti, però, che Jackie Stewart sarebbe diventato campione del mondo, era soltanto questione di tempo. E a dirla tutta, non bisogna attendere poi molto, perché nel 1969 Stewart si ritrova tra le mani una Matra in gran forma con cui dimostra una superiorità schiacciante: vince cinque delle prime sei gare, poi chiude secondo in Germania e torna sul gradino più alto del podio in Italia. Alla fine dell'anno è campione del mondo per la prima volta in carriera. Il 1970 è un anno di transizione per Ken Tyrrell e la sua squadra, ma Jackie Stewart affronta la stagione a testa bassa, ottenendo comunque tre piazzamenti a podio e una vittoria. La fiducia in Tyrrell viene ripagata nella stagione seguente: lo scozzese ha a disposizione la nuova Tyrrell 003 Cosworth che gli permette a Stewart di conquistare ben 6 successi su 11 appuntamenti, mettendo così in bacheca il suo secondo titolo iridato. Nonostante dei problemi di salute, Stewart non si lascia abbattere e continua il suo impegno in Formula 1 con la Tyrrell. Vince la gara inaugurale in Argentina e si ripete poi in Francia e nella doppia tappa finale in Canada e Stati Uniti. Quell'anno però è costretto a cedere il passo a uno strepitoso Emerson Fittipaldi, iridato per la prima volta in carriera. Nel 1973 rinuncia a correre con la McLaren nel campionato CanAm e continua a mietere successi in Formula 1, mettendo anzitempo le mani sul suo terzo titolo iridato. L’ultima gara della stagione a Watkins Glen sarebbe stato il suo centesimo GP di Formula 1, ma quel giorno Jackie Stewart decide di non partire e ritirarsi dalle corse. Lo scozzese era profondamente sconfortato dall’aver perso il suo amico e compagno di squadra François Cévert, morto durante le qualifiche per un incidente dalle dinamiche mai del tutto chiarite. Nella sua esperienza in Formula 1, Jackie Stewart ha corso così 99 Gran Premi, andando a podio quasi la metà delle volte, ossia in 43 occasioni, cogliendo 27 vittorie.
Dopo la F1. Il pilota scozzese è sempre stato d’esempio e ispirazione per tanti aspiranti piloti, ma il nome di Stewart risultava poco gradito agli organizzatori dei Gran Premi che all’epoca si sono dovuti confrontare con richieste sempre più pressanti da parte di Jackie e dei suoi seguaci. Stewart si è infatti battuto molto per imporre alla Formula 1 – e a cascata a tutte le altre categorie del motorsport – di investire sempre più risorse in soluzioni e organizzazione legate alla sicurezza e al primo soccorso in caso di incidente. È stato tra i pochi a sfruttare la sua influenza di pilota vincente per puntare i riflettori su un argomento a lui molto caro, correndo in un periodo storico in cui la morte faceva parte del weekend di gara. Dopo essersi ritirato dalla F1 come pilota è rimasto comunque nel circus come commentatore televisivo per diversi anni, per poi fondare nel 1997 la Stewart Grand Prix insieme al figlio Paul. Un’avventura durata pochi anni, prima di cedere la squadra alla Jaguar nel 2000.