Ha vinto la sua prima gara a 8 anni. È stato bocciato all’esame di guida quando ne aveva 17 ed è diventato campione del mondo di Formula 1 a 29 anni. Sì, stiamo proprio parlando di Jenson Button. Come gran parte dei piloti della sua generazione, la carriera di Jenson Button inizia in tenera età. Il papà John – pilota di rally – gli regala per Natale un go-kart ed è l’inizio di una lunga storia d’amore. Il piccolo Button debutta in gara a otto anni e vince al debutto. A undici conquista il campionato cadetto kart dominando tutte e 34 le gare previste e nel 1997 conquista l’europeo di Super A.
In F.1 a vent’anni. Una volta salito a bordo di una monoposto di Formula 3, per molti addetti ai lavori è chiaro che Jenson meriti una lunga carriera nel motorsport. Dopo diverse vittorie nella categoria si aprono immediatamente le porte della Formula 1. Prima con un doppio test per la McLaren e per la Prost, poi sotto forma di contratto con la Williams per sostituire Alex Zanardi. Debutta così in Formula 1 a vent’anni, diventando il terzo più giovane debuttante nella storia del campionato. In coppia con Ralf Schumacher, Jenson Button ottiene il primo piazzamento a punti al suo secondo Gran Premio grazie a un ottimo sesto posto ottenuto a Interlagos. Per l’epoca, è il più giovane pilota della storia della F1 a conquistare punti. Si ripete in Belgio qualche mese dopo e poi anche in Giappone, chiudendo la stagione all’ottavo posto nel Campionato Piloti. Nonostante le impressionanti prestazioni di quell’anno, la Williams gli preferisce Juan Pablo Montoya e così lo spedisce in prestito alla Benetton. A Enstone, nel 2001, affronta un’annata difficile perché la vettura non è molto competitiva. Si fa le ossa e l’unico risultato degno di nota è il quinto posto conquistato al GP di Germania. Resta con il team inglese anche nel 2002, nel frattempo ribattezzato Renault. La situazione migliore e Jenson Button mette in bacheca due quarti e due quinti posti che gli permettono di chiudere l’anno al sesto posto. Ma alla Renault non credono più in lui e addirittura Flavio Briatore arriva a definirlo un “Paracarro”.
Gli anni alla BAR. Nel 2003 passa così alla BAR Honda e diventa il compagno di squadra di Jacques Villeneuve, ma è proprio l’anno successivo che l’inglese riesce a esprimersi al meglio. Nel secondo round di Sepang conquista la sua prima pole position in carriera a cui, nel corso dell’anno, aggiungerà anche 10 podi che gli varranno il terzo posto nella classifica generale, proprio alle spalle dei due piloti della dominatrice Scuderia Ferrari. L’ascesa del 2004 lo porta a firmare a metà stagione un contratto con la Williams, ma la BAR si oppone con successo e per Jenson non c’è altra soluzione di rimanere al suo posto, questa volta con una vettura poco competitiva. La disputa contrattuale dura a lungo ma quando Honda decide di acquisire la BAR, Button rinuncia al trasferimento e resta in squadra, una mossa che con il senno di poi si rivelerà fruttuosa. Ma prima di arrivare a quel punto della storia ci sono ancora parecchie stagioni difficili da affrontare con la sola parentesi della sua prima vittoria in carriera, arrivata in un caotico weekend di agosto all’Hungaroring, per il Gran Premio d’Ungheria. Sotto la pioggia, Jenson firma una gara strepitosa che lo vede partire quattordicesimo e tagliare per primo il traguardo.
La luce in fondo al tunnel. Dopo altre due stagioni nell’ombra, le cose si fanno complicate. La crisi finanziaria globale del 2008 vede molte aziende rivalutare le priorità e la Honda è tra queste. Con un annuncio shock, informa tutti della decisione di ritirarsi alla fine della stagione, mettendo in serio dubbio il futuro del team di Brackley. Per Button, quello sembra il capolinea di una carriera. Ma la dirigenza della squadra, guidata dal team principal Ross Brawn, trova il modo di acquisire i progetti del 2009 dalla Honda e tenere in vita l’azienda. La mossa riesce bene e la squadra diventa Brawn GP. La monoposto sfrutta una zona grigia del nuovo regolamento e presenta il famigerato doppio diffusore che fa della vettura la dominatrice della prima parte della stagione, con Jenson Button che conquista un filotto di sei gare consecutive e – nonostante la rimonta della Red Bull – anche il suo primo titolo iridato alla fine della stagione.
Il passaggio alla McLaren. Nel 2010 la Brawn GP diventa Mercedes, ma Button non fa parte dei piani di Stoccarda e passa così alla McLaren per formare una line-up tutta inglese insieme a Lewis Hamilton. Le prestazioni dei due si equivalgono nel corso della stagione, ma con due gare bagnate – in Australia e Cina – nei primi tre appuntamenti del calendario non poteva che essere Button il vincitore, confermandosi come uno dei piloti più competitivi in condizioni difficili. Button rimane in corsa per il titolo mondiale fino al penultimo appuntamento di quell’anno, ma la matematica lo ha escluso definitivamente dopo il quinto posto del Brasile. Nel 2011 c’è un’inversione di tendenza per i due piloti britannici: Button è quasi sempre più veloce di Hamilton. Vince in tutto tre gare, tra cui la più bella della sua carriera in Canada, strappata all’ultimo giro dalle mani di Vettel. Sotto il diluvio di Montreal, Jenson rimonta dall’ultima posizione e conquista la vittoria approfittando di una sbavatura del tedesco della Red Bull, sotto pressione e con l’inglese alle calcagna. La sana rivalità tra Button e Hamilton prosegue anche nel 2012, con Jenson vittorioso nella prima e nell’ultima gara del campionato, oltre al successo ottenuto a Spa per il GP del Belgio.
Anni difficili. Il declino combacia con quello della McLaren: Hamilton si trasferisce alla Mercedes e Jenson condivide con Sergio Perez la MP4-28 del 2013. La poca competitività della vettura peggiora nel 2014 e crolla definitivamente nel 2015, quando si ritrova in coppia con Fernando Alonso e il nuovo motore turbo ibrido della Honda. La McLaren paga caro l’impreparazione dei giapponesi ai nuovi regolamenti e chiude nona in campionato, con appena 27 punti. Nel 2016, dopo un’altra stagione simile a un calvario, decide di appendere il casco al chiodo. Ma il suo ultimo Gran Premio di Formula 1 lo disputa a Monaco, nel 2017, prendendo il posto di Fernando Alonso, per quella occasione impegnato nella Indy500. La gara di Jenson a Monte Carlo finisce con un incidente dopo 57 giri contro la Sauber di Pascal Wehrlein.
Il ritiro. Cala così il sipario sulla lunga carriera dell’inglese in Formula 1 che lo ha visto prendere parte a 306 Gran Premi, ottenendo 15 vittorie, 8 pole position, 8 giri veloci e 50 podi, oltre a mettere in bacheca un titolo iridato nel 2009. Terminata l’esperienza in F.1, Button prende parte a quattro gare del Mondiale Endurance con il Team SMP Racing e nel 2018 corre (vincendo) il campionato Super GT insieme al Team Kunimitsu. Nel 2021 – esattamente venti anni dopo il debutto – torna alla Williams in qualità di super consulente e, contestualmente, diventa socio della storica carrozzeria luxury “Radford”.