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Formula 1

PILOTI
Mario Andretti

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Mario Andretti è considerato un po’ come l’eroe dei due mondi, uno dei pochissimi piloti a correre e vincere sia in Formula 1 che in Formula Cart, passando per Mondiale Marche, Nascar e CanAm in una lunghissima carriera, sempre sulla cresta dell’onda.

L’amore per le corse. Nato in Istria nel 1940, a Montona, si trasferisce con la famiglia in un campo profughi nei pressi di Lucca quando la regione viene ammessa alla Jugoslavia. Il giovanissimo Mario si dà da fare come aiutante meccanico in officina ed è proprio in quel periodo che, appena tredicenne, si innamora delle corse assistendo al passaggio della mitica Mille Miglia. Ma per dar sfogo alla nascente passione dovrà aspettare ancora qualche anno, quando nel 1955 la famiglia si trasferisce in Pennsylvania.

Le prime vittorie. Nel 1964 acquisisce la cittadinanza statunitense e nel frattempo si diletta con le prime corse, facendo ben parlare di sé. La buona reputazione di Mario Andretti lo porta nell’USAC National Championship dove conquista per ben due volte il titolo, nel 1965 e nel 1966. È talmente preso dalle corse che si cimenta in più categorie contemporaneamente e così, alla fine del ’65, prende parte anche al Mondiale Marche e al campionato CanAm. Con le vetture sport ha un’affinità particolare, tanto che in carriera vincerà per ben tre volte la 12 Ore di Sebring, mentre alla 24 Ore di Le Mans conquisterà più volte dei podi senza mai avere l’occasione di vincere. Nel 1967 prende parte al campionato Nascar e si toglie un’altra grande soddisfazione: vincere l’iconica 500 Miglia di Daytona.

Il Mondiale di F1. L’arrivo di Mario Andretti in Formula 1 è legato alla Lotus: l’italo-americano prende parte al Gran Premio degli Stati Uniti e stampa subito una pole position al debutto, con grande stupore del pubblico di casa. Peccato per la gara, finita anzitempo. Per la prima vittoria in Formula 1 attende il 1971 quando si presente alla gara inaugurale della stagione insieme alla Ferrari, vincendo il Gran Premio del Sudafrica e conquistando anche il giro più veloce della gara. Dopo la parentesi con la Parnelli, Mario Andretti rompe il suo digiuno di vittorie nel circus – e quello della Lotus – con una vittoria al Gran Premio del Giappone. Dopo le fugaci apparizioni nella categoria, prende parte all’intero Mondiale di F1 1977 con la Lotus e le cose sembrano girare per il verso giusto: conquista quattro vittorie e chiude la stagione con il terzo posto in campionato. L’anno di grazia è il 1978: la Lotus sbaraglia la concorrenza e Andretti è lanciatissimo verso il titolo iridato. Troverà filo da torcere solo con Ronnie Peterson, nonostante lo svedese avesse un contratto da secondo pilota. Ma a tre gare dalla fine, in quel di Monza, Peterson subisce un incidente e muore in ospedale a causa di un’embolia causata dall’intervento chirurgico necessario alla stabilizzazione delle fratture. Dopo aver vinto il Mondiale del ’78, per Andretti l’esperienza in Formula 1 si riduce a un piccolo calvario, senza più risultati degni di nota né con la Lotus, né con Alfa Romeo. Il saluto alla categoria lo dà nel 1982, quando prende parte al Gran Premio d’Italia con la Ferrari per sostituire Didier Pironi, infortunatosi in un grave incidente al GP di Germania. Andretti conquista la pole davanti a un pubblico entusiasta, ma in gara lascia spazio al suo compagno di squadra Patrick Tambay e taglia il traguardo solo terzo.

Il sogno americano. Dopo la Formula 1, Mario Andretti torna in America e dal 1983 al 1994 corre esclusivamente per il team di Paul Newman e Carl Haas: il punto più alto di questa collaborazione è la conquista del titolo di Formula Cart, proprio nel 1984. Dopo più di un decennio passato sulle monoposto americane, annuncia il suo ritiro dalla categoria. La passione infinita per le corse lo vede comunque impegnato in diverse occasioni con auto a ruote coperte, tentando anche l’impresa alla 24 Ore di Le Mans, senza però mai vincerla. L’ultimo tentativo nell’edizione del 2000. Non ha mai annunciato un vero e proprio ritiro dalle corse e non di rado lo si incontra in pista, in America come in Europa. Nel frattempo, si è anche dedicato anche alla produzione vitivinicola attraverso la sua Andretti Winery.