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Formula 1

PILOTI
Nigel Mansell

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La storia di Nigel Mansell è una di quelle che vale sempre la pena di raccontare, poiché sicura fonte d’ispirazione. È una storia di coraggio e determinazione quella che ha portato l’inglese fino alla Formula 1 e conquistarsi l’appellativo di Leone d’Inghilterra, proprio per la sua guida spettacolare e aggressiva, talvolta anche oltre i limiti del mezzo tecnico a disposizione.

Le origini. Classe 1953, Nigel Mansell nasce a Upton-Upon-Severn, nel Regno Unito. È il terzo dei quattro figli nati dall’amore di Eric e Joyce Mansell. La sua è una famiglia modesta, come tante altre in quel paesino di tremila anime. In casa tutti danno una mano per portare avanti la famiglia e Nigel non è da meno. Questo è sicuramente uno dei motivi per cui asseconda tardi la sua passione per l’automobilismo, almeno rispetto a quel che accade mediamente nel motorsport. Il ragazzo sa esattamente cosa vuol dire fare la gavetta e inizia a fare qualsiasi lavoro, anche il più umile, pur di pagarsi le prime corse in kart. Ma nonostante le mille difficoltà per iniziare, sente che quella è la sua strada. È il 1976: Nigel Mansell ha 23 anni e vuole scendere in pista con delle monoposto: nonostante le rimostranze del padre, l’inglese decide di ipotecare casa per avere i soldi necessari a prendere parte al campionato di Formula Ford dove si mette in luce conquistando sei gare delle nove in calendario, conquistando il titolo di campione l’anno successivo nonostante un terribile incidente nel quale rischia addirittura la tetraplegia.

Alti e bassi. Grazie alla sua tenacia, Nigel Mansell riesce a raggiungere un accordo con la March per prendere parte al campionato di Formula 3. Al debutto ottiene la pole e poi chiude sul podio, ma per continuare a correre servono sponsor che non arrivano. Tira avanti per qualche gara con le sue sole forze, poi rimane senza un volante per il resto della stagione. Per far quadrare i conti, torna a lavorare anche come lavavetri. Il suo talento però non passa inosservato e gli viene offerta l’occasione di correre in Formula 2, ma un incidente gli impedisce di qualificarsi. Le cose sembrano però girare per il meglio: riesce a convincere David Price a dargli un volante, questa volta senza scucire una sterlina. Per la prima volta, anzi, era pagato per correre. Con la mente più serena, Nigel si sblocca e nel marzo 1979 – sul circuito di Silverstone – arriva la sua prima affermazione in Formula 3. E su di lui, intanto, mette gli occhi il patron della Lotus Formula 1, Colin Chapman.

Il debutto in F1. Il primo assaggio di Formula 1 per Nigel Mansell arriva proprio durante il 1979 quando Chapman gli offre un test al volante della Lotus 79 motorizzata Ford, insieme a Eddie Cheever, Jan Lammers ed Elio De Angelis. Al romano viene data l’occasione di correre da titolare per il 1980, mentre Mansell viene ingaggiato come collaudatore. Ma nel corso di quella stagione l’inglese ha comunque l’occasione di scendere in pista quando la Lotus schiera una terza vettura: prende così parte a tre GP, senza grande fortuna. Nel 1981 viene promosso a pilota titolare, proprio al fianco di De Angelis. Mansell però, per diversi motivi, non riesce mai a vincere. Resta con la Lotus fino al 1984, ma non è ancora riuscito a cogliere il successo.

Alla corte di Sir Frank. Così, nel 1985, passa alla Williams. L’inizio non è dei migliori, ma nella seconda parte della stagione le cose iniziano a ingranare, fino al GP d’Europa dove Mansell riesce finalmente a rompere il lungo digiuno, conquistando la vittoria sul circuito di Brands Hatch. Poi, sullo stesso slancio, fa il bis due settimane dopo in occasione del GP di Sudafrica. Il Mondiale 1986 è una sfida tra team inglesi, con McLaren e Williams a contendersi il titolo. Mansell vince cinque gare e colleziona anche quattro piazzamenti a podio ma, complice una lotta interna tra lui e il compagno di squadra Piquet, il titolo iridato finisce nelle mani di Prost. Anche il 1987 è un anno particolarmente importante per il Leone d’Inghilterra che si ritrova a lottare solamente con il compagno di squadra Piquet, grazie a una vettura superiore a tutte le altre. Sembra l’anno buono. Poi, però, in un incidente nelle prove del penultimo GP rimedia ferite così gravi da costringerlo a saltare le ultime due gare, consegnando il titolo nelle mani del brasiliano. I sogni di gloria finiscono, ancora una volta, in fumo. Come se non bastasse, la stagione 1988 è pessima per la Williams: dopo aver perso i motori Honda, la squadra inglese corre con i poco affidabili Judd e Mansell vede il traguardo solamente in due occasioni durante l’anno, conquistando due podi.

La parentesi ferrarista. La situazione precaria in Williams convince Mansell a cedere alle lusinghe di Enzo Ferrari, che già qualche anno prima aveva provato a portarlo a Maranello. Nigel firma così per il Cavallino Rampante e la stagione 1989 inizia nel migliore dei modi, con una vittoria al GP del Brasile. Di quell’anno è impossibile non ricordare la vittoria al GP di Ungheria sul tortuoso circuito magiaro, dove il Leone fa una delle sue gare più belle e vince, nonostante fosse partito dodicesimo. Tuttavia, l’idillio con la Ferrari dura poco: nel 1990 arriva in squadra Alain Prost, un pilota con cui è difficile andare d’accordo, tanto che l’inglese decide di fare i bagagli e tornare alla Williams alla fine dell’anno.

Ritorno vincente in Williams. Nonostante un inizio claudicante, la nuova FW14 migliora gara dopo gara e Mansell chiude il campionato 1991 al secondo posto. Ma è nel 1992 che le cose cambiano nettamente: la FW14B, evoluzione del modello precedente, non ha rivali in pista e Nigel inizia la stagione con un filotto di cinque vittorie consecutive a cui ne seguono altre quattro nel corso dell’anno, risultati che permettono al pilota inglese di conquistare finalmente il titolo di campione del mondo di Formula 1. Raggiunto il suo obiettivo e conscio che alla Williams sarebbe arrivato Prost, Mansell decide di mollare tutto e salutare la compagnia, ritirandosi dalla F1.

Oltre la F1. Quel sorriso sornione sotto i baffi diventati icona nel motorsport aveva deciso di lasciare il circus, ma la voglia di vincere era ancora tanta. Nel 1993 Nigel Mansell trova un accordo con il team Newman-Haas e sbarca in America, nel campionato Formula Cart. Il Leone è velocissimo e riesce nell’impresa di vincere il titolo nell’anno del debutto. A metà della stagione 1994 viene richiamato dalla Williams in Formula 1 per concludere la stagione al posto di David Coulthard e torna alla vittoria nell’ultimo round stagionale, ad Adelaide. Per il 1995 si accorda con la McLaren, ma il motore Mercedes non lo convince pienamente e così corre solamente in due occasioni, rinunciando al suo ruolo per la scarsa competitività della vettura, ritirandosi definitivamente dalla F1. Dopo la Formula 1, Mansell partecipa sporadicamente ad alcuni appuntamenti del campionato turismo inglese, mentre nel 2010 - in squadra con i figli - tenta il colpaccio nella 24 Ore di Le Mans. Ma l'avventura termina dopo appena quindici minuti per lo scoppio di una ruota che lo fa finire fuori pista. Mansell ha preso parte in tutto a 187 Gran Premi di Formula 1, vincendone 31 e ottenendo 32 pole position e 59 piazzamenti a podio. Nella Cart americana ha invece corso 31 gare ottenendo 5 vittorie, 10 pole position e 8 piazzamenti a podio. Nel 1993 ha anche conquistato il terzo posto alla 500 Miglia di Indianapolis e il titolo di Indy 500 Rookie of the Year.