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Suzuki Alto
La Suzuki Alto è una citycar arrivata nel nostro Paese negli anni Ottanta, con la sua terza generazione, all’epoca denominata Suzuki Maruti 800 dal nome dell’azienda indiana che la produceva. Si trattava di una cinque porte ultra compatta dall’impostazione low cost, che oggi è ormai quasi introvabile, così come rare sono anche le Alto delle generazioni immediatamente successive. Salvo poche eccezioni, le inserzioni riguardano più che altro esemplari della settima serie, lanciata nel 2009 e sua volta prodotta in India dalla Maruti (assieme alla cugina Nissan Pixo, grazie a una joint-venture tra le due Case giapponesi). Questa Suzuki Alto eredita dalle antenate le misure compatte, con una lunghezza di 350 cm, e l’impostazione dell’abitacolo, che bada soprattutto al sodo. La plancia è massiccia, realizzata con plastiche durette ma robuste e ben assemblate, mentre la strumentazione è minimalista: alcune vetture dispongono appena del tachimetro e di un piccolo indicatore del carburante, mentre altre hanno un contagiri che spunta a mo’ di fungo sul cruscotto.
I MOTORI
Tutte le Suzuki Alto della settima generazione adottano un motore mille a tre cilindri, che può essere a benzina o in variante bifuel benzina-Gpl. Si tratta di un’unità capace di salire di giri con una certa rapidità e dotata di una discreta coppia, che permette di avere un certo dinamismo nonostante i rapporti piuttosto lunghi del cambio. Se da una lato ciò mortifica la vivacità in ripresa e impone di scalare nei sorpassi, questa scelta aiuta a contenere i consumi. Il propulsore ha poche vibrazioni e si rivela abbastanza silenzioso, facendosi sentire solo quando s’insiste con l’acceleratore.
PRO E CONTRO
Il grande punto di forza della Suzuki Alto è la sua straordinaria agilità negli spazi stretti, che dipende anche da un diametro di sterzata da record. Il resto lo fanno le dimensioni tascabili, che impongono tuttavia qualche limite a livello di abitabilità. La vettura è omologata per quattro, non per cinque, e chi siede dietro accede facilmente al divano, grazie alle cinque porte, ma ha poi a disposizione poco spazio per le gambe. Anche il bagagliaio è piccolo: a meno che non si ribalti in avanti lo schienale posteriore, ci stanno solo oggetti poco ingombranti. Su strada la Suzukina si rivela un’auto sincera e alla portata di tutti, con sottosterzo piuttosto marcato che suggerisce una guida tranquilla. Meglio dunque non farsi prendere troppo la mano, anche perché lo sterzo non è né rapido né molto preciso e i freni hanno spazi d’arresto piuttosto lunghi, specialmente sui fondi irregolari, dove l’Abs va un po’ in crisi. Il controllo elettronico della stabilità, tra l’altro, è presente solo sugli esemplari nell’allestimento più ricco. L’assetto non è particolarmente rigido ma lascia spazio a qualche sobbalzo di troppo sulle irregolarità secche, come sui binari del tram oppure sul pavé dei centri storici.
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I MOTORI
Tutte le Suzuki Alto della settima generazione adottano un motore mille a tre cilindri, che può essere a benzina o in variante bifuel benzina-Gpl. Si tratta di un’unità capace di salire di giri con una certa rapidità e dotata di una discreta coppia, che permette di avere un certo dinamismo nonostante i rapporti piuttosto lunghi del cambio. Se da una lato ciò mortifica la vivacità in ripresa e impone di scalare nei sorpassi, questa scelta aiuta a contenere i consumi. Il propulsore ha poche vibrazioni e si rivela abbastanza silenzioso, facendosi sentire solo quando s’insiste con l’acceleratore.
PRO E CONTRO
Il grande punto di forza della Suzuki Alto è la sua straordinaria agilità negli spazi stretti, che dipende anche da un diametro di sterzata da record. Il resto lo fanno le dimensioni tascabili, che impongono tuttavia qualche limite a livello di abitabilità. La vettura è omologata per quattro, non per cinque, e chi siede dietro accede facilmente al divano, grazie alle cinque porte, ma ha poi a disposizione poco spazio per le gambe. Anche il bagagliaio è piccolo: a meno che non si ribalti in avanti lo schienale posteriore, ci stanno solo oggetti poco ingombranti. Su strada la Suzukina si rivela un’auto sincera e alla portata di tutti, con sottosterzo piuttosto marcato che suggerisce una guida tranquilla. Meglio dunque non farsi prendere troppo la mano, anche perché lo sterzo non è né rapido né molto preciso e i freni hanno spazi d’arresto piuttosto lunghi, specialmente sui fondi irregolari, dove l’Abs va un po’ in crisi. Il controllo elettronico della stabilità, tra l’altro, è presente solo sugli esemplari nell’allestimento più ricco. L’assetto non è particolarmente rigido ma lascia spazio a qualche sobbalzo di troppo sulle irregolarità secche, come sui binari del tram oppure sul pavé dei centri storici.