Suzuki Samurai
I MOTORI
La Suzuki Samurai fu proposta inizialmente con gli stessi motori montati dalle SJ, ovvero con due unità a benzina da 970 e 1.324 cc. La prima uscì però presto di scena e la seconda fu rimpiazzata da una più raffinata unità a iniezione da 1.298 cc. Risale invece al 1998 il debutto i della Samurai a gasolio, spinta dapprima da un turbodiesel 1.9 di origine Peugeot e quindi da un diesel aspirato, sempre 1.9 ma di derivazione Renault. Quasi tutti gli esemplari in circolazione adottano la trazione integrale part-time, con trazione posteriore fissa e quella anteriore inseribile, completata da un riduttore.
PRO E CONTRO
Il particolare sistema di trasmissione, le sospensioni a ponte rigido con le balestre, il passo corto e gli sbalzi ridotti fanno sì che il principale pregio della Suzuki Samurai sia la capacità di muoversi bene su ogni terreno, anche quando l’aderenza è bassa e il fondo è sconnesso o scosceso. Buona è anche la qualità complessiva: non ci sono concessioni al lusso, ma tutto è costruito e assemblato in modo solido, badando al sodo. L’indole fuoristradistica, tuttavia, riflette qualche limite sulla strada, dove tenuta e precisione di guida sono limitate, il confort è scarso e gli spazi di arresto sono più lunghi di quelli di una comune berlina.