La Toyota C-HR - sigla che sta per Coupé-High Rider - è una crossover anticonformista. Introdotta sul mercato all’inizio del 2017, ha un aspetto inconfondibile, con un cofano spiovente, i parafanghi muscolosi e i finestrini bassi. Anche l’abitacolo ha alcuni tratti insoliti, ma non perde di vista il discorso praticità. I posti anteriori offrono un’ottima sistemazione e anche dietro spazio non manca, nemmeno in altezza. Tutti i comandi sono disposti in modo razionale su una plancia ben fatta e dall’aspetto solido. Discreta anche la capacità di carico, che permette di sfruttare la macchina pure per un impiego familiare.

I MOTORI
Le C-HR più diffuse sono in versione Hybrid. Il sistema ibrido che montano è lo stesso adottato dalla Prius, che abbina un motore 1.8 a benzina a un’unità elettrica, per una potenza totale di 122 cavalli. La potenza è gestita attraverso il cambio a variazione continua e-Cvt, che ha una progressione dolce ma che fa salire molto di giri il motore quando si strapazza l’acceleratore. In città questa Toyota ha consumi molto ridotti mentre in autostrada le percorrenze medie scendono sensibilmente. In alternativa la C-HR è offerta con un 1.2 turbo da 116 CV e 185 Nm, disponibile anche con trazione integrale. Non esistono invece esemplari a gasolio.

PRO E CONTRO
La C-HR non ha una vera indole sportiva, come il look potrebbe invece far supporre, ma ha comunque un ottimo comportamento su strada. Grazie a un telaio solido e a un assetto a punto è infatti piacevole e sincera tra le curve. Ottima la maneggevolezza anche in città, dove però è difficile avere una chiara percezione degli ingombri. La visibilità posteriore è molto limitata, ma per fortuna la retrocamera è di serie.

LE QUOTAZIONI
Le Toyota C-HR ibride sono piuttosto richieste e hanno spesso prezzi superiori alla media. Alla luce dei trend di mercato, paiono comunque destinate a mantenere bene il loro valore, almeno per i prossimi anni. La linea attuale fa sì che siano apprezzate anche le versioni con un motore termico tradizionale.