Fin dal loro primo apparire le automobili hanno sempre avuto il dono di riuscire a toccare profondamente la nostra emotività. Gli anni 30 hanno trasformato i primi modelli squadrati in autentiche opere d'arte, ricche di curve sensuali che uggerivano un'idea di dinamismo difficilmente riproponibile con la stessa forza nei decenni a seguire. Poi, nel tempo, si sono affermate nuove forme; quelle plastiche del dopoguerra, le "muscle cars" e la profusione di pinne nell'America degli anni 60. E ancora, mentre frequentavo il liceo a Seattle (Usa), le creazioni  dei grandi stilisti italiani - Bertone, Pininfarina e Giugiaro - che hanno illuminato il momento forse più buio per il design automobilistico. Il nuovo millennio ha moltiplicato le opportunità sia per chi disegna auto sia per chi le sceglie, ma la molla è sempre la stessa: creare vetture in qualche modo sexy. Io divido la sensualità dell'auto in tre categorie: forma, ambiente e immagine.

Forma. L'aspetto scultoreo dell'auto riflette la voglia di trasgredire, di produrre riflessi nuovi, sorprendenti, dovuti al modo in cui la lamiera avvolge la scocca: forme lunghe, "curve lente" che nascono dal nulla e finiscono in nulla. Il linguaggio è ibrido, sposa cioè forme morbide con spigoli vivi, più o meno come accade in un corpo umano. È quella che io definisco "l'invidia del cofano".

Ambiente. I nostri cinque sensi lavorano sempre in sintonia tra loro, anche se non ce ne accorgiamo, per cui la qualità percepita di ogni contesto, oggetto o materiale misura la coerenza multisensoriale tra quel che vediamo, tocchiamo, ascoltiamo e le attese che ci formiamo nel cervello. Ogni oggetto risponde in modo diverso al concetto di "usabilità"; può trasmettere, cioè, piacevolezza oppure frustrazione. È ciò che io definisco "design dell'invisibile".

Immagine. La differenza tra fascino e seduzione sta nel fatto che il primo è un modo di essere, mentre la seconda presuppone un atto di volontà. Il fascino, quindi, si lega alle regole comportamentali di ogni epoca e società. Lo stesso vale per l'auto. Alcuni marchi lanciano messaggi poco rassicuranti, altri sono invece capaci d'infondere positività. I cosiddetti "lovemarks" sono quelli che godono del rispetto e dell'affezione del consumatore e producono orgoglio. All'estremo opposto, i marchi "arroganti" di chi si crede superiore alle leggi del mercato e vive sugli allori del passato. La sensualità che fa scattare l'interesse per un modello non coinvolge solo la forma o gli aspetti estetici. È un fenomeno molto più cerebrale. Anche se pochi designer lo sanno, la chiave del successo è sottopelle, dove nascono la curiosità, la fantasia e i sogni.


Mike Robinson, nato a Los Angeles 49 anni fa, due lauree (in Belle arti e Industial design), è stato direttore dei centri stile Lancia e Fiat. Con questa serie di articoli ha riflettuto (e fatto riflettere) sullo stato dell'arte nel mondo dell'auto.