Nel campo dell'innovazione energetica l'Italia non brilla nel firmamento europeo. Nella classifica delle principali nazioni del Vecchio Continente, infatti, risulta agli ultimi posti, con 1,31 miliardi di dollari investiti in questo settore. È questo quanto emerge dal rapporto 2013 di I-Com, Istituto per la Competitività che, tuttavia, evidenzia un incremento, rispetto al 2010, sia delle risorse pubbliche (+23%) sia di quelle private (+5%). In particolare, gli investimenti pubblici del nostro Paese si sono concentrati sul settore dell'efficienza energetica (24% del totale), che invece a livello globale vede un peso molto inferiore (8%). In questo ambito, in Europa solo il Regno Unito fa meglio dell'Italia.
Tante pubblicazioni, pochi brevetti. Dimezzato, rispetto a 10 anni prima, il volume di risorse destinate al nucleare (23%), mentre le rinnovabili si attestano al 17%. Cartina di tornasole delle attività di ricerca e sviluppo, le pubblicazioni scientifiche vedono l'Italia ai primi posti della classifica dei principali player dell'innovazione energetica stilata da I-Com: con 113 articoli pubblicati nel 2012 dei quasi 2.500 articoli pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali del settore energetico, il nostro Paese si piazza al quinto posto, ad una incollatura da Germania e Spagna. Tra le regioni italiane, la Lombardia è prima con il 21% di pubblicazioni in campo energetico, seguita dalla Sicilia, con il 10%.
Tessuto produttivo. A questa elevata produttività nazionale sul fronte della ricerca non corrisponde, tuttavia, un adeguato output in fatto di brevettazione. Rispetto al campione analizzato di 17.437 brevetti depositati presso l'ufficio brevetti europeo nel 2012 e relativo alle tecnologie energetiche a bassi impatto ambientale, solo 154 sono italiani. La ragione della scarsa propensione italiana a brevettare va ricercata primariamente nella struttura stessa del tessuto produttivo, fondato su una larga diffusione di aziende di piccola e piccolissima dimensione. Sul fronte della valorizzazione commerciale di tecnologie energetiche (import/export), l'Italia mantiene tuttavia un saldo positivo con un attivo di 7,7 miliardi di dollari nel 2011 (la Germania si ferma a 6,8 milioni).
Redazione online
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