Scene quasi da apocalisse l'8 luglio nel milanese, quando una violenta tempesta ha investito la parte centro-sud del territorio con vento, violenti scrosci d'acqua e, soprattutto, grandine. Ingenti i danni: alberi sradicati, semafori distrutti, cartelloni stradali divelti e persino immobili compromessi dalla furia della tempesta. Come però spesso accade in queste situazioni, a farne maggiormente le spese sono stati gli automobilisti.
Mattanza di auto. Chicchi di grandine grossi come palle da tennis si sono abbattuti al suolo mitragliando le sventurate auto parcheggiate. Non si contano i cristalli infranti così come le carrozzerie ridotte a colabrodo. Compromessi pure i parcheggi di alcune concessionarie della zona. Che fare adesso? Seccatura a parte per dover riparare l'auto a ridosso delle ferie, chi ha sottoscritto una polizza che lo tutela per grandine ed eventi naturali, non deve preoccuparsi: paga giustamente l'assicurazione. Chi invece non è stato previdente (temiamo una grossa fetta degli sventurati), deve purtroppo mandar giù il boccone amaro e mettere mano al portafogli.
Non solo levabolli. Per fortuna questo tipo di danno, con una introflessione della lamiera non troppo accentuata, può essere ripristinato con successo mediante la tecnica dei levabolli. Con apposite leve, si fanno rientrare le ammaccature senza dover riverniciare. Questa tecnica ha il vantaggio di essere anche un po' più economica rispetto all'intervento tradizionale, ma dev'essere eseguita da persone davvero competenti che, non a caso, si chiamano "maestri di leva". Lo svantaggio è che non tutte le botte da grandine possono essere sanate così: per alcune, purtroppo, è necessario ricorrere alla risagomatura, stuccatura e verniciatura tradizionali. Un accurato preventivo prima di dare il via ai lavori, dunque, è strettamente necessario.
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