Per una volta le previsioni non sono state tradite. A conquistare il trofeo di “Best in Show” alla buca 18 del Pebble Beach Concours d’Elegance è stata la favorita: la Hispano-Suiza H6C Nieuport-Astra Torpedo del 1924, conosciuta come “Tulipwood”. Una vettura che sembra più un’opera d’arte che un’automobile, con la sua carrozzeria in listelli di mogano uniti da 8.500 rivetti. Leggera come un sogno e segnata dalla storia di André Dubonnet, che la portò alla Targa Florio e alla Coppa Florio, prima di essere riportata dagli Anderson di Naples, Florida, alla forma originaria.
Quella di ieri è stata una giornata lunghissima a Pebble Beach, iniziata ancor prima dell’alba, con il rito della “Dawn Patrol”, i sorveglianti dell’alba: caffè fumanti, ciambelle dolci; e proseguita fino a dopo le 17, quando la giuria ha proclamato la vincitrice. Alle prime luci del mattino, è partita una processione lenta e rituale, quasi due ore per comporre il mosaico di 229 automobili, arrivate da 22 Paesi e 31 Stati americani.
Il pubblico era quello delle grandi occasioni: signore con cappellini e borsette scintillanti come reliquie, uomini in giacca. Tra i concorrenti, diversi equipaggi in costume d’epoca per meglio valorizzare la vettura in gara. La mattinata è andata via con i giudici impegnati ad osservavare, prendevano appunti, ascoltavano il rombo dei motori accesi per l’occasione, sfogliavano i registri di restauro. Sul prato il tempo sembrava sospeso, in bilico tra la bellezza dei dettagli e la voglia di raccontare una storia. Quella della Hispano-Suiza è apparsa irresistibile: “Questa macchina spunta tutte le caselle”, ha dichiarato Sandra Button, chairman del concorso. “Avanzata nella tecnica, splendida nella fattura, unica nella sua forma torpedo”.
Gli Anderson, proprietari del veicolo, non hanno nascosto l’emozione: “Non ci aspettavamo la vittoria, ma la sognavamo”, ha detto Penny. Lee, il marito, ha aggiunto: “Amo il legno, colleziono barche antiche da decenni. Quando ho visto questa Hispano ho pensato: è fatta per me”. Per loro è il secondo trionfo a Pebble Beach dopo quello del 2022 con una Duesenberg. A contendersi il titolo c’erano rivali di livello assoluto, come la Maybach SW38 del 1939, l’Invicta del 1933 e la Maserati 200SI del 1956. Ma la Hispano-Suiza ha avuto la meglio, regalando un ritorno al passato glorioso di un marchio che già due volte aveva conquistato il concorso, l’ultima nel 1989.
E mentre sul prato sfilavano premi e riconoscimenti – dalla Bugatti Type 57 Atalante alla Ferrari 250 LM, fino alla March 701 di F1 – il pensiero corre già al 2026, quando Pebble Beach celebrerà i 75 anni del concorso con Ferrari e Vignale protagoniste. Calato il sipario su questa edizione, resta l’immagine nitida di un legno che brilla al sole della California, sotto un cielo incredibilmente terso. La poesia di un’auto che ha attraversato un secolo per ritrovarsi qui, vincente, davanti ad un pubblico delle grandi occasioni e un mare che sembrava applaudire silenzioso dalla scogliera. Con il rammarico, però, che proprio quest’anno Hispano-Suiza – tornata alla ribalta nel 2019 con la Carmen al Salone di Ginevra e presente nelle ultime tre edizioni della Monterey Car Week, con diverse evoluzioni del modello – non abbia preso parte alla festa del concorso che ne ha celebrato il trionfo più luminoso.
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