Reid Bigland lascia il gruppo FCA dopo 14 anni di servizio prima nel gruppo Chrysler e poi in quello nato dalla fusione con la Fiat. Con le sue dimissioni, effettive dal 3 aprile prossimo, esce di scena un dirigente divenuto protagonista di una controversa diatriba con i vertici aziendali, che ha avuto anche strascichi giudiziari.
Gli incarichi. Bigland, originario del Canada, è arrivato a Auburn Hills nel 2006 e da allora è stato capace di scalare le gerarchie aziendali assumendo ruoli di crescente responsabilità. Nel suo curriculum figurano, per esempio, il ruolo di amministratore delegato dell'Alfa Romeo e della Maserati, ma soprattutto gli incarichi di responsabile delle vendite negli Stati Uniti e di numero uno della filiale canadese. A questi ultimi due ruoli il manager ha aggiunto, nell'ottobre del 2018, il timone della Ram, diventata negli ultimi mesi il marchio con la maggior crescita dell'intero gruppo italo-americano. Bigland era considerato uno dei manager di spicco della prima linea dirigenziale di FCA, fino a quando non sono sorti dei contrasti con i vertici sul caso delle vendite gonfiate.
La denuncia. Lo scorso giugno, Bigland ha perfino depositato una denuncia contro la Fiat Chrysler per il trattamento ricevuto durante l'inchiesta condotta dalle autorità federali sull'intera questione della manipolazione dei dati commerciali. Il dirigente canadese ha accusato i vertici di aver messo in atto "una vendetta" nei suoi confronti "per aver collaborato nell'indagine, con il taglio dello stipendio di oltre il 90%". In particolare, Bigland avrebbe fornito alle autorità informazioni su un sistema di contabilizzazione delle vendite in vigore da anni, apparentemente noto ai manager di primo piano (tra cui anche l'ex amministratore delegato Sergio Marchionne) e volto a gonfiare i dati per delineare un quadro di forti performance del gruppo sul mercato statunitense. Stando a Bigland le informazioni, fornite soprattutto alla Sec, la commissione americana di vigilanza dei mercati finanziari, avrebbero fatto scattare una rappresaglia nei suoi confronti. Nonostante la denuncia, Bigland ha continuato a lavorare per la Fiat Chrysler mantenendo un ruolo estremamente importante come quello di responsabile delle vendite negli Stati Uniti, dove il gruppo genera ormai più del 90% del proprio utile operativo.
Un accordo amichevole. Lo scorso autunno, poco dopo l’accordo raggiunto dalla FCA con la Sec per chiudere il caso, Bigland ha deciso di ritirare la denuncia per presentare un reclamo all'agenzia federale per il lavoro (la U.S. Occupational Safety and Health Administration) e quindi ottenere il diritto di accedere alla protezione del Sarbanes-Oxley Act, la normativa americana di tutela dei cosiddetti "whistleblower": ovvero, chi segnala alle autorità abusi, irregolarità o attività illecite e fraudolente all'interno di organizzazioni pubbliche o private. Secondo l'avvocato di Bigland, il manager e l'azienda hanno raggiunto, a inizio anno, un accordo consensuale per risolvere la controversia e chiudere il caso. "Tutte le questioni legate alle iniziative legali tra Reid e la società sono state risolte con la soddisfazione di tutte le parti coinvolte", ha spiegato un portavoce di FCA. Ora è arrivata ladecisione di lasciare il costruttore per seguire delle opportunità professionali alternative: le responsabilità manageriali di Bigland saranno suddivise tra Jeff Kommor (Vendite in Usa), David Buckingham (FCA Canada) e Mike Koval (marchio Ram).
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