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Industria e Finanza

Ferrari
Maranello torna titolare del nome "Testarossa"

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La Ferrari potrebbe aver chiuso definitivamente la lunga contesa giudiziaria sulla titolarità del nome Testarossa. Il condizionale è d'obbligo perché il caso potrebbe ancora riservare qualche sorpresa. Tuttavia, una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea pone una pietra tombale su una controversia ormai decennale: i giudici del Lussemburgo hanno, infatti, annullato una dichiarazione di decadenza della proprietà della denominazione da parte dell'Ufficio Ue per la proprietà intellettuale (Euipo), restituendone la piena titolarità alla Casa di Maranello. 

Il caso. La contesa risale a diversi anni fa, quando l'imprenditore tedesco Kurt Hesse, proprietario del produttore di modellini Autec, registra il marchio Testarossa e, successivamente, ne ottiene il diritto di utilizzo da parte di un tribunale di Düsseldorf. Dopo di che parte una lunga battaglia legale che porta prima alla decadenza pronunciata dall'Euipo e poi al ricorso alla Corte di Giustizia, che ora ha emesso una sentenza a favore del Cavallino Rampante. "Dal 2007, la Ferrari SpA è titolare del marchio denominativo Testarossa, in particolare per automobili, pezzi di ricambio e accessori, nonché modelli in miniatura di automobili (giocattoli)", affermano in un comunicato i giudici, ricordando che l'Euipo, "al quale sono state presentate due domande di dichiarazione di nullità" del marchio, ha stabilito che la Ferrari era decaduta dai sui diritti su tale marchio", avendo considerato "che, per un periodo ininterrotto di cinque anni, tra il 2010 e il 2015, tale marchio non era stato oggetto di un uso effettivo all’interno dell’Unione europea per i prodotti per i quali era stato registrato".

Accolto il ricorso. La Corte di Giustizia ha, però, accolto il ricorso di Maranello, annullando le decisioni dell'ufficio brevetti munitario sulla base di diverse motivazioni legate ai vari prodotti. Per esempio, per le auto, i giudici precisano che, per quanto la loro produzione si sia conclusa nel 1996, negli anni successivi sono state commercializzate da concessionari o distributori autorizzati modelli di seconda mano. A tal proposito, la corte "rileva che l’utilizzo del marchio da parte del suo titolare conformemente alla sua funzione essenziale, ossia di garantire l’identità di origine dei prodotti per i quali è stato registrato, al momento della rivendita di prodotti di seconda mano, può costituire un uso effettivo. Ciò si applica anche al suo uso da parte di terzi con il consenso del titolare, che sia esplicito o implicito". Alla luce delle particolarità del mercato dell'usato, il tribunale ritiene quindi che la loro vendita "da parte di un concessionario o di un distributore autorizzato" possa essere riconosciuta come "effettuata con il consenso implicito" del titolare del marchio, "in ragione dell’esistenza di un’autorizzazione che stabilisce un legame" tra le società. "Tale legame presuppone che il titolare del marchio abbia autorizzato il concessionario o il distributore autorizzato ad utilizzarlo. Inoltre, il Tribunale rileva che la Ferrari è stata coinvolta nella vendita di alcune automobili usate modello Testarossa da tali concessionari o distributori autorizzati, mediante un servizio di certificazione dell’autenticità di tali veicoli", affermano ancora i giudici, concludendo "nel senso che la Ferrari ha dimostrato di aver acconsentito implicitamente all’uso del marchio contestato da parte di terzi". Lo stesso vale, a grandi linee, anche per i pezzi di ricambio, gli accessori e i modellini: per la Corte del Lussemburgo, la Ferrari ha concesso il sui "consenso implicito" e pertanto ha mantenuto l'uso del marchio.

Cosa succede ora. La sentenza è comunque impugnabile. Infatti, nel comunicato si ricorda che le parti possono presentare "impugnazione entro due mesi e dieci giorni" dalla data di notifica, ma "limitatamente alle questioni di diritto" e subordinatamente a una procedura di "ammissione preventiva". In sostanza, chi vorrà portare avanti il caso dovrà presentare una domanda "nella quale sia esposta la questione importante, o le questioni importanti, che l’impugnazione solleva per l’unità, la coerenza o lo sviluppo del diritto dell’Unione". Dunque, il succo del discorso non cambia: la Ferrari è pienamente titolare del marchio Testarossa.

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