Lo hanno detto e ripetuto: con la siccità imperante, i riscaldamenti accesi e l'assenza di vento, il blocco della circolazione imposto a Milano non servirà ad abbassare gli inquinanti. Dopo 1.500 controlli (e 300 multe), ora c'è una prima prova: è quella fornita dalle centraline Arpa disposte in tre punti della città, due in centro e uno in periferia, secondo cui i livelli di Pm10 di ieri hanno persino superato quelli di domenica.
I dati. I valori ufficializzati da pochi minuti non mentono: domenica, i dispositivi hanno registrato 63 microgrammi per metro cubo in via Senato, 60 al Verziere e 57 in Pascal-Città Studi. Eppure ieri, con lo stop alla circolazione privata imposto dalle 10 alle 16 (ore in cui Milano si era praticamente desertificata) si è persino riusciti a fare peggio, con 66 microgrammi rilevati in Senato, 60 al Verziere e ben 67 in Città Studi. Valori mediamente superiori anche a quelli dei giorni precedenti, inclusa la vigilia di Natale, con buona pace dei provvedimenti emergenziali e a macchia di leopardo. Oggi e domani si replica: qui ci sono tutte le regole e le informazioni utili.
L'Anci: rottamare i diesel. Nel frattempo, l'Anci Lombardia ha scritto un decalogo di proposte "strutturali" da sottoporre all'incontro fissato dal ministero dell'Ambiente, previsto per domani: oltre a fissare una data "entro la quale si dovrà sostituire per legge le caldaie più inquinanti, pena il divieto di accensione", l'associazione dei Comuni propone una roadmap che dovrebbe portare al "divieto di circolazione e alla rottamazione" dei veicoli Euro 0, 1, 2 e 3 diesel, e "successivamente anche degli euro 4". La proposta, ovviamente, prevede incentivi per la sostituzione dei mezzi, ma è destinata a scontrarsi con la dura realtà: più di un terzo del parco circolante italiano è infatti Euro 0, 1 e 2, con un'età media prossima ai dieci anni.
L'impatto dei riscaldamenti. In tutto questo, è utile ricordare gli ultimi dati Inemar (Inventario Emissioni Aria della Regione Lombardia), aggiornati al 2012, secondo cui il Pm10 si deve per il 24,5% al trasporto su strada e per il 44,9% ai riscaldamenti non industriali (i quali, da soli, aggiungono un altro 4,3%). Nel caso del Pm2.5, il dannosissimo particolato fine, i riscaldamenti salgono al 51% (più un altro 4,1 derivante dall'industria), mentre il trasporto su strada si ferma al 21,3%.
Le nuove multe. Al termine del secondo stop, Palazzo Marino ha comunicato i controlli del secondo giorno: le verifiche sono state 1.700, duecento in più rispetto a ieri, mentre le sanzioni elevate (da 164 a 663 euro) hanno raggiunto quota 310, portando il parziale a oltre 600. Per l'amministrazione, il bilancio sulle 18 ore di blocco potrà essere fatto solo a ordinanza conclusa.
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