Verrebbe da dire che le manca "solo" la trazione integrale. Già, perché l'Audi A1 citycarver veste l'abito da crossover: protezioni per carrozzeria e sottoscocca, assetto rialzato e griglia anteriore ottagonale, proprio come i modelli della famiglia Q. Ci sarebbero tutti gli elementi delle allroad tradizionali, fatta eccezione per la trazione quattro: una questione di piattaforma (la Mqb A0 non è compatibile con il 4x4), ma anche di segmento. In ogni caso la citycarver, che è lunga 4,05 metri, è pensata per una clientela giovane, che fronteggia giornalmente una giungla particolare, quella urbana. Principale competitor? La Mini a cinque porte.
A spasso per Amburgo. Non sorprende, quindi, che il primo contatto su strada con l'ultima edizione della A1 sia avvenuto sulle strade poco trafficate di Amburgo, ricca città nel nord della Germania. L'assetto rialzato di 3,5 cm e i pneumatici con una spalla più generosa (di serie ci sono i cerchi da 16”) incrementano l'altezza da terra di cinque centimetri rispetto alle altre A1, per un totale di 1,48 metri. Insomma, non si domina il traffico come sulle sport utility più grandi, ma l'accessibilità e il confort di marcia ne traggono un certo beneficio. Con la complicità, tra l'altro, della taratura specifica di molle e ammortizzatori (a richiesta ci sono le sospensioni a controllo elettronico).
Motore vivace. Dentro al cofano della citycarver che ho guidato, una Edition One, c'è il tre cilindri TFSI da un litro e 116 CV di potenza (in alternativa, si può optare per quello da 95 CV), l'unità baricentrica della gamma: l'Audi stima che quest'ultima andrà a rappresentare circa il 75% delle auto vendute, di cui la metà con cambio doppia frizione S tronic a sette rapporti (mentre la citycarver, dal canto suo, potrebbe contare per il 30% di tutte le A1 immatricolate in Italia). Il mille è vivace, capace di una discreta coppia motrice – 200 Nm fra i 2.000 e i 3.500 giri/min – e dall'erogazione regolare, nonostante una lieve ruvidità ai bassi regimi. Buono anche il cambio manuale a sei marce, dotato di innesti precisi e vellutati. Lo sterzo rimane leggero anche nelle modalità di guida più sportive, il che, a mio avviso, non è un male se l'utilizzo dell'auto rimane prevalentemente urbano. Per chi cerca più brio, comunque, nel corso del primo trimestre 2020 debutterà il quattro cilindri 1.5 TFSI da 150 CV.
Interni di livello. Nell'abitacolo lo spazio non manca, nemmeno per i bagagli: il vano di carico ha una capacità dichiarata che oscilla fra i 335 e i 1.090 litri, raggiungibili abbattendo il divanetto frazionabile 40:60. La plancia, che nella parte superiore è realizzata con rivestimenti morbidi al tatto, non teme confronti con le vetture di classe superiore, da cui eredita il cruscotto digitale da 10,25” (a richiesta è disponibile anche il virtual cockpit) e il sistema infotelematico con touch screen fino a 10,1" (quello di serie è da 8,8"), che a partire dall'allestimento Admired è pienamente compatibile con lo smartphone. Una nota stonata? Le plastiche rigide impiegate per i pannelli delle portiere, di aspetto un po' economico. Infine, è da notare l'impianto hi-fi Bang & Olufsen da 560 watt (optional), la cui resa è molto soddisfacente, specie se si imposta la diffusione sonora di tipo tridimensionale: a quel punto, la A1 citycarver diventa una piccola sala concerti.
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