Servizi
How to
Fleet&Business
FORUM
seguici con
NEWS
seguici con
LISTINO
seguici con
USATO
seguici con
How to
seguici con
Fleet&Business
seguici con
SFOGLIA LA GALLERY

Il variegato mondo delle auto ibride spazia dalle semplici mild alle sofisticate plug-in, che di fatto rappresentano l'unione dei gruppi motopropulsori di un'auto normale e di una Bev. Le vetture elettrificate, però, possono essere classificate anche in funzione della tensione di lavoro e della collocazione del (o dei) motogeneratore elettrico nella catena cinematica che assicura la propulsione.

Sei possibilità. Tutto ciò è fondamentale ai fini della funzionalità del sistema: per esempio, nel caso delle ibride mild, in cui il motogeneratore è collegato al motore attraverso la cinghia dei servizi oppure mediante l'albero a gomiti, la propulsione esclusivamente a corrente è impossibile, mentre, all'opposto, collocando le unità elettriche nelle ruote, si può distribuire la coppia motrice in maniera mirata, facendo pure a meno del differenziale. I tecnici hanno a disposizione sei alternative, che qui spieghiamo in dettaglio, ognuna delle quali con proprie peculiarità.

Prospettive

Costi in discesa. La maggior diffusione delle vetture elettrificate, inevitabile nei prossimi anni per far sì che le Case raggiungano i severi limiti sulle emissioni di CO2 fissati dall'Unione Europea, farà sì che il costo dei sistemi ibridi sia destinato a scendere. Ciò consentirà di adottare schemi più sofisticati, limitando al tempo stesso l'impatto sui listini delle auto. Per esempio, potranno essere realizzati modelli con schema full hybrid P2 a 48 volt, con funzionalità da vere ibride molto gradite dai clienti (come lo spunto e le brevi percorrenze in modalità elettrica) e che permetteranno comunque di abbattere in maniera più marcata, rispetto alle mild hybrid, il consumo e le emissioni di anidride carbonica.

Questione di tensione. Non è tutto, però: oltre alla diversa collocazione del motogeneratore nella catena cinematica, è anche possibile scegliere la tensione di lavoro del sistema ibrido. Tradizionalmente, le full hybrid sono a tensione relativamente elevata (200-400 volt), come si può dedurre facilmente dalle guaine isolanti dei cavi di colore arancione, utilizzate per segnalare questa caratteristica. Le mild hybrid, invece, per semplicità e per limitare i costi, lavorano a voltaggio inferiore: anche solo a 12 volt, come l'impianto elettrico normale, ma non mancano sistemi a 24 o 48 volt. L'aumento della tensione di lavoro consente d'incrementare le prestazioni del sistema, dato che, a parità d'intensità di corrente (che determina la sezione e, quindi, costo e peso dei conduttori), al raddoppio della tensione corrisponde un pari incremento di potenza. Inoltre, l'aumento dell'intensità di corrente comporta la crescita delle dissipazioni di energia: dunque, conviene comunque innalzare la tensione per ridurre la corrente, a parità di potenza.

I costi contano. In ogni caso, la tensione dei sistemi mild hybrid non supera la soglia di 60 volt, oltre la quale, per evitare le folgorazioni, si devono prendere delle precauzioni onerose in termini d'isolamento dei conduttori, nonché di addestramento e di protezione individuale per gli addetti alla produzione e il personale delle officine. Insomma, con i sistemi a 48 V spariscono i caratteristici grossi cavi arancioni delle ibride ad alta tensione e, con essi, si alleggerisce parecchio il conto che le Case devono pagare per elettrificare un modello. Oltre a diminuire le emissioni di CO2, i sistemi ibridi a 48 V servono anche per alimentare dispositivi ad alto consumo, come il turbo elettrico, che può assorbire fino a 5 kW, le barre antirollio elettromeccaniche attive e il catalizzatore con riscaldamento elettrico. In prospettiva, la tensione di lavoro a 48 volt potrà anche essere applicata alle ibride full: con lo schema P2 (cioè con il motogeneratore a valle del motore termico e l'interposizione tra i due di una frizione di scollegamento), grazie alla maggior potenza disponibile (circa 20 kW) e alla batteria più prestante, si potrà viaggiare per brevi tratti soltanto a corrente. Con costi un po' più elevati, ma pur sempre inferiori a quelli delle versioni a tensione più alta, per via dell'assenza delle citate precauzioni necessarie per l'isolamento dei conduttori e l'addestramento del personale. Dunque, le possibilità di elettrificazione ibrida sono varie e connotate da costi e funzionalità diversi. Nell'attesa di una completa transizione alla mobilità esclusivamente elettrica, stiamo assistendo alla proliferazione delle auto a doppia propulsione: dalle più semplici mild alle full e pure alle plug-in. E non si può certo dire che siano tutte uguali. Ma ecco una classificazione schematica delle diverse soluzioni adottate.

Funzioni del sistema ibrido Recupero energia e aiuto al propulsore Veleggio (con motore in moto) Manovre con motore elettrico Veleggio (con motore spento) Recupero energia (con motore spento) Marcia in elettrico per brevi tratti Trazione integrale elettrica
P0 Motogeneratore azionato a cinghia - - - - -
P1 Motogeneratore al posto del volano motore - - - - -
P2 Motogeneratore a valle di una frizione di scollegamento -
P3 Motogeneratore dopo il cambio -
P4 Motogeneratore sull'assale postriore
P5 Motogeneratore nelle ruote

PO: il primo passo. L'elettrificazione di base si compie sostituendo l'alternatore con una macchina elettrica reversibile, che genera corrente se trascinata ed eroga coppia motrice quando viene alimentata. Ciò consente di recuperare energia, d'immagazzinarla in una batteria dedicata e di utilizzarla per alleviare il compito del motore termico in accelerazione; non è invece possibile la marcia in modalità elettrica. I mild hybrid P0 a 48 V hanno potenze di picco di 12 kW (16 CV) e riducono il consumo omologato di qualche punto percentuale.

P1: senza cinghia rende di più. Il secondo livello d'ibridizzazione ha una lunga storia: è nato con la Honda Insight del 2000. In quel caso, però, la macchina elettrica fissata all'albero motore in luogo del volano era ad alta tensione, mentre oggi si preferisce la soluzione a 48 volt, assai meno costosa. Un esempio è rappresentato dal sei cilindri tre litri a benzina M256 della Mercedes: il suo motogeneratore ha una potenza massima di 15 kW. Dal punto di vista delle funzioni ibride, i sistemi P1 non differiscono da quelli P0, ma l'assenza della cinghia (che causa una perdita di energia) consente di aumentare il rendimento, grazie anche alla possibilità di usare una macchina elettrica a magneti permanenti. Così, il potenziale di abbattimento delle emissioni di CO2 è superiore. I costi, però, salgono.

P2: qui s’inizia a fare sul serio. La peculiarità di questo tipo di ibrido è la possibilità di separare il motore/generatore (che in questo caso è collegato a monte del cambio) dal propulsore termico tramite un'apposita frizione. Così si può viaggiare con la sola unità elettrica e incrementare l'efficienza del sistema, risparmiando combustibile e riducendo le emissioni di anidride carbonica fino al 16%. Questi valori sono raggiungibili se si adotta la soluzione più complessa, quella che prevede il motogeneratore coassiale al cambio. Per limitare i costi e gli ingombri assiali, però, si possono anche utilizzare schemi paralleli, con la macchina elettrica azionata da una cinghia o da una catena.

P3: efficiente ma costoso. Questo schema è più complesso, perché prevede di piazzare la macchina elettrica a valle del cambio, sia quando il gruppo motopropulsore è trasversale sia quando è disposto longitudinalmente. Il sistema Getrag si riferisce alla prima opzione ed è applicabile anche a sistemi 4x4 classici con una frizione di ripartizione della coppia tra gli assi. Il vantaggio principale di questa soluzione è la possibilità di massimizzare il recupero di energia in decelerazione, in quanto il motore termico viene scollegato mettendo in folle il cambio. Tuttavia, i costi aumentano, dato che è necessario aggiungere un P0 per avviare il motore.

P4: come ottenere le 4x4 a corrente.  La soluzione che prevede di collocare il motore/generatore al retrotreno non è certo una novità: in versione ad alto voltaggio, c'è, per esempio, sulle Suv ibride Toyota e Lexus, sulle BMW X1 e sulle Jeep Renegade e Compass 4xe. Lo schema P4 si può realizzare anche a 48 volt e ha il vantaggio di offrire la trazione integrale elettrica, senza collegamento meccanico tra gli assi. Per ottimizzare il rendimento, il motogeneratore (da circa 20 kW di picco) va abbinato a un cambio automatico a due rapporti (se l'elettrico gira troppo in fretta, l'efficienza crolla) e il motore convenzionale dev'essere provvisto di un sistema P0 che provvede all'avviamento. Così, rispetto a una 4x4 tradizionale, il consumo può scendere di quasi il 25%. Ma il costo è elevato.

P5: sta tutto nelle ruote. L'ultimo schema d'ibridizzazione (in ordine numerico, ma anche di applicazione pratica) consiste nell'impiegare, nel caso delle trazioni anteriori, un motogeneratore elettrico in entrambe le ruote posteriori. La cosa è tecnicamente fattibile e consente di gestire separatamente la coppia motrice sui due lati della vettura, in modo da correggere sottosterzo e sovrasterzo. Il peso dei propulsori, però, peggiora il confort sullo sconnesso. E la potenza è limitata dalle ridotte dimensioni dei motori elettrici, tanto da non rendere (per ora) appetibile questa soluzione.

Il posto delle “P”

Alla ricerca del sistema giusto. Le diverse soluzioni tecniche di elettrificazione consentono di soddisfare le più svariate esigenze.

Dove si adottano il P0 e il P1?
Per via del costo contenuto, l'ibrido mild P0 è perfetto per le auto di fascia bassa, ma in futuro è anche destinato a soppiantare il normale alternatore. Lo schema P1, invece, va adottato in fase di progettazione del motore.

E gli schemi P2 e P3?
Sono entrambi utilizzati nelle soluzioni full e plug-in ad alta tensione (soprattutto il P2), mentre non sono ancora presenti versioni a 48 volt.

Le 4x4 ibride usano sempre il P4? 
Quando l'ibridizzazione è pensata in fase di progettazione dell'auto, sì. Invece, per rendere ibrida una 4x4 classica, ci si può limitare ad adottare il solo P0 oppure anche il P2 o il P3.

COMMENTI([NUM]) NESSUN COMMENTO

ultimo commento
ultimo intervento

Auto ibride - Quel che conta è la posizione

Siamo spiacenti ma questo utente non è più abilitato all'invio di commenti.
Per eventuali chiarimenti la preghiamo di contattarci all'indirizzo web@edidomus.it