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Pra-Motorizzazione/1
Intervista a Sticchi Damiani, presidente dell'Aci

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La legge di stabilità, approvata di recente, prevede l'unificazione degli archivi relativi ai veicoli fino a oggi gestiti separatamente dalla Motorizzazione e dell'Aci, attraverso il Pubblico registro automobilistico. Una storica duplicazione di competenze, contro la quale Quattroruote si batte da sempre, potrebbe quindi giungere al termine (ne abbiamo parlato approfonditamente sul numero di febbraio). Ma ci sono molti aspetti delicati da risolvere, prima che il provvedimento diventi realtà: ecco l'opinione al proposito di Angelo Sticchi Damiani, presidente dell'Aci, che candida il proprio ente alla gestione del futuro archivio unificato.

Presidente Sticchi, che cosa pensa della creazione di un Archivio unico dei veicoli, alimentato dai dati della Motorizzazione e del vostro Pra?
Facciamo un passo indietro: il Pra è necessario. Non può non esistere in Italia un archivio dei dati di proprietà di un veicolo e dei gravami che questo può avere: l'auto è un bene mobile registrato. Se vogliamo fare un paragone con le abitazioni, il Pra è la conservatoria con i suoi registri, la Motorizzazione è il catasto, che non è probante ai fini della definizione della proprietà di una casa. La Motorizzazione, infatti, gestisce le caratteristiche tecniche di un automezzo, ma non ne sancisce la proprietà, né riporta provvedimenti come le ganasce fiscali o le ipoteche. Quindi, ritengo che il Pra sia un "male necessario". Anzi, personalmente sono convinto che non sia neppure un male.

Ma l'Italia è l'unico Paese in cui esistono due archivi, uno presso il Pra e l'altro presso la Motorizzazione…
Un archivio unico esiste già: è quello nazionale, in cui vengono riversati i dati di Pra e Motorizzazione.

Dove si trova e chi lo gestisce?
Presso la Motorizzazione. Ma potrebbe essere presso l'Aci, sarebbe lo stesso. La cosa importante è stabilire che uso fare dei dati del Pra, che è indispensabile ed è gestito dall'Aci. Devono restare presso di noi, queste informazioni? È un tema di semplificazione, di spending review, d'integrazione: e su questo siamo pronti. Possiamo fare oggi quello che la Motorizzazione esternalizza, sostenendone i relativi costi.

In che senso la Motorizzazione "esternalizza" la gestione dei propri dati?
Oggi la Motorizzazione dispone di tutto quello che serve dal punto di vista tecnico: omologazioni, collaudi, patenti, ecc. Però svolge anche dell'attività amministrativa. La differenza si vede dai numeri: oggi il Pra gestisce 1,1 milioni di persone l'anno, la Motorizzazione 55.000. Noi non vogliamo togliere a nessuno posti di lavoro e risorse; però, oggi, la Motorizzazione affida a società esterne la parte informatica, assegnandola con gare e spendendo cifre importanti. Noi, invece, facciamo tutto in casa attraverso la nostra società Aci Informatica; e a costo zero. Per il ministero, sarebbe un costo in meno, senza far perdere gli emolumenti che spettano alla Motorizzazione.

Ma gli italiani non hanno diritto, come tutti gli altri automobilisti, ad avere un solo documento per l'auto, contro i due attuali (carta di circolazione e certificato di proprietà)?
Abbiamo lavorato proprio a un progetto che presenteremo al ministro Lupi e alla Motorizzazione di vera integrazione, che va proprio in questa direzione. Il problema non è la "morte" di uno o dell'altro ente: qui si tratta di trovare importanti sinergie nell'interesse di tutti, del risparmio, dei cittadini. Pensiamo, attraverso l'integrazione, di poter far risparmiare tempo e denaro: è un progetto complesso, che mette in campo tutte le forze di cui dispone l'Aci. Negli anni scorsi abbiamo realizzato molto: lo sportello telematico, l'informatizzazione delle pratiche auto. E tutto con le nostre risorse, senza chiedere un euro allo Stato. E lo abbiamo fatto perché pensavamo fosse giusto dare attuazione alla delega che lo Stato ci ha dato nel 1997 nel modo più corretto per l'automobilista. Negli anni passati, abbiamo investito 100 miliardi di lire, per questo, tutti provenienti dalle nostre risorse.

Quante persone lavorano oggi al Pra?
Circa 3.000, sui 7.000 dipendenti dell'Aci, diretti, indiretti e delle società controllate. In questo calcolo rientrano anche 500-600 persone di Aci Informatica, la nostra società che per l'85% lavora per il Pra: è un centro di eccellenza specializzato, che potrebbe fare altre cose per conto dello Stato facendo risparmiare denaro. Ne ha la capacità e la potenzialità.

Qual è lo status giuridico attuale dell'Aci?
L'Aci è un ente pubblico non economico. E questo, per noi, è uno scotto da pagare, perché siamo soggetti a normative specifiche e pesanti.

Ma, alla fine, perché non volete rinunciare al Pra?
Perché tutte le altre nostre attività si integrano col Pra. Pensiamo, per esempio, alle auto storiche: ci sono dati dal 1927, anno di istituzione del registro, al 1994 che sono solo in nostro possesso. Noi possiamo stabilire quali siano esattamente dei veicoli storici in base alla rarità di un modello definita confrontando le immatricolazioni, le rottamazioni e, quindi, il parco ancora circolante. In ogni caso, non siamo contrari all'orientamento del Governo, non difendiamo una posizione: siamo convinti che, nell'interesse degli automobilisti, serva uno sforzo per rendere a tutti la vita più facile. Ma considerando che noi siamo in grado, per professionalità, capacità ed esperienza, di farlo, dando una svolta a tutto questo. Non riteniamo, dunque, di dover essere messi da parte: è giusto che il Governo si sia posto il problema, che però deve essere affrontato in termini concreti e senza pregiudizi. Che sono stati molto forti, negli ultimi tempi.

Il Pra incide molto sui vostri ricavi?
Con il Pr incassiamo 190 milioni di euro di emolumenti; a fronte di 140-145 milioni di euro di costi. Nella nostra storia, ci abbiamo anche perso con il Pra. Solo recentemente abbiamo ottenuto un adeguamento delle tariffe, che aspettavamo dagli anni Novanta. Per noi, il Pra non è un affare: è un servizio, a 360°.

A suo parere, quante probabilità ci sono che il progetto governativo vada realmente in porto?
Se devo giudicare da quanto percepito, dai contatti che ho avuto, credo che il ministro Lupi voglia risolvere il problema in maniera corretta e tempestiva. Però il ministro non è solo: ci sono altre istituzioni e altri personaggi. Spero ci sia la volontà di approfondire veramente il tema. Per esperienza, so che ci sono molte persone, anche in posizioni di responsabilità, che lo hanno affrontato senza conoscere elementi essenziali. Senza capire, per esempio, che se questo compito non lo svolge l'Aci, lo devono svolgere altri, prendendosi in carico 3.000 persone. Mentre oggi il Pr allo Stato non costa e produce 8,7 miliardi di entrate fiscali, tra tasse di possesso, Ipt e bolli sulle pratiche. Tutti legati alla certezza della proprietà, attestata dal Pra. Qualcuno deve gestire questi dati, con risorse e uomini: se lo fanno altri, devono iniziare da capo. E chi paga? Lo Stato? Bisogna identificare quale sia il soggetto chiamato svolgere questo compito: e noi facciamo già quello che oggi la Motorizzazione esternalizza. Noi, invece, possiamo alleggerire il bilancio dello Stato, senza toccare i posti di lavoro e gli emolumenti che spettano alla Motorizzazione. Insomma, non facciamo nessuna "resistenza": l'importante è che ci sia la volontà di approfondire l'argomento e non si procede per luoghi comuni e slogan. Ci sarà un tavolo ministeriale e sarà il ministro a definire come procedere. Noi siamo pronti: speriamo che tutti abbiamo la stessa volontà di collaborare.

Emilio Deleidi

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