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L’auto, si sa, è il bancomat dello Stato e degli enti locali. L'Anfia, l'Associazione dell'industria della filiera automobilistica, stima che dall'intero circolante – quindi non soltanto vetture, ma anche veicoli commerciali e mezzi leggeri – le amministrazioni centrali e periferiche ricavassero, prima della pandemia, oltre 76 miliardi di euro di gettito fiscale ogni anno. Una cifra gigantesca, pari al 4,3% del Pil, vale a dire di tutta la ricchezza prodotta in un anno in Italia: il livello più elevato tra i maggiori Paesi europei.

Gallina dalle uova d’oro. Oggi questa cifra è minore perché tutti noi scontiamo gli effetti del Covid prima, della crisi delle materie prime e della logistica poi, infine della guerra in Ucraina. Nel 2021, l'Aci ha stimato un gettito di poco inferiore a 61,8 miliardi, di cui oltre la metà – 34,7 – provenienti dalle accise e dall'Iva sui carburanti. D'altra parte, le quattro ruote sono, per la maggior parte delle persone, oggetti irrinunciabili potendo garantire la mobilità personale 24 ore su 24, sette giorni su sette. Il fatto, poi, che siano beni mobili registrati contribuisce a incentivare il fisco, nazionale e locale, a colpire duro, all'occorrenza, nel portafogli di famiglie e imprese. Ed è paradossale che una delle principali fonti di ricavi per le amministrazioni pubbliche sia, allo stesso tempo, ferocemente vessata sul fronte della circolazione con il pretesto delle emissioni o della congestione. Insomma, l'auto è brutta, sporca e cattiva, ma resta una gallina dalle uova d'oro per lo Stato, le Regioni e le Province. E un salasso per un'infinità di persone, che sono impossibilitate a rinunciare al suo utilizzo.

Balzello numero uno. La prima mazzata arriva al momento dell'acquisto: l'Iva è del 22%. Tendiamo a non accorgercene, perché l'imposta è "annegata" nel prezzo "chiavi in mano", ma l'anno scorso dai nostri portafogli sono usciti su questo canale 7,3 miliardi di euro. Ma non basta, perché anche le Province, che non si capisce se esistano ancora oppure no, partecipano al banchetto. Su ogni veicolo, infatti, gli enti intermedi incassano un'imposta proporzionale alla potenza, l'Ipt, che il cittadino versa alla concessionaria e che questa gira all'Aci, che la riscuote per conto delle amministrazioni finali. Non è un balzello da poco, visto che vale 1,7 miliardi. E che diventa particolarmente odioso sulle automobili usate, quelle che costano poco, ma sulle quali l'Ipt – basata sui kW – picchia duro con mazzate, in molti casi, di parecchie centinaia di euro.

Colpiscono anche le polizze. Prima di mettersi al volante, però, bisogna stipulare un'assicurazione. Pochi lo sanno, ma anche le polizze sono tartassate. Sull'importo "puro" del premio, cioè la somma che le compagnie chiedono per assicurare il veicolo, c'è un'imposta che, anche in questo caso, finisce alle Province e che è compresa tra il 9 e il 15% (inutile dire che quasi tutte le amministrazioni applicano l'aliquota massima). A questa si aggiunge il contributo al Servizio sanitario nazionale e al fondo di garanzia per le vittime della strada: un tesoretto da 2,4 miliardi.

Accise e bollo. Appena usciti dall'autosalone, poi, bisogna fare carburante. E su ogni euro che paghiamo al gestore dell'area di servizio quando facciamo benzina, ben 45,2 centesimi finiscono allo Stato sotto forma di accisa e di Iva (38,3 centesimi per ogni euro di gasolio). Dopo pochi giorni, poi, bisogna pagare il bollo. E, a meno che la vettura sia elettrica, è un'altra mazzata. La tassa, infatti, si basa sulla potenza, è stabilita dalle Regioni (si parte da un minimo di 2,58 euro/kW) e va versata ogni anno, indipendentemente dal­l'uso del mezzo. Da questo tributo le Regioni incassano circa 6,5 miliardi all'anno. Tutto questo per iniziare. Perché poi c'è l'uso quotidiano, fatto di tagliandi da rispettare, riparazioni da effettuare, pedaggi da versare, parcheggi da pagare. Insomma, il salasso non finisce mai.

Le agevolazioni per i disabili. Non tutte le imposte sull'auto gravano su tutti. Le agevolazioni più significative riguardano i disabili, per i quali l'Iva si abbassa dal 22 al 4%. Questa misura si applica sulle macchine nuove e usate e anche sugli accessori e gli adattamenti necessari per consentire al portatore di handicap di guidare. Vi sono, però, alcune limitazioni. La prima riguarda la cilindrata (fino a 2.000 cm3 per le auto a benzina, fino a 2.800 cm3 per le diesel) e la potenza (fino a 150 kW per le elettriche) del motore. L'agevolazione, poi, si applica su una sola vettura e non più di una volta ogni quattro anni. I veicoli intestati ai disabili o destinati al loro trasporto sono dispensati dal pagamento dell'Ipt (vedere glossario), tanto per il nuovo quanto per l'usato. Gli invalidi, poi, beneficiano dell'esenzione permanente del bollo (presentando domanda alla Regione), a condizione, ovviamente, che l'auto rientri nei limiti di cilindrata o potenza previsti per l'Iva ridotta. Anche in questo caso, il mezzo dev'essere intestato al disabile o alla persona che lo ha fiscalmente a carico. La normativa attuale, poi, contempla dispense o agevolazioni sulla tassa automobilistica per alcuni tipi di vetture: la legge-quadro nazionale prevede l'esenzione per cinque anni dall'immatricolazione per le elettriche (con riduzione dell'importo al 25% dopo il quinto anno) e uno "sconto" del 75% sul bollo delle auto alimentate esclusivamente a Gpl o metano. Sono infine dispensate dal pagamento le vetture prodotte da almeno 30 anni (ma in quel caso per circolare bisogna pagare una piccola tassa di circolazione). Inoltre, le esenzioni/agevolazioni sul bollo possono essere migliorate – e in molti casi lo sono – dalle Regioni: per esempio, in alcune zone la dispensa per le elettriche è permanente, in altre vi sono agevolazioni per le ibride benzina/elettriche o benzina/gas.

Glossario delle imposte. L'imposta provinciale di trascrizione è il tributo posto a carico dell'acquirente che il concessionario o il venditore versa a sua volta alla Provincia – tramite l'Aci – al momento della trascrizione al Pra (Pubblico registro automobilistico) dell'atto di vendita di una vettura nuova o usata. Il tributo è proporzionale alla potenza dell'auto espressa in kW (voce P2 della carta di circolazione) ed è composto da una parte fissa, stabilita a livello nazionale (151 euro fino a 53 kW, 3,51 €/kW sopra questa soglia), e da una variabile: le Province possono infatti maggiorare questi importi fino al 30%. La tassa automobilistica è un tributo di competenza regionale che segue regole diverse (e non sempre di facile interpretazione) a seconda che si tratti del primo versamento o di un rinnovo. Il bollo è calcolato sulla potenza (in kW) e sulla classe ambientale di appartenenza del veicolo (voce V.9 del libretto di circolazione). Il cosiddetto superbollo è in realtà un'addizionale erariale, introdotta dal governo nel 2011. Al contrario del bollo, incassato dalle Regioni, questo tributo finisce nelle casse dello Stato. Dev'essere pagato per tutte le auto di potenza superiore a 185 kW, con importi che decrescono nel tempo a partire dall'immatricolazione, sulla base del seguente schema: 20 €/kW per i primi cinque anni; 12 €/kW dopo cinque anni; 6 €/kW dopo dieci anni; 3 €/kW dopo 15 anni. L'addizionale non è più dovuta dopo 20 anni. Si paga con il modello F24 Elide.

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