In questi ultimi anni la nostra Penisola è stata al centro di pesanti cambiamenti climatici. Qualunque ne sia la causa, con sempre maggiore frequenza precipitazioni anomale per le nostre regioni causano ingenti danni e grossi disagi per gli abitanti. Sono giunte in redazione diverse segnalazioni da parte dei nostri lettori che, in più di un'occasione, si sono ritrovati con l'auto in panne nel bel mezzo di un vero e proprio guado cittadino. Una testimonianza concreta ci giunge dal signor Alberto Nobile. Ecco la sua lettera, a cui risponde il nostro Roberto Boni con consigli utili per affrontare al meglio queste situazioni d'emergenza.
Salve Direttore. Ieri mi trovavo fuori città per lavoro, quando si è scatenato l'inferno. Il diluvio universale a confronto era una pioggerella. Nel giro di un'ora mi sono ritrovato con l'acqua al livello inferiore dei fari della mia Clio e bloccato nel traffico. Il mio unico pensiero era di non far prendere acqua al motore. Ci sono riuscito solo grazie a uno spiraglio apertosi nel traffico, mentre con estrema attenzione cercavo di non far perdere aderenza alle ruote... Alla fine ho riportato pelle e macchina a casa. Ma stanotte mi sono chiesto: "Non si può prevedere per le auto una presa d'aria standard posizionata molto più in alto rispetto alle attuali e un differenziale di serie?" Ormai con questo clima assurdo che ci ritroviamo, simili situazioni sembrano sempre più comuni. A presto.
Alberto Nobile
Nel fascicolo di maggio 2006 pubblicammo un test di guado di una "pozzanghera" alta ben 30 centimetri (foto in alto), utilizzando, fra le altre, una vettura di cui ci era stata segnalata la propensione a succhiare acqua con conseguenze disastrose: la Mini. Prima della prova, misurammo l'altezza da terra del bordo inferiore della presa d'aria di aspirazione di quindici modelli molto diversi (da utilitarie a Suv): si spaziava da un minimo di 50 a un massimo di 85 cm.
Nel caso della Mini Cooper, la bocca di aspirazione è a 62 cm da terra (seconda immagine). Una quota che dovrebbe mettere tranquillamente al riparo da bevute inopportune. E, infatti, guidata con la dovuta attenzione (terza foto), ovvero procedendo alla minima velocità possibile senza fermarsi e senza rilasciare l'acceleratore, la Mini attraversò indenne la "pozzangherona", con l'acqua che arrivava a metà ruote. Ripetendo la prova con un'andatura appena più veloce (ma pari a solo 15 km/h) il frontale della Mini sollevò un'onda che arrivò a coprire il cofano (ultima immagine). Stesso risultato con le altre due auto utilizzate, una Ford C-Max e una Lancia Musa: nessuna conseguenza a passo d'uomo, disastro a 15 km/h.
Il nostro test dimostra che, con le dovute attenzioni, le vetture normali possono affrontare anche tratti moderatamente allagati senza conseguenze. D'altra parte, non si può pretendere che esse siano equipaggiate come le auto specializzate per il fuoristrada: sono già troppi i vincoli dei progettisti, ci mancherebbe che debbano tener conto pure delle alluvioni.
Piuttosto, si dovrebbe pretendere che le Amministrazioni locali e centrali investissero il molto denaro che ottengono dagli automobilisti (multe, Ecopass ecc.) in infrastrutture che garantiscano sicurezza e qualità della circolazione, invece che destinarlo agli scopi più diversi. Altrimenti, si finirà coll'avvicinarsi sempre di più ai Paesi meno sviluppati, dove i mezzi più diffusi sono le fuoristrada e i pick-up, i più adatti a muoversi in un ambiente difficile.
Roberto Boni
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