E a Goodwood sono arrivata, infine. Pronta a tutto. Perché a Goodwood succede davvero di tutto. Ma anche perché so che la mia full immersion nel mondo Maserati degli ultimi tre giorni troverà il suo culmine proprio in quello che è il cuore pulsante del Festival of Speed: la Hillclimb (sì, con la maiuscola).
Braccialetti bianchi. Per partecipare, ovviamente da passeggero, alla famosa cronoscalata di 1,16 miglia (poco più di un chilometro e otto), bisogna registrarsi (in realtà, firmi una carta in cui ammetti di sapere che corri a tuo rischio e pericolo, "motor sport can be dangerous", prendere o lasciare). Ma a Goodwood persino la burocrazia è fascinosa. Il Drivers Club Walkway, quest'anno all'insegna delle macchine con livrea Martini Racing, è il punto d'incontro di tutti coloro che partecipano ai vari Batch. E quindi l'incontro con il pilota famoso non è una probabilità, è una certezza. Io, nel mio piccolo, mi trovo in coda dietro a Derek Bell. Non che sia in grado di dargli nome e cognome qui così su due piedi, ma il tipo è tanto inconfondibilmente inglese e l'atteggiamento è altrettanto irrimediabilmente da corridore che ho riconosciuto il vincitore d'istinto. Ottenuto il braccialetto bianco che mi garantisce lo status di "hill passenger", non rimane che aspettare.
L'incoronazione. Il gruppo della Maserati GranCabrio che mi è destinata dovrebbe esibirsi alle 11.40. Un'ora prima sono già nello stand, dove mi prende in carico Rob Manger, un simpatico inglese che da anni fa su e giù per la collinetta di Goodwood. Bisogna dotarsi di casco. Provo il primo, piccolo. Uno più grande, ancora troppo piccolo. Riesco a infilare la testa nel terzo (e poi non dite che le donne non hanno cervello!) ed è una specie di incoronazione. Io, almeno, mi sento un po' regina (Elisabetta, ovviamente).
Le ali della folla. Cascodotata, mi accomodo sulla GranCabrio e aspetto. Aspetto molto, perché il programma è un po' in ritardo. E mentre aspettiamo, Rob mi dà di gomito e mi dice: "Ma hai notato che quello qui a fianco, sulla Bentley Continental Supersports, è Derek Bell, cinque volte vincitore a Le Mans?". Quando si dice il destino. E quando si dice anche l'istinto. Finalmente, i marshall biancovestiti cominciano a buttare cortesemente fuori i comuni mortali. Poi i motori cominciano a scoppiettare e, una a una, le macchine escono dagli stand. E all'improvviso mi trovo circondata da un muro di persone. Una folla appassionata, a destra e a sinistra, e in mezzo noi. E quando dico noi dovrei snocciolare un elenco di auto da far tremare le vene e i polsi. Le solite leggende su quattro ruote, che quando te le trovi vicine vicine, e le sentì rombare nelle orecchie, e ti pare quasi di vedere scalpitare i cavalli nei cofani, beh é qualcosa. Ma, credetemi, altrettanto emozionante è proprio il bagno di folla. Loro che guardano le macchine e io che guardo loro, altrettanto spettacolari.
Pronti, partenza. Tra stop-and-go, l'incredibile sfilata si dirige verso la linea di partenza. Prima contromano, per posizionarsi nel senso giusto, non prima di essersi prodotti in un minidrifting in favore di quelli appostati attorno allo spiazzo dove si fa conversione a U. Poi di nuovo in processione, mentre gli steward procedono agli ultimi controlli di sicurezza e Rob mi indica il "guy" che ha vinto Le Mans un paio di settimane fa due bolidi più in là. E poi via, a tutto gas. Baaallllaa - di - fieeeeno - baallla-di-fieeno-balladifieno-BALLADIFIENO-MURO-MURO-BALLADIFIENOBALLADIFIENOBALLADIFIENO. Un minuto e siamo in cima, e non hai percepito nessuna salita (della pendenza ti rendi conto soltanto riscendendo), e la gente tutt'attorno, sulle tribune o assiepate dietro le... balle di fieno, la intravedi soltanto. Ma l'entusiasmo, quello, lo senti tutto. Ed è potente e bellissimo.
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