Alla 24 Ore di Le Mans, il cronometro corre. Ma chi frena meglio, spesso vince. Lo sanno bene in Brembo, che quest’anno festeggia 50 anni di corse, di vittorie e soprattutto di tecnologia che – dai box dell’endurance e della Formula 1 – finisce sulle nostre strade. Una storia di precisione italiana diventata punto di riferimento globale: nell’edizione 2025 della classica della Sarthe, almeno un componente Brembo equipaggia tutte le 62 vetture iscritte, dalle Hypercar alle LMP2 fino alle nuove LMGT3.
Non è solo una questione di dischi e pinze. È una questione di fiducia. Alla 24 Ore, per esempio, nessun team sostituisce l’impianto frenante in gara dal 1999: vuol dire percorrere oltre 5000 km con dischi e pastiglie sotto stress termici continui, tra le curve di Mulsanne e gli allunghi a oltre 300 all’ora. Per le hypercar, l’azienda italiana fornisce impianti in carbonio con dischi da 380 mm e un peso di soli 3 kg, capaci di lavorare tra i 250° e gli 850°C. Le pinze sono in alluminio, lavorate dal pieno, a sei pistoni. LMP2? Stesse temperature, stessi dischi in carbonio, ma più sottili, massimo 32 mm. Per la nuova categoria GT3, invece, si torna alla ghisa: più pesanti – circa 11 kg a disco – ma con performance che garantiscono l’intera distanza di gara. Un piccolo miracolo d’ingegneria, testato su pista e poi adattato alla vita di tutti i giorni.
E qui entra in gioco Brembo: trasformare la pressione di un pilota in sensazione, modulazione, sicurezza. Su strada come in Formula 1, dove il 100% dei team monta pinze del gruppo, il 50% anche dischi e pastiglie. Dischi in carbonio con oltre 1.100 microfori per il raffreddamento, pinze monoblocco in alluminio, e spessori da 32 mm per pesi complessivi poco superiori ai 4 kg per corner. “Oggi non vince chi va più forte, ma chi frena meglio”, dicono i piloti. È una filosofia che non si misura solo in decimi, ma in centimetri, in sensibilità, in costanza. Ed è una lezione che dalle curve cieche del Canada alle staccate in discesa del Mugello – dove si corre tra una settimana – vale per tutti. Così, ogni volta che premiamo il pedale del freno in una rotonda di città o lungo una discesa di montagna, magari non lo sappiamo, ma stiamo usando un frammento di 24 Ore di Le Mans. Un pezzo di Formula 1. E un'eredità meccanica che parla italiano.
COMMENTI([NUM]) NESSUN COMMENTO
Per eventuali chiarimenti la preghiamo di contattarci all'indirizzo web@edidomus.it