Le politiche protezionistiche di Donald Trump continuano a presentare il conto ai grandi costruttori di auto. L'ultimo a fornire indicazioni chiare sull'impatto dei dazi statunitense è stato il gruppo Volkswagen: il primo semestre di Wolfsburb si è chiuso con un calo dell'utile operativo di quasi il 33%, anche per colpa di oneri per 1,3 miliardi legati alle tariffe sulle importazioni di auto negli Stati Uniti.
Vendite e ricavi. Il neoprotezionismo americano ha fatto sentire i suoi effetti soprattutto sulla reddività del costruttore tedesco. Al contrario, le attività commerciali hanno mostrato una certa resilienza in un contesto operativo che l'amministratore delegato Oliver Blume ha definito "estremamente difficile". Le vendite sono risultate sostanzialmente stabili (+0,5% a 4,36 milioni di unità), con la crescita in Sud America (+19 %), in Europa occidentale (+2%) e in Europa centrale e orientale (+5%) a più che compensare il calo della Cina (–3%) e, soprattutto, del Nord America (–16%, a causa proprio dei dazi). Le performance commerciali, unite al miglioramento delle attività finanziarie, hanno permesso di annullare in parte gli effetti negativi dello sfavorevole contesto valutario sulla prima riga del conto economico: i ricavi, infatti, sono scesi dello 0,3% a 158,36 miliardi.
Redditività in sofferenza. Gli utili, invece, mostrano cali a doppia cifra a causa non solo dell'aumento per 1,3 miliardi dei costi determinato dai dazi, ma anche degli accantonamenti per la ristrutturazione di Audi, Volkswagen e Cariad (0,7 miliardi di euro), degli oneri normativi per le emissioni di CO2 e di un mix di prodotto, prezzi e valute sfavorevole. L'utile operativo è così sceso del 33% a 6,7 miliardi, per un margine in contrazione dal 6,3% al 4,2% (al netto dei dazi e degli oneri di ristrutturazione negli Stati Uniti è pari al 5,6%), mentre i profitti sono crollati del 38,5% a 4,48 miliardi. Male anche il rendiconto finanziario, con flussi di cassa negativi per 1,35 miliardi (erano positivi per 367 milioni un anno fa).
Tagli alle prospettive. Il gruppo ha anche tagliato le prospettive finanziarie per l'intero anno: il fatturato è visto invariato e non più in crescita del 5%, mentre il margine operativo è atteso tra il 4% e il 5%, a fronte del precedente intervallo tra il 5,5% e il 6,5%. Inoltre, i flussi di cassa dovrebbero attestarsi tra 1 e 3 miliardi di euro (tra 2 e 5 miliardi la precedente stima). "Vi è un'elevata incertezza riguardo agli ulteriori sviluppi per quanto riguarda i dazi, il loro impatto e gli eventuali effetti reciproci", sottolineano da Wolfsburg, precisando due ipotesi alla base delle nuove previsioni: se gli attuali dazi del 27,5% (il 25% è aggiuntivo rispetto al 2,5% da anni in vigore) saranno applicati anche nella seconda metà dell'anno, allora utile operativo e flussi si attesteranno nella parte bassa dell'intervallo; se, invece, scederanno al 10%, i due parametri potranno salire verso le estremità superiori. Detto questo, il gruppo non fa mistero delle tante sfide da affrontare nei prossimi mesi: incertezza politica, tensioni geopolitiche, nuovi vincoli commerciali, intensificazione della concorrenza, volatilità dei mercati delle materie prime, dell'energia e dei cambi e requisiti normativi sulle emissioni sempre più severi.
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