Nuovo episodio della saga Saab. Nonostante la riorganizzazione volontaria (procedura simile alla nostra amministrazione controllata) e la protezione dai creditori concesse dalla Corte di Göteborg, la Casa svedese non sembra risollevarsi dal rischio di bancarotta, ma anzi pare navigare in acque sempre più profonde e agitate.
Prestito in sospeso. Nell'attesa di incassare il benestare del Governo di Pechino all'intesa da 245 milioni di euro firmata con le Case cinesi Pang Da e Youngman, infatti, la Saab non ha ancora ricevuto il prestito ponte di 70 milioni di euro promesso dalla stessa Youngman a fronte della cessione come garanzia dei diritti sulla tecnologia della concept PhoeniX. Una boccata d'ossigeno indispensabile per le sue esangui finanze e per la sua stessa sopravvivenza.
Trattativa con la Geely. Secondo il sito SaabsUnited.com questo ritardo nasconderebbe divergenze e nervosismi creati da Guy Lofalk, amministratore straordinario nominato dal giudice. Quest'ultimo, infatti, nelle ultime settimane avrebbe avviato una trattativa privata con la Geely, senza il benestare dei vertici della Sweedish Automobile (proprietaria della Saab). Iniziativa, ovviamente non gradita alle due prime firmatarie dell'accordo. Per questo motivo, quest'oggi tutte le parti in causa si sarebbero riunite d'urgenza a Stoccolma per discutere la vicenda e gli eventuali sviluppi. Che potrebbero avere anche risvolti nefasti se la Youngman dovesse decidere di tornare sui suoi passi annullando gli accordi sottoscritti.
Protezione dai creditori. Ma questo non è l'unico scenario possibile. Secondo il quotidiano svedese "Svenska Dagbladet", potrebbe essere lo stesso Lofalk a decidere di togliere la spina al polmone artificiale della Saab. Se dovesse convincersi delle scarse possibilità di successo del piano di ristrutturazione, infatti, potrebbe chiedere al tribunale di revocare la protezione dai creditori. E questo si tradurrebbe nell'inevitabile fallimento della storica Casa automobilistica.
Roberto Barone
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