L'amministratore delegato della Swedish Automobile (proprietaria della Saab), Victor Muller, ha confessato di aver rifiutato una vera e propria proposta di acquisizione ricevuta dalle Case cinesi Youngman e Pang Da, con le quali peraltro ha sottoscritto un accordo da 245 milioni di euro che è in attesa di approvazione da parte del Governo di Pechino.
Inaccettabile. "L'offerta era inaccettabile- ha dichiarato l'ad in un'intervista alla Reuters - perché avrebbe innescato un cambiamento nella clausola di controllo che avrebbe causato, forse, la fine della Saab". Il numero uno, però, non ha voluto rivelare il valore dell'offerta. "Le due case automobilistiche cinesi, dovrebbero attenersi ai termini di un accordo firmato a luglio, in base al quale dovrebbero garantirsi, in partecipazione con la Swedish Automobile, una quota totale del 53,9 per cento", ha concluso Muller.
Piano B. I due costruttori interessati, Youngman e Pang Da, si sono chiusi nel riserbo più totale, rifiutandosi di commentare la notizia. Ma che cosa succederebbe ora se le due Case cinesi decidessero di tirarsi indietro rispetto all'accordo già sottoscritto? "C'è sempre un piano B", ha chiarito Muller, spiegando però che i dettagli rimarranno segreti e saranno svelati solo nel momento in cui si dovesse ricorrere ad essi.
Protezione dai creditori. La Casa svedese sta affrontando una grave crisi di liquidità e il tribunale di Göteborg un mese fa le ha concesso la riorganizzazione volontaria, procedimento simile alla nostra amministrazione controllata che l'ha temporaneamente salvata dalla bancarotta. Tuttavia, il commissario straordinario nominato dalla corte, Guy Lofalk, ieri ha chiesto di togliere la spina alla protezione dai creditori. Una decisione assunta poche ore dopo l'arrivo di una prima tranche del prestito ponte di 70 milioni di euro promesso dalla Youngman in cambio della cessione dei diritti sulla tecnologia della concept PhoeniX. Il tribunale dovrebbe decidere sulla vicenda la prossima settimana.
Roberto Barone
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