Dieci anni fa, prometteva la rivoluzione. Quella dei prezzi, del low-cost estremo, che avrebbe portato la citycar a prezzi ridicoli, l'equivalente in rupie di circa 4.000 euro. La Tata, Casa indiana destinata a rilanciare Land Rover e Jaguar, voleva fare della Nano la piccola vettura per la motorizzazione del suo Paese da un miliardo di abitanti, e poi anche una vera world-car. In realtà, dal sub-continente non è partita alla conquista del mondo, però a casa la piccola bicilindrica 600 ha avuto il suo momento di gloria. Che ora finisce, come confermano i numeri di produzione riportati dalla Bloomberg: Tata Motors Ltd. ha prodotto un solo esemplare di Nano a giugno, rispetto ai 275 dello stesso mese dello scorso anno. La Casa ha riconosciuto che l'auto nella sua "forma attuale non può continuare oltre il 2019".
Dietro Maruti e Hyundai. La crisi di vendite della Nano, in ogni caso, è in contrasto con il mercato automobilistico indiano, in forte crescita (+38% a giugno), guidata dalla Suzuki Maruti che ha superato il +40% (alle cui spalle, come quote di vendita, si trova la Hyundai, nella fascia alta del mercato). In un mercato in cui i veicoli elettrici sono ancora inesistenti e improponibili, come pure car-sharing, nuova mobilità o addirittura guida autonoma, il low-cost duro e puro non ha rappresentato la risposta migliore, perché la nuova borghesia ha comunque preferito modelli meno "spartani" e più sicuri e affidabili, soprattutto dopo alcuni casi di incendi del modello ultrapopolare della Tata. A proposito della Nano, si era ipotizzata una sua seconda vita come veicolo elettrico, ma al momento si tratta di una tecnologia inadatta per un marchio a prezzo basso. E da parte sua, il governo indiano – a differenza di quello cinese - non sembra puntare in modo convinto su grandi piani di elettrificazione.
COMMENTI([NUM]) NESSUN COMMENTO
Per eventuali chiarimenti la preghiamo di contattarci all'indirizzo web@edidomus.it