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Fleet&Business è la rivista firmata Quattroruote pensata per chi, all’interno delle società, si occupa della mobilità del personale e della gestione dei veicoli aziendali.

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Arval, flotte italiane più ottimiste

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Il Barometro delle flotte aziendali di Arval allarga ulteriormente il suo sguardo nell’edizione 2023. Nata nel 2003, l’indagine dell’Arval Mobility Observatory, realizzata in collaborazione con Ipsos, ha raggiunto quest’anno 8.622 aziende, 5.865 delle quali europee, e 300 italiane. È ovviamente da queste ultime che arrivano i segnali più interessanti per interpretare i trend e formulare previsioni per i prossimi anni. La tendenza riscontrata nel 2022 riguardo a un diffuso clima di fiducia fra i fleet manager di società di ogni dimensione è stata confermata quest’anno: la propensione all’aumento del numero di veicoli del parco aziendale è stata espressa da 9 imprese su 10, proporzione addirittura superiore di qualche punto percentuale rispetto alla media europea. Una cospicua maggioranza di fleet manager, l’85%, trae questa convinzione dall’andamento positivo del business, e per il 44% di loro i veicoli aziendali rappresentano ormai uno strumento di motivazione dei dipendenti, in particolare per attrarre o tenere talenti nel proprio staff. Un orientamento ancor più importante in Italia, secondo Carlo Basadonna, Direttore Sales Corporate di Arval Italia, dove "il costo del lavoro resta importante, ma la mobilità, benché tassata, trasmette al dipendente un percepito di benessere superiore al costo stesso".

Arval Barometro-02

Le piccole verso l’Nlt. Risposte concordi anche nell’individuare le sfide maggiori della transizione energetica: per il 21% la preoccupazione numero uno è l’adeguamento delle politiche più restrittive sui veicoli a motore termico, per il 35% è comunque uno dei fattori più critici. Il noleggio a lungo termine rappresenta il metodo di finanziamento prevalente, con il 47% totale. La crescita dell’Nlt si va costruendo nelle classi di dimensioni d’azienda più piccole (fino a 100 dipendenti), perché, come sostiene Massimiliano Abriola, Head of consulting & Arval Mobility Observatory di Arval Italia, la locazione a lungo termine “non è più vista come un semplice ausilio per contenere la spesa, ma come un elemento di gestione del budget”. Conseguentemente, il 58% esprime sicurezza nell’introduzione o nell’allargamento dello strumento per il finanziamento della flotta. Meno diffusa la connettività, ma elevata la consapevolezza della sua importanza nel migliorare sicurezza ed efficienza.  

Arval Barometro-03

Dalle parole ai fatti. È superiore sia rispetto alle rilevazioni precedenti sia al resto d’Europa la determinazione ad adottare auto a trazioni alternative (+68% elettrico puro, +46% ibrido plug-in, +14% ibrido); numeri simili per i veicoli commerciali, dove però, a causa della sostanziale assenza di Phev, il salto è direttamente dal diesel al Bev. Ne deriva che, in un orizzonte di tre anni, i fleet manager italiani vedono flotte composte al 41% da auto termiche (52 per i commerciali), al 27% da ibride (18 per i van), al 21% da elettriche (17) e all’11% da plug-in (10), anche in funzione di un 61% complessivo di società che ha già fissato o considera di fissare obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dalla mobilità. I limiti all’acquisizione dell’elettrico puro? Il prezzo (43%), l’assenza di strutture di ricarica in azienda (39) e, in forte discesa (dal 62 al 38%) il numero di colonnine pubbliche. Quanto alle altre forme di spostamento, dal corporate car sharing, al bike sharing al trasporto pubblico, nel 78% delle imprese il fleet manager è già diventato di fatto un mobility manager; una percentuale che salirebbe al 90% se si aggiungessero le realtà che intendono avvalersi di forme alternative nei prossimi tre anni.

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