Secondo la Nissan, la Juke è il terzo capitolo del "cambiamento del paesaggio urbano", dopo la Murano e la Qashqai. La diretta discendenza dai due modelli è evidente: linee fresche e nuove unite ad un concetto di stravolgimento del settore nel quale va ad inserirsi. Il risultato è un crossover come alternativa alla berlina del segmento B. La piccola Nissan spiazza già a partire dal nome: il facile accostamento al verbo "to joke" non è la base di partenza per il nome dell'auto. "Juke" infatti è la mossa effettuata dal running back, un giocatore cardine nel football americano, che, con una rapida finta di corpo, disorienta l'avversario evitando così il placcaggio.
Una concept normalizzata. Anticipata dalla bellissima concept Qazana, il suv sportivo che stupì tutti al Salone di Ginevra 2009, la Juke ne mantiene le caratteristiche stilistiche, normalizzandosi nelle proporzioni e nei volumi e forse perdendo un po' di quella verve da "ranocchio pronto a saltare" che la concept suscitava. Tutto questo grazie soprattutto agli archi passaruota, quasi in aggetto al perimetro esterno del corpo vettura, e alle proporzioni generali, che rievocavano in maniera chiara la forma del piccolo e simpatico anfibio.
Mix di culture. La linea generale della Juke di serie è comunque molto interessante ed è un connubio abbastanza azzeccato tra lo spirito da Suv, uno stile tenace che vuole stupire e uno spirito sportivo. Il tutto racchiuso in un'auto di piccole dimensioni. Il suo stile inoltre è il punto di incontro tra la cultura Orientale e quella europea: lo sviluppo del design infatti, è stato quasi interamente effettuato in Inghilterra, all' NDE (Nissan Design Europe) di Londra per poi essere affinato all'NDC (Nissan Design Center) in Giappone.
Un muso simpatico. Secondo Shiro Nakamura, il capo creativo della Nissan, è stata proprio questa la chiave di volta per la creazione di un design esclusivo. La parte più caratteristica della vettura è il frontale: dominano i grossi elementi ottici circolari, che sono un forte richiamo ai grossi fari presenti sulle vetture da rally degli anni '60 e '70. Il gruppo anabbaglianti-indicatori di direzione è riassunto in un elemento allungato ed appuntito posto al di sopra dei fari circolari. Questo elemento dona un'ulteriore dose di simpatia a un frontale che già presenta una grossa bocca posta in mezzo alle due file di gruppi ottici e che abbraccia i fari circolari. Nella parte bassa, quello che in altri casi sarebbe stato un paramotore, nella Juke funge da elemento che ingloba i fari fendinebbia e tre prese d'aria circolari.
Fianchi larghi. Il laterale evidenzia una parte inferiore tipicamente da Suv, con passaruota di grandi dimensioni ed evidenziati ulteriormente da nervature poste intorno a essi. Alla base della fiancata è molto visibile un profilo sporgente che dona un pizzico di solidità. La linea di cintura alta, unita a una vetratura laterale risicata e a un disegno del tetto spiovente, fanno apparire la parte superiore della Juke simile a una una coupé. La portiera posteriore con la maniglia annegata nel montante conferisce ulteriore sportività.
Fanali a boomerang. La zona nella quale si riconosce maggiormente il family feeling Nissan è il posteriore. Questo grazie al disegno dei proiettori che dalle parti di Tokyo chiamano "boomerang". La loro forma ricorda chiaramente quella dei fari posteriori della nuova coupé 370Z. Il lunotto nasce proprio dal disegno della parte alta dei proiettori e copia l'andamento della finestratura laterale. Il risultato è un montante C molto dinamico e che ben si sposa con lo spirito sportivo. La parte meno riuscita del posteriore è forse il disegno del paraurti che appare come un elemento staccato dal resto della vettura. Il suo disegno orizzontale, estremamente retto, appare estraneo al linguaggio formale della Juke. Un disegno piu' raccordato avrebbe reso maggiore giustizia a un posteriore che nel complesso risulta simpatico e originale.
Fabio Ferrante
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